Milano è l’unica città al mondo a chiamare Chinatown col nome originale del quartiere

Storia e curiosità della zona Sino-Meneghina

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credits: automoto.it - Paolo Sarpi

Un mix unico tra una “nuova” comunità cinese e le vecchie botteghe artigiane di quartiere. Su questi due pilastri si fonda uno dei distretti più identitari del mondo, un borgo unico che in pochi metri profuma di spezie orientali e panettone.

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Milano è l’unica città al mondo a chiamare Chinatown col nome originale del quartiere

# El borg dei scigolatt

credits: giovannaferrante.it

A differenza di tutte le Chinatown del mondo, Sarpi mantiene le sue caratteristiche di borgo milanese. Di fronte ad ogni epoca storica, il quartiere si è sempre trasformato tenendo il passo dei cambiamenti, oggi infatti si trova ai piedi dello skyline più moderno d’Italia. Forse la natura di questo borgo è proprio quella di dettare i tempi, eppure ancora oggi tra vicoli di Sarpi riecheggiano, quasi per magia, alcune espressioni perdute, come Nirone, Borgh dei scigolat, o quartiere degli ortolani.

Se è facile immaginare come sia giunto fino a noi il vecchio nome del quartiere, quanti conoscono il Nirone e come fa a sopravvivere ancora oggi? È la memoria atavica dei luoghi, quella tramandata di generazione in generazione e che ha tenuto in vita le origini di uno dei luoghi oggi più cool di tutta Italia, evoluto intorno a diverse arterie che rappresentano la sua anima.

Il primissimo borgo si sviluppa intorno ad un corso d’acqua che nasce verso Cesate, attraversa Milano da Nord a Sud e giunge a San Giuliano Milanese, fin dai tempi dei romani. Il nome di questo corso d’acqua è torrente Nirone che, grazie alla sua importanza, ha fatto nascere nei pressi del suo alveo una tradizione contadina rilevante. Con il passare dei secoli sono nate nella zona le cascine tipiche milanesi, dove gli ortolani potevano coltivare e vendere direttamente i prodotti agricoli, in preponderanza le cipolle, i “scigol”.

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# Un borgo coi record

credits: Lombardia Beni Culturali

Paolo Sarpi non è il classico borgo dove il tempo sembra essersi fermato. È semmai il contrario, perché il tempo (che passa) abita da tutt’altra parte. Sarpi si trasforma da sempre e gli unici luoghi in cui al tempo è concesso di fermarsi a riposare, sono un campanile romanico, resti di un remoto monastero, e la Chiesa di S. Ambrogio ad Nemus, accreditata come il primo monastero al mondo dove si è insediata la comunità di San Martino di Tours, che ha dato origine alla vita monastica occidentale.

La chiesa di S. Ambrogio ad Nemus, oggi sconsacrata, ha un’altra caratteristica fondamentale, acclarata tramite uno scritto di Papa Gregorio XI del 1375. Ancora prima della dedicazione al santo patrono di Milano, il Pontefice scrive come certamente in quel luogo fosse solito recarsi Sant’Ambrogio per «godere più divotamente, in solitudine, i conforti della contemplazione divina», come riportato da Urban File.

Sarpi è uno dei luoghi preferiti da S. Ambrogio e questo lo rende più milanese di tanti altri angoli, seppure caratteristici, creando un legame perenne con la milanesità.

# La nuova arteria: Paolo Sarpi

credits: urbanfile

Una volta ricoperto il torrente Nirone, ormai compromesso dalla confluenza di altri torrenti e canali inquinati, anche il quartiere degli ortolani ha ceduto il passo alla modernità della metropoli. L’arteria da cui si sono generati i nuovi insediamenti diventa pertanto la lunga Via Paolo Sarpi. Da lì si diramano numerose strade e vicoli caratteristici, dinamici e travolgenti.

Il quartiere inizia a prendere le sembianze che conosciamo noi oggi, i cortili interni dei palazzi e le rimesse al piano terra sono perfetti per ospitare le botteghe artigiane, così ogni mestiere è ben presto rappresentato. Queste stesse caratteristiche sono quelle che fanno insediare i laboratori cinesi.

Una prima delegazione di cinesi si affaccia a Milano negli anni ’20 del secolo scorso, in viaggio dalla Francia dove erano impiegati come manovalanza in sostituzione dei francesi impegnati sul fronte della prima guerra mondiale. Questa delegazione si stabilisce in Via Canonica, la Chinatown prima di Chinatown e i suoi membri provenienti dalla regione dello Zhejiang, da Wenzhou in particolare. Deve essere stato amore a prima vista: i cinesi immigrati in Italia erano definiti Wenzhouren, ovvero “gente di Wenzhou”, che in Cina serve anche per identificare persone dalla spiccata volontà imprenditoriale.

Milano l’imprenditoria come destino, non potevano approdare in un posto più adatto. Questi primi immigrati cinesi sono attratti dall’eccellente industria della lavorazione della seta a Como e, come per gli artigiani meneghini, trovano ideale sistemazione negli edifici di Via Canonica e dintorni.

# Wang Sang prim cinés el derva bottega

credits: wikiwand

Una poesia di Sergio Gobbi racconta del Sig. Wang Sang, il primo che ha aperto bottega per la lavorazione della seta, destinata alla produzione di cravatte. Già in epoca fascista, la zona inizia ad essere battezzata “quartier generale dei cinesi” e, durante la seconda guerra mondiale, la manifattura cinese si converte alla lavorazione della pelle per rifornire di cinture e accessori militari i soldati italiani e tedeschi.

La comunità cinese assorbe la caratteristica del quartiere in cui abita e lavora: si adatta ai cambiamenti e affronta il futuro quando si presenta. Questa impronta culturale della città ha fatto evolvere la comunità cinese di Milano, molto di più di quanto ha fatto la crescita demografica dei Wenzouren. Oggi la comunità cinese di Milano conta quasi 30.000 membri, sparpagliati in tutta la città.

Per le peculiarità inclusive di Milano e i suoi abitanti, ogni zona è accogliente per la comunità cinese, ogni blocco di strade potrebbe diventare Chinatown. I cinesi a Milano hanno la loro Chinatown ma non lo sanno, perché invece di imprimere il carattere cinese al luogo, assorbono quello meneghino per sé stessi.

# L’identità di Milano è ancora più forte

credits: Morabito Immobiliare

Perché proprio nella città di Milano, a forte vocazione internazionale, la prima in Italia per la diffusone della lingua inglese ad alto livello, si fa fatica a identificare il quartiere cinese con il più simbolico nome di Chinatown? Siti e varie guide turistiche possono provarci, come in effetti fanno, ma la verità è che a Milano Sarpi è Sarpi, che si traduce praticamente un modo di essere.

La presenza cinese è numerosa, ma l’identità del borgo è ancora intatta. Molto ha fatto l’inclusione di Milano verso i flussi migratori, che dopo 100 anni di integrazione, danno un senso nuovo alla parola comunità: né cinese né italiana, ma milanese.

Grazie alla collaborazione tra le due radici, Sarpi diventa zona pedonale e facilita il flusso di turisti e curiosi in giro per negozi. Oggi trovano spazio i tipici mestieri cinesi, mischiati alle nuove tecnologie e alle tradizioni secolari di storici esercizi milanesi. Finisce così che un’antica macelleria meneghina diventa fornitrice di carne per alcuni celebri ristoranti e raviolerie. Oppure che i professionisti cinesi impazziscono per una delle pasticcerie più rinomate di Milano, famosa anche per il panettone artigianale.

Tutti insieme indossano o regalano cappelli prodotti da una delle manifatture più illustri di Milano, o magari pranzano insieme a base di ravioli al vapore e anatra all’arancia, costituendo la linfa vitale di questa nuova arteria che diventa, allo stesso tempo, un osservatorio speciale per immaginare il prossimo futuro che si proietta verso l’integrazione estrema.

Aspettiamoci da un momento all’altro un pasticcere sino-milanese alle prese con la lievitazione dei panettoni e che – magari – tenterà di trasformarlo in street food, con tanto di bacchette!

Continua a leggere con: Via PAOLO SARPI e le chicche di Chinatown: breve guida al quartiere più di tendenza nel cuore di Milano

LAURA LIONTI

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Laura Lionti
Tecnico del suono milanese, nata da milanesi importati dalla Sicilia. Il mio quartier generale è sempre stato il Gallaratese con i suoi giardini e il verde, difeso a volte a spada tratta. Sogno che Milano si candidi a luogo ideale per creare un laboratorio a cielo aperto che ricerchi e trovi la soluzione per le Smart Cities, Città e comunità sostenibili: obiettivo 11 degli SDGs