La storia di una delle stazioni più famose della linea rossa e il motivo della struttura del suo mezzanino.
Perché il MEZZANINO della FERMATA M1 in PORTA VENEZIA è così GRANDE?
# La storia della stazione dall’apertura alla bandiera arcobaleno
La stazione di Porta Venezia sulla linea M1 è una delle più vecchie di Milano. La sua apertura risale al primo novembre 1964, quando è entrata in funzione la prima tratta della metropolitana di Milano da Sesto Marelli a Lotto. Nel 1997 con l’apertura del passante ferroviario è diventata un nodo di interscambio per i treni suburbani. Dal 2018 invece, con la decorazione con i colori della bandiera arcobaleno in sostegno del Gay Pride, che avrebbe dovuto essere temporanea, è diventata un simbolo del movimento LGBT, che ha in Porta Venezia il suo quartiere di riferimento.
# Si sarebbe dovuta chiamare Oberdan M1
Quando la rete metropolitana milanese prevedeva le sole M1 e M2 nell’odierna configurazione il nome prescelto inizialmente fu quello di Oberban. Questa denominazione faceva riferimento al piazzale soprastante il corpo stazione e relativi accessi.
# Perché il mezzanino è così ampio
La stazione, come tutte quelle della linea M1, presenta un binario per senso di marcia e due banchine laterali. A differenza delle altre presenta però una peculiarità: ha un mezzanino molto ampio. Non è perché interscambia con il passante ferroviario, come molti potrebbero pensare, o almeno non è quella la ragione originaria.
Nelle prime ipotesi di rete metropolitana milanese solo la linea M1 e linea M2 seguivano i percorsi attuali. La linea M3 avrebbe dovuto proseguire verso sud ovest dopo la Stazione di Duomo, mentre la linea M4 avrebbe dovuto ricalcare, pur se non in modo esatto, parte del percorso dell’attuale passante ferroviario.
Il mezzanino ampio è stato quindi realizzato per agevolare il flusso di passeggeri tra la linea M1 e la versione della M4 immaginata negli anni ’50, che poi è stata costruita con un altro percorso. Oggi svolge la funzione di collegamento per chi arriva da o è diretto verso la stazione del passante.
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FABIO MARCOMIN
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