Quando il più famoso calzolaio di Milano conquistò il generale francese.
Le SCARPE MILANESI di NAPOLEONE
# Il più famoso calzolaio di Milano
Vicenda descritta nella biografia di Lugi Medici dal titolo “Un calzolaio storico (Anselmo Ronchetti)“ con prefazione di Ettore Verga. Quello che poi è diventato il più famoso calzolaio di Milano nacque nel 1773 a Pogliano da Carlo Ronchetti, falegname, e Lucrezia Gianni, entrambi originari di Busto Arsizio. Frequentati i primi anni di studi al collegio Rotondi di Gorla Minore, in seguito alla morte del padre fu costretto a lasciare gli studi e a trovare lavoro. Iniziò come garzone di un ciabattino al Carrobbio, poi si fece assumere da un altro calzolaio con un negozio più grande in Via Larga e nel giro di qualche anno riuscì a prendere un affitto una piccola bottega alle Cinque Vie per far partire la sua attività in proprio.
# L’incontro con Napoleone
Secondo la versione della biografia l’incontro tra Napoleone e Rocchetti avvenne nel 1796 in occasione dell’ingresso trionfale a Milano dell’imperatore dopo le vittorie di Mondovì e di Lodi. Il generale francese circondato dai militari della sua Guardia si muoveva tra la folla accorsa ad applaudirlo e anche il calzolaio era tra i presenti ma volse lo sguardo ai suoi stivali, invece che al suo volto, memorizzandone tutti i dettagli.
# Gli stivali portati a Palazzo Serbelloni
Tornato alla sua bottega, con l’immagine stampata nella mente, si adoperò subito per realizzare un paio di stivali “alla Dragona” in pelle morbidissima da regalare a Napoleone. Il giorno seguente si recò a Palazzo Serbelloni, la dimora milanese del generale francese, con le calzature confezionate. Lasciato passare dopo un po’ di attesa il calzolaio si trovò di fronte a Napoleone che, incuriosito dalla visita, decise di provare gli stivali pensando fossero di una taglia sbagliata. Rimase invece piacevolmente stupito dalla pelle morbida, dalla qualità estetica e della comodità delle calzature che ringraziò Anselmo Rocchetti pagandolo 40 Luigi e addirittura nominandolo calzolaio personale.
Oltre a questo si prodigò per indirizzare clienti i più alti dignitari del proprio seguito alla bottega, tra cui principi e ufficiali francesi. Una clima di amicizia e un rapporto di stima a tal punto che un giorno Napoleone gli avrebbe confessato: “vorrei avere intorno a me tanti uomini che ti somigliassero”.
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# La bottega trasformata in un ritrovo di scienziati, poeti, artisti
Tutta questa fama portò anche numerosi intellettuali nella bottega, soprattutto quando questa fu trasferita in spazi più grandi in Via Durini, trasformandola in un ritrovo di scienziati, poeti, artisti. Tra questi Massimo D’Azeglio, Vincenzo Alfieri, Ugo Foscolo, Carlo Porta, Giuseppe Parini, Vincenzo Monti, Andrea Appiani e pure Leopardi che nella sua visita a Milano si fece realizzare degli stivaletti su misura a chiusura elastica, i cosiddetti “ronchettin”, l’unica tra le sue creazioni portate a conoscenza ai giorni nostri.
# L’altra versione “ribelle” della storia
Un’altra versione della storia, meno romantica, racconta come Napoleone abbia incontrato il calzolaio milanese al rientro trionfale in città e gli abbia chiesto di preparargli uno stivale in sostituzione di un altro perduto, altre fonti parlano di entrambi. Realizzato il primo Anselmo Rocchetti chiese al generale francese se fosse comodo. Quest’ultimo rispose di sì ma, pare, aggiungendo che in Francia gli stivali li sapevano fare meglio. La risposta di Rocchetti non si fece attendere: “L’altro stivale se lo faccia fare dai calzolai francesi!”.
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FABIO MARCOMIN
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