Speciale elezioni 21: inauguriamo la rubrica che seguirà la campagna per il sindaco di una nuova Milano. Saremo inflessibili nel pretendere il massimo di idee e di coerenza dai candidati. E soprattutto: che vinca Milano.
Sala contro Sala: la RIVOLUZIONE del sindaco contro SE STESSO
# Sala prepara una “lista di giovani” e per il futuro di Milano vede una città policentrica rifondata sulla prossimità
Il Sindaco Sala in un’intervista al Corriere della Sera indica come centro della sua azione per il futuro di Milano i quartieri, per una città policentrica. “Ci sarà una lista Beppe Sala sindaco. Il minimo comune denominatore è che sarà una lista di giovani, guidata da un candidato e da una candidata“. Sottolinea inoltre l’importanza “del valore della squadra e della stabilità tanto che durante questi 5 anni non è stato mandato via nessun assessore e nessuno si è dimesso ad eccezione dei due che sono stati eletti in ruoli più importanti. E’ un unicum nella storia della città. Se i milanesi mi riconfermeranno saranno i miei ultimi 5 anni da sindaco“.
A livello politico l’obiettivo e l’impegno sarà quello “di creare una classe dirigente e un candidato a prendere il testimone. Ci sarà un gruppo di persone che si giocherà le carte per essere il delfino o la delfina“. La chiusura sulla visione per la città: “Una delle risorse di Milano è la vita ricchissima dei suoi quartieri. Noi crediamo nella città in 15 minuti, rifondata sulla prossimità perché una delle cose che cambierà sarà la mobilità.”
Fonte: Affari Italiani
# Le contraddizioni del sindaco uscente: perché la rivoluzione non è stata fatta prima?
Come suggerisce Fabio Massa su Affari Italiani ci sono però alcune contraddizioni nelle parole di Sala, anche perchè, scrive, “Fare i conti con le rivoluzioni è sempre cosa complicata, in politica”. Ecco 5 punti che sembrano più contraddittori:
#1 Sala annuncia una rivoluzione, ma, scrive Massa, “al cittadino deve spiegare perché non è stata fatta fino ad oggi. Per il Covid? O queste idee rivoluzionarie albergavano in lui già da prima della pandemia? Non è un punto di poco conto”.
#2 “Rivoluzione vuol dire cambiare tutto: c’è dunque qualcosa che non va assolutamente bene, si potrebbe presupporre. Eppure Milano scintillava, prima della pandemia. Non c’è incongruenza?”
#3 Sala afferma di porsi “in discontinuità con sé stesso, che è procedura difficile eppure incredibilmente efficace perché permette di scaricare di colpo tutto quello che inevitabilmente non ha funzionato alla perfezione”, scrive Massa. Il dubbio è che possa suonare solo come slogan il primo punto di discontinuità nei confronti di Sala sarebbe non avere più Sala.
#4 Se il sindaco “si pone come in discontinuità con sé stesso, ma non potendo cambiare l’unico punto di continuità, ovvero il fatto che Sala rimane Sala, cambia tutto quello che c’è intorno. Come farà con il consiglio comunale? Le liste sono infarcite di consiglieri che saranno al secondo o addirittura al terzo mandato, legati a politici (leggasi Majorino ma non solo) che sono in scena da vent’anni e più in città.” Senza contare la giunta, potremmo aggiungere: vanno bene le novità nella sua lista personale, ma se la giunta sarà in gran parte la stessa, come ha già anticipato, dove sarà la rivoluzione?
#5 “Poi c’è la questione dell’opposizione alla Regione”, conclude Massa. “Mentre Sala annuncia la rivoluzione, c’è una parte del Pd che non vuole la rivoluzione in Regione”, ma “la costruzione di una alternativa governista ad Attilio Fontana”.
La sensazione che ricaviamo da questa analisi è che Sala, come già accaduto a volte, possa presentare una dissociazione tra ciò che dice e ciò che fa. Conservazione e rivoluzione, continuità e discontinuità: quale delle due linee avrà il sopravvento?
Fonte: Affari Italiani
# Stefano Parisi, lo sfidante di Sala alle amministrative del 2016, lascia la politica: “Torno al mio lavoro. Il mio impegno nella politica attiva si conclude qui.”
Altra novità della giornata viene dal fronte opposto. Mentre il centrodestra ancora non ha annunciato il candidato ufficiale, arriva l’annuncio di Parisi che lascia la politica. il manager romano lo annuncia dal suo profilo facebook, ponendo fine ad una esperienza iniziata cinque anni fa quando sfidò per la fascia tricolore di Milano il candidato del centrosinistra Beppe Sala, perdendo al ballottaggio per poco più di 3 punti percentuali.
Dopo la fondazione di Energia per l’Italia, e le aspirazioni a divenire il leader di un nuovo centrodestra a trazione liberale e popolare, era arrivata la sconfitta alle regionali del Lazio contro l’attuale Segretario del Pd Nicola Zingaretti.
Alcuni dei passaggi più significativi del suo messaggio:
- “Quella politica si reggeva solo sull’autoreferenziale gestione del potere, ma aveva completamente deluso e inaridito la spinta che tanto spazio le aveva dato alla fine degli anni Novanta del secolo scorso. Era necessario rifondare il pensiero politico.”
- “I valori del pensiero politico liberale-popolare erano scomparsi nella vita breve dei sondaggi, degli slogan, e dei vuoti dibattiti televisivi. Le fondamenta di quel pensiero erano perdute dietro al tatticismo e alla voglia di sopravvivenza di un ceto politico senza futuro. Quelle ricette divenute slogan non funzionavano più.“
- “Quella protervia nel rifiutare qualunque rinnovamento. Quell’ossequioso e ridicolo ripetere che il rinnovamento non era necessario, che chiunque ci avesse provato avrebbe fallito. Credo che la politica richieda impegno ed energia e che chi vive nella politica debba essere anche pronto a lasciare. Io ho iniziato il mio impegno a 59 anni. Ho lavorato con tutte le mie forze per realizzare un sogno. Non ci sono riuscito“.
Fonte: Affari Italiani
Questa è la politica italiana. C’è chi molla perché ha fallito. E c’è chi dopo un fallimento rilancia.
W Milano
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