Il distretto dell’ORO BIANCO che il mondo ci invidia

Una delle eccellenze del Paese: modello industriale e di autonomia

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Credit: initalia.virgilio.it

Il Distretto Ceramico ha rappresentato un elemento fondamentale per lo sviluppo regionale e nazionale sin dal 1300.

Vediamo insieme la storia del Distretto Ceramico del Modenese nelle sue diverse tappe.

Il distretto dell’ORO BIANCO che il mondo ci invidia

# Anno di nascita: 1279

I primi passi del Distretto Ceramico si possono ritrovare in un documento del 1279, il quale attesta la presenza di una fornace per la cottura di piastrelle e maioliche, che veniva usata congiuntamente da una serie di comuni del modenese. 

Ed è appunto Modena che, assieme alla sua provincia, ha visto nascere e fiorire l’industria della maiolica. Risale invece al 1741 la fondazione della prima azienda in senso moderno, sempre a Sassuolo, che è da sempre epicentro del distretto. 

Tale fabbrica ricevette, nello stesso anno, l’autorizzazione da parte del Duca Francesco III d’Este a produrre maioliche con l’insegna ducale e di fruire del diritto di monopolio e del divieto di concorrenza sui territori sotto il potere del Duca stesso. 

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 # Il boom dei cinquanta e sessanta

Credit: initalia.virgilio.it

Per tutto il XVIII° ed il XIX° secolo, l’area produttiva delle ceramiche (ed il relativo settore) crebbe costantemente, supportata da politiche lungimiranti e dalla possibilità di agire autonomamente.

Peraltro, i prodotti della ceramica modenese ricevettero la medaglia d’argento all’Esposizione Nazionale di Milano del 1881. 

Questo sviluppo ha creato una struttura industriale ed economica assai simile a quella di un moderno distretto.

Quest’area produttiva è arrivata puntuale all’appuntamento con il boom economico italiano degli anni ’50 e ’60 del secolo scorso.

Quel periodo, in quelle zone, fu caratterizzato dalla fondazione e dalla crescita di aziende collegate, per esempio quelle produttrici di macchinari, oppure dei colori e dei forni per le maioliche.

# Il 40% della produzione europea

Già a metà degli anni ’60 del ‘900, il Distretto delle Ceramiche produceva il 75% dell’output del settore ceramico a livello nazionale ed il 40% a livello europeo, con ottimi livelli di export.  

Non è solo un distretto, ma un vero e proprio organismo che pulsa, dal fatturato di 4,7 miliardi di euro e un export di 3,5 miliardi.

Un caso che è comparabile solo in certi distretti industriali tedeschi. Pensate che questo distretto è stato così importante che quando Porter ha dovuto prendere in considerazione un distretto italiano da confrontare con il mondo ha scelto proprio questo.

Senza contare il fatto che questo distretto ha portato al più alto tasso crescita di popolazione di tutta la provincia, con città che negli anni crescevano quotidianamente, all’industria 4.0 e a colossi ormai internazionali come la System. 

In effetti, seguendo l’approccio tipicamente emiliano, le aziende del Distretto Ceramico hanno investito ed investono molto nella tecnologia, nell’innovazione, oltre che sul territorio. 

Ne è un esempio il Sassuolo, squadra di calcio che ora milita in Serie A e che si è potuta giovare di tali investimenti sin dal 1980. 

# L’autonomia dell’unione dei Comuni del Distretto Ceramico

Credit: cgilmodena.it

L’uso congiunto delle strutture produttive da parte delle articolazioni locali è qualcosa che ritornerà anche secoli dopo nella storia del Distretto.

Infatti, in ossequio alla dimensione comunale come modalità più flessibile ed efficace nel decision-making, è stata fondata l’Unione Comuni Distretto Ceramico, segnatamente Fiorano Modenese, Formigine, Frassinoro, Maranello, Montefiorino, Palagano, Prignano sulla Secchia e Sassuolo, centro del Distretto stesso. 

L’Unione è un ente che ha autonomia statutaria e decisionale e che coordina le politiche del Distretto in ambito industriale ed economico, in maniera flessibile e sincronizzata. 

Si tratta di un’ulteriore dimostrazione dell’efficacia dell’autonomia che, in questo caso, funziona da secoli. 

Continua la lettura con: 7 MERAVIGLIE nascoste dell’EMILIA ROMAGNA: “fata roba!” 

  

ANTONIO ENRICO BUONOCORE 

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Antonio Enrico Buonocore
Traduttore di lingua inglese ed esperto di fondi europei, crede fermamente che la cultura salverà il mondo. Una parola alla volta, se necessario.