La FLORIDA d’ITALIA si trova nella Riviera Romagnola

Come ha fatto una riviera senza particolari attrazioni naturali a diventare la Mecca del turismo internazionale?

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credits: larivieraromagnola IG

Come ha fatto una riviera senza particolari attrazioni naturali a diventare la Mecca del turismo internazionale? La vocazione della Riviera Romagnola all’ospitalità ed al turismo, soprattutto balneare, ha radici antiche, più dell’Italia unita. Senza dubbio, anche in virtù del suo “primato” storico, la Romagna ha aperto la strada al turismo balneare.

La FLORIDA d’ITALIA si trova nella Riviera Romagnola

# Il primo stabilimento nel 1843

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La costruzione del primo stabilimento balneare della Riviera risale al 1843, sotto lo Stato Pontificio. La città scelta fu Rimini, che ancora oggi è uno dei centri più importanti della zona. Il modello dell’area turistica attrezzata è stato favorito dalla presenza di spiagge sabbiose molto ampie, fondali bassi e correnti più agevoli rispetto agli altri mari. A questo vantaggio strategico i romagnoli hanno da sempre associato una vocazione all’ospitalità.

# Le prime strutture ricettive

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Nel XIX° secolo, il mare era apprezzato anche in virtù delle sue proprietà terapeutiche, tanto che nel 1876 sorse il primo stabilimento elioterapico d’Italia. Il cambiamento di indirizzo e la “scoperta” turistica del mare si deve anche alla costruzione del Kursaal, sempre a Rimini, nel 1873. L’esempio riminese fu seguito anche dai comuni vicini, in quanto nel 1870 Cattolica destinò i primi 300 metri quadri di spiaggia demaniale alle attività balneari, seguita poi da Ravenna, nel 1871 e, sette anni dopo, da Cesenatico. Ravenna e Cesenatico furono tra le prime cittadine ad avere stabilimenti balneari intesi nel senso moderno del termine.
Rimini ha ospitato anche le prime colonie estive d’Italia, che sorsero nel 1870, seguita poi da Riccione ne 1877.

# Il boom degli anni cinquanta

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Fino ai primi anni del secolo scorso, il turismo, soprattutto balneare, era appannaggio delle classi più abbienti. È comunque del 1911 la creazione della zona balneare di Cervia e; dal 1930 in avanti, il fenomeno divenne sempre più di massa, il che si riflesse anche nel cambiamento del territorio. Nel 1935, infatti, cominciarono i lavori per il lungomare di Rimini e crebbero anche gli stabilimenti.

Dagli anni ’50 del secolo scorso, in coincidenza col boom economico italiano, sorsero diverse cittadine a vocazione balneare, sia nel riminese che nella provincia di Ravenna. Il grattacielo di Milano Marittima detto Marinella I, costruito con finalità turistiche, venne inaugurato nel luglio del 1957 e, con i suoi 90 metri di altezza, è stato per diversi anni il grattacielo di cemento armato più alto d’Europa. Da qui in avanti, la Riviera Romagnola crescerà moltissimo, iniziando a diventare la conurbazione che è oggi.

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# Il “Divertimentificio” d’Italia

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Dal 1960 la Riviera Romagnola ospita anche diversi locali notturni, che presto diventano ritrovo di personaggi famosi.
Gli anni ’70 del secolo scorso hanno visto anche Fellini scegliere la Riviera per ambientare alcuni dei suoi film più famosi, il che ha reso la zona ancora più glamour.

Durante gli anni ’80, la zona ha visto anche crescere le strutture di supporto al turismo, che hanno consentito di diversificare l’offerta (acquari, parchi, ecc.). Nello stesso periodo, specie dopo il fenomeno delle mucillagini del 1989, sono iniziati i controlli annuali della qualità delle acque. Il sistema seppe reagire all’emergenza, ma il turismo si dotò anche di alternative, per cui, dagli anni ’90, le discoteche divennero un simbolo di tutta l’area che, con qualche mugugno, è definita anche “divertimentificio”.

Oggi, la Riviera Romagnola è vasta circa 100 km, dalla foce del fiume Reno, nel bolognese, sino a Gabicce, nella provincia marchigiana di Pesaro-Urbino.

Continua la lettura con: Quando il GRATTACIELO PIÙ ALTO d’Italia era a Cesenatico 

ANTONIO ENRICO BUONOCORE

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Antonio Enrico Buonocore
Traduttore di lingua inglese ed esperto di fondi europei, crede fermamente che la cultura salverà il mondo. Una parola alla volta, se necessario.