La Torre degli Asinelli, uno dei simboli più riconoscibili del capoluogo di Regione, e la sua “sorella più piccola”, quella della Garisenda, entrambe pendenti, rappresentano tutt’oggi qualcosa di unico, a livello locale, regionale ed italiano.
La TORRE degli ASINELLI è la torre MEDIEVALE originale più ALTA d’Italia
# Con 97,2m d’altezza la Torre degli Asinelli è la torre medievale originale più alta d’Italia
La Torre degli Asinelli è stata costruita tra il 1109 ed il 1119, appunto, dalla famiglia nobiliare degli Asinelli ed è una delle 20 torri medievali che si sono conservate e sono ancora visibili a Bologna. Si trova nella zona che viene detta “Bologna Turrita”. Si tratta di una costruzione molto solida: sopravvisse addirittura ad un colpo di cannone accidentale sparato nel 1513, per festeggiare l’elezione di Papa Leone X al soglio pontificio. Tutto questo, nonostante i piloti degli Alleati, durante i bombardamenti sulla città nella Seconda Guerra Mondiale, scommettessero su chi riuscisse ad abbattere per primo la torre. Con i suoi quasi 100 (precisamente 97,2) metri d’altezza, la Torre degli Asinelli è tutt’oggi visitabile. Salire sulla Torre garantisce una vista assolutamente unica sul centro di Bologna.
# La sorella della Torre degli Asinelli
La Torre della Garisenda, citata già da Dante, con i suoi circa 48 metri di altezza risulta più bassa di quella degli Asinelli. È stata costruita nel 1109 dalla potente famiglia bolognese dei Garisendi, dei cambiavalute. In originale la torre era alta 60 metri, 12 dei quali furono eliminati nel 1353 per ragioni di sicurezza. Nel 1790 Giovanni Battista Guglielmini, religioso e scienziato bolognese, compì un esperimento di caduta dei gravi dalle torri, volto a dimostrare la rotazione della Terra.
# Il complesso delle due torri
Sino al 1919, la torre degli Asinelli e quella della Garisenda condividevano lo spazio di Piazza Ravegnana con altre tre torri: precisamente quelle degli Artenisi, dei Guidozagni e dei Riccadonna, che furono però abbattute per estendere l’abitato, nonostante le vivaci proteste dei bolognesi dell’epoca. Inoltre, il complesso delle due torri bolognesi, costruito con in mente necessità militari difensive, nonché con la volontà di dimostrare la potenza di alcune famiglie nobiliari, aveva ai suoi piedi un mercato detto “mercato di mezzo”, che viene replicato da qualche anno in chiave moderna.
# Il “tesoro degli asinelli”
Una delle leggende della Torre degli Asinelli chiama in causa un contadino molto saggio, il quale possedeva due asinelli. Dedito solo al lavoro, il contadino trovò un tesoro, grazie ai suoi due animali che si erano imbizzarriti e scalciavano mentre l’uomo lavorava in un campo un po’ isolato. Calmatisi gli animali, egli scavò dove i due asinelli gli avevano indicato e trovò uno scrigno pieno di monete d’oro e pietre preziose. Decise di chiamare quello che aveva trovato “il tesoro degli asinelli” e, per prudenza, di non dire neppure a sua moglie del ritrovamento. Col tempo, in modo accorto, il contadino riuscì a migliorare il tenore di vita della sua famiglia, tanto che il figlio poté studiare presso i migliori maestri ed insegnanti dell’epoca, diventando un uomo colto e saggio.
# La Torre fu frutto di una sfida d’amore
Il figlio del contadino finì con l’innamorarsi, pienamente ricambiato, della figlia di un nobiluomo bolognese. Per quanto i due si amassero, però, la differenza di classe sociale aveva il suo peso. Quando il giovane innamorato andò coraggiosamente a chiedere la mano della fanciulla, il padre di quest’ultima, ridendogli in faccia, gli promise la mano della figlia solo quando il ragazzo sarebbe riuscito a costruire una torre molto alta. Il giovane si rivolse a suo padre, il quale, consegnandogli il resto del tesoro trovato nel campo, gli permise di far costruire la torre che da allora si chiama “degli Asinelli”.
# Altre credenze sulla torre
È interessante anche la leggenda secondo la quale occorrerebbe salire sulla Torre degli Asinelli solo dopo aver conseguito la laurea, dal momento che, se lo si facesse prima, si potrebbe correre il rischio di non laurearsi. Di sicuro, l’intero complesso è uno dei simboli più amati riconoscibili della “Dotta”, in quanto è un punto importante del centro storico della città e possiede addirittura un suo hashtag, ossia #duetorri.
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ANTONIO ENRICO BUONOCORE
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