7 situazioni imbarazzanti che si vivono a Milano

A chiunque a Milano capita di trovarsi in quelle situazioni in cui desiderare che la grata della metro cedesse per farci sparire

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Ph. Sam Williams (Pixabay)

Non sempre si è preparati ad affrontare le sfide che la vita urbana ci offre: a chiunque capita di trovarsi in quelle situazioni in cui desiderare che la grata della metro cedesse per farci sparire.

Eccone alcune.

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7 situazioni imbarazzanti che si vivono a Milano

# Non è caviale

Foto: Andrea Cherchi (c)

I piccioni sono l’animale guida di Milano. I forestieri amano dare loro da mangiare, i milanesi (tendenzialmente) sviluppano antipatia sia per i piccioni, sia per i forestieri dato che quello che loro danno in forma di cibo, viene restituito alla città in forma di escremento. Un escremento maleodorante, repellente, soprattutto se ce lo ritroviamo… addosso.

Un classico che si accompagna un vestito nuovo di zecca acquistato rompendo il maialino salvadanaio indossato per l’appuntamento di lavoro con l’occasione della vita. Quello è il momento che il piccione attende volteggiandoti sopra da anni. E basta distrarsi un attimo per accorgersi che quella leggera pressione sulla spalla è dovuta al regalino del nostro avvoltoio metropolitano.

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# Il saluto interruptus

Ph. Gerd Altmann (Pixabay)

La situazione: fine di un meeting con qualcuno oppure incontri per strada una persona che non vedi da prima delle quarantene, cerchi di ricordare i discorsi abbandonati e i due amici in comune, scambi di parole per cercare di capire com’è andata, ti accorgi che si è fatto tardi e devi andare. Lancio di entusiasmo con un abbraccio e due baci “coraggiosi” post covid, scambiandosi la comune idea di rivedersi, quando scopri che la direzione che l’oggetto di tanta passione va dalla tua stessa parte.

Ora, come dal dolce non si può tornare al secondo, non si può tornare a conversare dopo essersi salutati, specie se prima si aveva poco da dire, perché dopo potrà essere solo peggio. A meno che non si posseggano nervi di ghiaccio per cambiare prontamente strada, la situazione d’imbarazzo è praticamente assicurata e si traduce in una camminata parallela dove di colpo la persona che dichiaravi di non voler lasciare più ti risulta simpatica come un chewingum attaccato alla suola.

 

# La sfilata sui binari

credit: autodimerda.blogspot.com

A Milano dare troppo nell’occhio non è cosa apprezzata. È la città della sobrietà, dello stile minimal, il barocco non attecchisce a queste latitudini. Meglio parlare con un tono più basso, gesticolare meno ed evitare di finire con l’auto sui binari del tram o in zona pedonale. È un attimo e ci si sente come su un carro del carnevale di Rio, ma durante un funerale. Il picco dell’imbarazzo lo si raggiunge se una pattuglia della Polizia Locale ha deciso di bloccare l’esecuzione dell’infrazione, fermando l’auto con all’interno una figura – a quel punto – sub umana che spera solo che finisca lo scenografico carnevale e giunga la quaresima.

 

# Il bacio del parcheggiatore

A Milano il traffico può essere davvero stressante, specie se, dopo un’interminabile coda, ci si trova nella necessità di trovare parcheggio.  Accade che quest’ultimo si risolva in uno spazio angusto tra due autoveicoli, spazio che, in circostanze di non grave ritardo, non si cercherebbe di far entrare nemmeno una macchina a pedali. Invece, dato che la ricerca del parcheggio è iniziata al tempo degli Sforza, si iniziano quelle venti manovre per incastrare l’auto, bloccando la corsia e guadagnandosi svariati clacsonate e insulti.

E’ meraviglioso, però, quando l’errore viene fatto sul primo movimento, quello – per intenderci – che permette di assestare l’auto onde inserirla nel buco di cui sopra, perché in quel caso, ogni tentativo di recuperare la posizione giusta per il parcheggio ha l’unico e solo effetto di affossare ancora di più la situazione, facendo apparire il guidatore un perfetto principiante. Diventa epico quando in questo disastro (macchina storta, blocco di corsia, gente che insulta) ti permetti anche di “baciare” l’auto beatamente parcheggiata dietro con il paraurti. Lo sguardo del tizio che in quel momento è, ovviamente, in macchina riflette esattamente come ti senti: desolato.

 

# Il telefono si scarica alla fine dello sharing

Ph. Sam Williams (Pixabay)

Quant’è bello guidare in tutta tranquillità un’auto che non è nostra, ci ricorda quando guidavamo quella dei genitori quando avevamo appena preso la patente. Tutto bello tranne se, dopo un giro in più in Isola per trovare parcheggio, o quei minuti non calcolati sulla circonvallazione, la batteria dello smartphone ci abbandona, rendendoci incapaci di comunicare la fine dell’uso e, quindi, la spesa annessa. La serenità dello sharing lascia spazio all’angoscia, all’ansia, al timor panico. Flash terribili compaiono nella mente: il conto corrente che si abbassa ogni secondo, immagini di penalità terribili e soprattutto la vergogna più grande: restare impalati fuori dall’auto senza riuscire a chiudere lo sharing e occupandola per altri utilizzi.

Interrogate sul punto, le Compagnie di sharing rispondono allo stesso modo: “è semplice, basta chiamare noi”. Quindi, non rimane che chiedere a qualcuno, in mezzo alla strada, di usare il suo cellulare, andare sul web per cercare il numero della società di sharing e fare una telefonata, probabilmente, in Albania. Domandare a qualcuno di usargli il cellulare? Altra vergogna. Forse meglio lasciare tutto com’è e riparare all’estero per sfuggire ai creditori dello sharing.

# La solitudine del semaforo rosso

Conosco un non più giovane Magistrato che, tra le altre cose, mi ha insegnato l’importanza di non passare con il rosso. Il motivo è che attraversare la strada con il verde è una regola semplice, facile da rispettare ed è un piccolo esempio di civiltà e rispetto per l’ordine. Aveva indubbiamente ragione.

Il problema è che attraversare una strada non è semplicemente andare da un marciapiede all’altro, ma vuole anche dire superare una difficoltà, un pericolo, per raggiungere un nuovo lido. Questa idea è ben radicata nella testa del milanese che vede nel versante opposto della strada una meta ambita, un obbiettivo irrinunciabile. Il senso di tutto ciò è che davanti ad un semaforo rosso, che campeggia su una strada senza auto, l’essere umano si trova immerso in atavico conflitto tra seguire le regole o essere pratici, tra onestà e scaltrezza, in fin dei conti: tra bene e male. Non è raro che, in tale situazione, sia la parte più buona di noi a dettare la decisione, imponendo di attendere fino a che il semaforo dia la sua autorizzazione. In casi simili, spesso ci si trova soli, guardando le spalle degli altri che, senza troppa paura, hanno attraversato la strada, nonostante il monito rosso. L’imbarazzante solitudine del pedone che rispetta il semaforo rosso davanti a un incrocio senz’auto equivale a un turista tedesco in Costa Smeralda con sandali e calzini bianchi.

 

# Indiana Jones alla ricerca del parcheggio perduto

https://www.hallofseries.com/serie-tv/10-serie-tv-vedere-mentre-viaggio/

Nell’elenco dei momenti imbarazzanti collezionati dai cittadini non può mancare quello derivante dalla ricerca del parcheggio. Si badi che stiamo parlando di una situazione complessa e capace di generare un ventaglio di emozioni di significativa importanza, l’imbarazzo non è che una delle tante. Focalizziamo l’attenzione, però, su un momento in particolare, ossia quando al guidatore si accompagna qualcuno o qualcuna sul sedile del passeggero. In tali circostanze è evidente che se la ricerca del parcheggio assorbe troppo tempo, avviene quella trasformazione sociale da guidatore a rapitore. Si, perché se in un primo momento il trasportato/a aiuta il guidatore nella ricerca, sondando con lo sguardo possibili spazi in cui incastrare l’auto, dopo una buona mezz’ora, la direzione dello sguardo non è più verso l’esterno del veicolo, ma verso l’interno e diventa una supplica a lasciarlo tornare alla sua vita, liberandolo dalle ristrettezze dell’abitacolo.

Ancora peggio del passeggero impaziente è quando chi ti aspetta sono gli amici che hanno già parcheggiato. Incrociare i loro sguardi scocciati mentre li guardi con occhi da cerbiatto passando davanti a loro per la duecentesima volta al volante di un’auto che si fa sempre più ingombrante è peggio della gogna medievale dei ladri messi a nudo in piazza dei Mercanti.

Continua a leggere con: 7 SITUAZIONI di vita quotidiana per capire che vi siete MILANESIZZATI

SERGIO NADIN

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Sergio Nadin
Avvocato a Milano, la mia passione è scoprire le curiosità più nascoste e rare della Città. Voglio corteggiare, amare e scrivere di Milano, per poi, un giorno, abbandonarla.