Abbiamo posto questa domanda ai milanesi: “La cosa più bella che c’è nel tuo quartiere?”. Quartiere per quartiere ecco che cosa risulta più amato da chi ci vive.
La cosa più bella che c’è nel tuo quartiere (secondo chi ci vive)
# Navigli-Ticinese: Naviglio Grande
Per chi vive in zona Navigli e Ticinese il simbolo non può che essere uno dei corsi d’acqua simbolo di Milano. Naviglio Grande, Naviglio Pavese e Darsena costituiscono un intreccio molto amato da milanesi e turisti. Una curiosità? A Milano ancora molti confondo il Naviglio Grande con quello Pavese. Come riconoscerli? Il Naviglio Grande, considerato “il re dei Navigli”, è stata la prima opera del genere a essere realizzata in Europa e storicamente è il più importante dei Navigli milanesi. Riceve le sue acque dal Ticino nei pressi di Tornavento (VA), è il più turistico e il più affascinante tra i Navigli ed offre scorci di antica bellezza con le sue case che si rispecchiano sull’acqua. Caratteristici sono i suoi cortili, i suoi tanti locali, hanno una storia lunga e complessa della quale possiamo indicare la data della nascita attorno al 1200.
Per orientarsi, il Naviglio Grande è quello che dalla Darsena costeggia Porta Genova. Il Naviglio Pavese lo si riconosce perchè inizia il suo corso direttamente in Darsena e la corrente lo porta fino a Pavia. Progettato intorno al 1359 con i Visconti, per realizzare il sogno di collegare Milano al mare. Contraddistinto nel tratto milanese da brutti condomini anni 50/60 ma da una vivace vita notturna grazie ai numerosi locali presenti lungo le sponde.
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# Quarto Oggiaro: Villa Scheibler
E’ considerata la piccola Versailles di Milano. Progettata come tenuta di caccia per Cicco Simonetta, utilizzata poi anche da Ludovico il Moro, è stata costruita nella seconda metà del ‘400 ed ampliata nel ‘700. All’interno del Parco di Villa Scheibler si trova anche Villa Caimi, dimora settecentesca nata come casa di campagna di una ricca famiglia milanese (i Caimi) che da decenni risulta in stato di abbandono. Sembra che, un tempo, Villa Scheibler e Villa Caimi fossero collegate da un passaggio sotterraneo.
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# Zona Cagnola-Certosa: Certosa di Garegnano
Un tempo era in aperta campagna, costruita nel trecento per consentire ai monaci di potersi ritirare dal mondo. Un po’ quello che sogna ogni milanese. Fondata nel 1349, è stata uno dei più importanti monasteri certosini d’Italia.
All’interno di questa chiesa si trova la “pietà” di Paterzano, eseguita nel 1584/88 per l’ormai demolita chiesa di Santa Maria della Scala durante il periodo di apprendistato del giovane Caravaggio. Al suo interno è presente anche il Museo della Scultura Contemporanea di Garegnano.
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# Crescenzago – Lambrate: Parco Lambro
Il Parco Lambro, per anni il più grande della città, si estende per oltre 700.000 mq tra Cimiano, via Crescenzago e la tangenziale est all’interno del Municipio 3. Lambro viene dal greco ambros e significa limpido. Si riferisce ovviamente al fiume che dà il nome al Parco. Così lo descrisse il Petrarca nel 1353: «A piè del colle scorre il Lambro limpidissimo fiume e benché piccolo, è capace di sostenere barche di ordinaria grandezza, il quale scendendo per Monza, di qui non lungi, si scarica nel Po.»
La sua caratteristica di un tempo viene confermata dal detto milanese: ciar com’el Làmber, “limpido come il Lambro“.
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# Baggio- Quarto Cagnino: Parco delle Cave
Di parco in parco, eccoci al Parco delle Cave. Terzo parco di Milano per dimensioni, nato dalla riconversione di una zona adibita a cave estrattive presenta quattro bacini artificiali, il prato erboso solcato da percorsi equestri e ciclabili, i boschi, gli orti urbani e la cascina Linterno. I lavori di rigenerazione si sono completati nel 2009: il Parco è oggi gestito dalla facoltà di Biologia dell’Università degli Studi di Milano.
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# San Siro: Bosco in Città
Poco più a nord sempre nel Municipio 7 confinante con il Parco delle Cave, tra via Novara e il quartiere Trenno, c’è il Bosco in Città. Realizzato a partire dagli anni ’70, è stato il primo progetto italiano di riforestazione urbana. La sua estensione è di 110.000 mq. Uno dei pochi luoghi in città dove si perde la cognizione di trovarsi a Milano.
# CityLife: i tre grattacieli
I tre grattacieli di CityLife: il Dritto, lo Storto e il Curvo. Sono il simbolo del quartiere rinato sulle ceneri dell’ex Fiera, sul lato più centrale del Municipio 8. Il primo, progettato dal compianto Isozaki, è ad oggi il più alto d’Italia al piano con i suoi 209 metri.
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# Porta Romana: Giannasi
C’è chi ha detto le Terme, chi la stessa Porta, ma su tutti la spunta una vera e propria istituzione nel quartiere. Da oltre 50 anni, conosciuto da tutti per il pollo allo spiedo più buono di Milano, si trova in piazza Buozzi e oltre alla rosticceria propone carni crude, i fritti, i primi piatti come lasagne, parmigiana, timballo, risotti di ogni genere. Ultimamente è stato al centro delle cronache il taglio del platano accanto.
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# Città Studi: Orto Botanico
L’Orto Botanico di Città Studi, fondato nel 1774, è uno dei giardini botanici più antichi d’Italia. Occupa un’area di circa 2,5 ettari e ospita una vasta collezione di piante, tra cui numerose specie rare e in via di estinzione. Un grande motivo d’orgoglio per gli abitanti di Città Studi.
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# Affori: Villa Litta
Splendida villa storica, vero e proprio simbolo del quartiere di Affori nel Municipio 9. Circondata da un vasto parco di circa 40.000 mq, la sua costruzione risale al XVII secolo e nel corso della sua storia ha ospitato importanti personalità storiche come il principe Eugenio di Savoia.
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# Brera: Pinacoteca
Nel quartiere bohémien di Milano sgomitano molte bellezze per un posto al sole. Su tutte sembra spuntarla la Pinacoteca, uno dei musei d’arte più importanti di Milano nel cuore di Brera. Tra le opere più famose conservate nella Pinacoteca di Brera ci sono la “Cena in Emmaus” di Caravaggio, il “Bacio” di Francesco Hayez e il “Cristo Morto” di Andrea Mantegna.
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# Sempione: Arco della Pace
Chi vive nei dintorni la considera il suo grande punto di riferimento. Più ancora del parco o del Castello, si tratta del monumento progettato dal Cagnola e costruito a inizio del XIX secolo in stile neoclassico durante l’era napoleonica: puntava verso Parigi creando un ipotetico viale di collegamento tra Milano e la capitale francese. Con gli austriaci è cambiato il nome, da Arco della Vittoria ad Arco della Pace, dedicato al congresso di Vienna del 1815) e l’orientamento dei cavali, che sono stati girati per volgere le terga proprio in direzione degli odiati francesi. Misura 25 metri di altezza.
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FABIO MARCOMIN
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