La mappa della Milano «politicamente scorretta»

I quartieri e le zone di Milano raccontati in chiave politically uncorrect dal Parods

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A Natale si è tutti più buoni. Ma non a Santo Stefano. Roberto Parodi, opinionista e umorista noto su Instagram come @il_parods, ha pubblicato il reel “La mappa della Milano politicamente scorretta.

Con il suo consueto sarcasmo, Parodi ha tracciato un ritratto spietato dei quartieri milanesi, giocando tra stereotipi e cliché che ogni vero milanese (e non solo) conosce bene. Li passiamo in rassegna con i commenti originali del Parods (nel titolo). 

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La mappa della Milano «politicamente scorretta»

# Duomo: «zanza, maranza e piccioni in azione»

La piazza del Duomo è un teatro a cielo aperto. Turisti ignari si scattano selfie, mentre i piccioni orchestrano il loro prossimo attacco e i “professionisti del borseggio” preparano il colpo. E se pensate che i piccioni siano solo un fastidio, aspettate di incontrare gli zanza milanesi: maranza in tenuta sgargiante pronti a guardarvi storto.

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# Piazza della Scala: «la fortezza di Sala»

«Non ci abita nessuno tranne Sala, asserragliato a Palazzo Marino, visto che sta sui maroni a tutti.»

# Montenapoleone: «arabi, russi e shopping di lusso»

Se la vostra carta di credito non può sostenere l’acquisto di un portachiavi da 800 euro, forse è meglio evitarla. Qui passeggiano dignitari arabi, magnati russi e qualche curioso in cerca di una boccata d’aria (e una sbirciatina ai prezzi assurdi).

# Via Torino: «maranza e ragazzine in sfilata»

La capitale del fast fashion milanese, dove Zara e H&M regnano sovrani. In mezzo, maranza in felpa griffata e adolescenti con tacchi improbabili pronte a conquistare il sabato pomeriggio. Lo stile? Interpretazione libera.

# Corso Vercelli: «lo shopping “made in Milan”»

A differenza di Via Torino, qui lo shopping è un’arte raffinata. Boutique eleganti, residenti discreti e un’atmosfera che sa di “Milano bene”. Se cercate caos, guardate altrove.

# Mozart, Serbelloni e Via Telesio: «la borghesia reazionaria milanese»

Tra palazzi storici e vie silenziose, si nasconde il cuore della borghesia reazionaria milanese. Non mancano i cani vestiti meglio dei loro padroni: sì, quel barboncino con il Loden probabilmente ha un guardaroba più costoso del vostro.

# Via Tortona: «radical chic in evoluzione»

Un tempo figli della borghesia reazionaria, diventati chic: maschi e femmine fluidi. Oggi abbracciano la fluidità di genere e lo stile “trasandato chic”. Sono i padroni delle gallerie d’arte e dei bar bio, sempre pronti a discutere di temi globali davanti a un cappuccino al latte di mandorla.

# San Maurilio: «radical chic di alta classe»

Radical Chic con attico ereditato dal nonno, che aveva una fabbrica di mine anti-uomo. Tra attici ereditati e storie di famiglia degne di un film, qui l’hippie si fonde con il miliardario.

# Nolo: «il tragical chic dei radical senza fondi»

North Loreto è il paradiso di chi vuole essere radical chic ma ha il budget di uno studente fuori sede. Arredi Ikea e sogni di grandeur si mescolano a un’ironia pungente.

# Quadronno: «Old money, panini e naftone sui parcheggi delle elettriche»

Niente da aggiungere.

# Corso Como: «tra locali esclusivi, venditori di rose bengalesi e maranza»

Corso Como è una continua contraddizione: il confine tra movida e street style è proprio stretto.

# Stazione Centrale: «vomito e skateboard»

Qui regnano skaters, viaggiatori e una varietà di personaggi che potrebbe competere con un romanzo di Dickens. 

# Viale Papiniano: «Esselunga con scambio di coppie, spaccio a cielo aperto di borselli e tute gold farlocche»

That’s all. 

# Bocconi, Lambrate e Bovisa: «il regno dei fuorisede»

«Bocconi: terroni fuorisede. Lambrate: terroni fuorisede che protestano per avere la casa a prezzo politico. Bicocca: terroni fuorisede che dormono direttamente in tenda

# Paolo Sarpi: «Qui, se dici “ho”, si girano tutti a guardarti»

La Chinatown di Milano. 

# Buenos Aires: «trappole per gli automobilisti create dai vietcong»

«Pista ciclabile, cordoli, motorini sparsi ovunque e altre trappole per gli automobilisti create dai vietcong. Attorno Buenos Aires? Eritrei e somali che cucinano capre

# Leoncavallo a Gorla: «Ex-comunisti che ora manifestano solo per gli LGBTQ»

«Ex-comunisti che ora manifestano solo per gli LGBTQ, bonghi, dread lock e ragazze con i capelli azzurri.»

# Viale Monza: «Scuola serale per apprendisti kebabbari»

Che altro dire?

# Corvetto: «Si entra solo con i blindati»

Piove sul bagnato.

# Rozzano: «“la tua auto è già qui”»

«Un quartiere che si racconta da solo. Vieni a visitare Rozzano, la tua auto è già qui!»

# Parabiago: «Ci abitano quelli che dicono che sono di Milano e poi abitano a Parabiago»

Milano Milano?

# Cascina Gobba: «Zingari e domicilio delle borseggiatrici incinte»

Un orizzonte epico. 

# Truccazzano: «Villette a schiera con il fotovoltaico per poter dire che la Tesla è una figata»

La nuova frontiera. 

# Opera e dintorni: «famosa per avere ospitato Fabrizio Corona»

«Opera è famosa per aver ospitato Fabrizio Corona, per 6 anni, e non usciva mai. Tutt’intorno, muschi e licheni che sembrano usciti da un documentario sulla foresta amazzonica.»

Fonte: @il_parods IG

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MATTEO RESPINTI

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Matteo Respinti
Nato a Milano, l'11 settembre 2002, studio filosofia all'Università Statale di Milano. Appassionato, tra le tante cose, di cultura e filosofia politica, mi impegno, su ogni fronte alla mia portata, per fornire il mio contributo allo sviluppo della mia città, della mia regione e del mio Paese. Amo la mia città, Milano, per il racconto di ciò che è stata e per ciò che sono sicuro possa tornare a essere.

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