Le testimonianze di chi si è trasferito a Milano: questi sono i 5 punti fermi comuni a molti di loro.
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Dalla paura all’amore: le 5 fasi emotive che vive chi si trasferisce a Milano
#1 La paura dell’ignoto. Ma la notte si sogna in grande
Tra la decisione di trasferirsi a Milano e l’arrivo in città c’è un periodo che può andare da poche settimane a mesi. Un periodo che anche per i più coraggiosi è caratterizzato da una certa ansia. Può essere insicurezza o ansia da prestazione, che poi sono la stessa cosa. L’altra faccia della medaglia dell’ansia è l’eccitazione, l’energia che si prova davanti a una grande opportunità. E’ una fase in cui si organizza il trasferimento, si raccolgono informazioni nei gruppi social, si rinforzano contatti con chi vive a Milano, ciao ti ricordi di me ci siamo visti qualche estate fa mia sorella mi ha detto di scriverti eccetera eccetera. Si vive anche il magone di chi ti guarda come se dovessi emigrare dall’altra parte del mondo. Amici, famigliari. La notte si sogna in grande.
#2 L’arrivo in Centrale: vengono i brividi anche se è Ferragosto
Ok, si può arrivare anche in auto o in aereo. Ma l’arrivo più autentico per chi si trasferisce a Milano è la Stazione Centrale. Un luogo che racchiude in sé già tutto quello che ci si può attendere da Milano. L’entrata in qualcosa di immenso, che sembra ingoiarti, quando la si vede ancora sul treno, è un ammasso di ferraglia, spaventoso, terrificante. Quando si scende sui binari quello spazio gigantesco mette i brividi anche se è ferragosto.
Ma senti subito anche quella frizzante energia tipica di Milano che ti fa venire voglia di accelerare e di andare subito a destinazione. E poi le facce di una umanità infinita che arriva da ogni dove, le luci dei negozi, quel brusìo di fondo che non ti fa sentire mai solo. Ed è un attimo ritrovarsi già sulla metro che sembra proiettarti a razzo verso futuri successi.
#3 L’Odissea per la casa: il segreto? Accontentarsi (almeno all’inizio)
Un fattore chiave a Milano è la questione casa. Spesso rappresenta lo scoglio principale per chi si trasferisce e non solo. A volte il problema si trascina per anni, passando da una soluzione a un’altra. Spesso la casa a Milano non diventa mai una soluzione definitiva, specie per i più giovani. La casa serve per imparare subito che a Milano bisogna sapersi accontentare, prima di spiccare il volo.
Una città generosa ma che le cose te le fa sudare, soprattutto all’inizio. E la casa può trasformarsi anche in un termometro della scala, così come in uno degli obiettivi da conquistare.
#4 La mentalità: il primo segnale di infatuazione
Qualche settimana per risolvere i problemi logistici e scatta quel qualcosa di magico. Inizi ad accorgerti di essere parte di qualcosa di più grande. Senti il dinamismo della città che ti spinge come una corrente. Ti ritrovi a pensare a progetti, a desideri, a cose da fare. Ma non solo.
Ti accorgi che sei parte di una mentalità comune. Una mentalità che unisce chiunque sia qui, non importa da quanto tempo o da dove: una mentalità fatta di voglia di fare e di rispetto per chi si dà da fare. Una mentalità che unisce tutti anche se valorizza la diversità e la specificità di ognuno. E’ il primo segnale dell’infatuazione.
#5 Milano è mia
L’infatuazione porta all’amore. Dopo aver visto che Milano in fondo non è così brutta, anzi, ti meraviglia ogni giorno con una bellezza improvvisa. E i milanesi non sono chiusi, anzi, sono sempre aperti con le persone nuove. I negozi, i bar diventano subito un’estensione della casa. E ogni angolo inizia a farsi famigliare. E in tutto questo senti crescere energia e progetti in testa, gli orizzonti si ampliano, ti lasci trasportare dal dinamismo, finché ti accorgi di provare amore.
Un amore che non è passione ma è qualcosa di intimo. L’amore di sentire in simbiosi con la città, come se lei fosse diventata un’estensione e un complemento della tua identità. E’ quel momento in cui inizi a sentire Milano non come il luogo in cui stai, ma come ciò che sei.
Continua la lettura con: Le 7 qualità del milanese vero
ANDREA ZOPPOLATO
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Non sono Milanese ma Monzese. 18 km di distanza ma altra mentalità , altra sensibilità, altro Rito Religioso !! Si loro sono Ambrosiani, noi , siamo di RITO ROMANO e NON ce lo hanno fatto cambiare nonostante tutti i tentativi!!! E siamo ORGOGLIOSI di NON essere Milanesi ma Monzesi/Brianzoli . poche parole ma fatti !!
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