Sapessi come è strano sentirsi disoccupati a Milano

Una sensazione straniante, in una città dove il lavoro è da sempre uno degli aspetti fondamentali della tua identità

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ohurtsov-pixabay - Persona smarrita

Essere disoccupati a Milano vuol dire attraversare diverse fasi, vivere emozioni particolari che forse in altre parti d’Italia sono vissute in modo meno forti. Non sempre però perdere il lavoro è una cattiva notizia.

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Sapessi come è strano sentirsi disoccupati a Milano

# Lo smarrimento e l’imbarazzo

ohurtsov-pixabay – Persona smarrita

Questa vecchia canzone riadattata sarebbe la colonna sonora più calzante per rappresentare uno stato d’animo davvero particolare da provare a Milano, non quello di essere innamorati ma quello di essere disoccupati. Una sensazione po’ straniante. In una città dove il lavoro è da sempre uno degli aspetti fondamentali della tua identità e uno degli elementi di maggior coesione sociale non averne uno è qualcosa che può lasciare smarriti. Una situazione imbarazzante da dover giustificare con amici, parenti e conoscenti.

# Anche quando si è disoccupati ci si inventa qualifiche

credits: Formula Benessere

A Milano ci si vanta del proprio lavoro, ci si inventa qualifiche, si usano inglesismi senza ritegno: purchasing manager, sales advisor, digital creator, car washer. Non importa poi se si fatichi a sbarcare il lunario o si sopravviva navigando tra un contratto a termine e uno stage con remunerazioni da fame, oppure che si svolgano lavori estremamente comuni, l’importante è avere un tassello posizionato in questo enorme puzzle composto da innumerevoli professioni e mestieri. Ci sono poi studenti fuori corso, pensionati e ricchi che occupano il tempo con attività spacciate per professioni, ma nessuno si sentirebbe mai a suo agio a definirsi: disoccupato.

In altre realtà italiane è meno frustrante rientrare nella categoria dei nullafacenti, si è più avvezzi alla sopravvivenza, agli espedienti, alle giornate trascorse bighellonando al bar del paese. Anzi è quasi una furbizia apprezzata il riuscire a tirare a campare senza fatica magari appoggiandosi ai più svariati sussidi o a pensioni di invalidità. Esiste una città italiana dove la percentuale di disabili è altissima, molto più che in altre realtà e la cosa dovrebbe far pensare.

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# L’apparire conta più dell’essere

Credits simobg IG – Baglioni Resort

A Milano è forte la tentazione di apparire grandi lavoratori ben remunerati. Alcuni magari saltano i pasti ma ostentano benessere, cercando di frequentare luoghi da ricchi da dove poi poter postare foto di vacanze esotiche o fare apertivi in terrazze panoramiche in località mondane al lago, al mare o in montagna. Altri sono emigrati a Milano con il sogno o il miraggio di una svolta, un cambiamento e giunti sotto la madonnina non possono poi dire di non avercela fatta, che fanno i commessi per 1.100 euro al mese e che i soldi non gli bastano. Milano è cara e tentacolare, facile spendere più di quanto si guadagni.

Pertanto ritrovarsi disoccupati nella metropoli, soprattutto se si è poveri, può diventare un trampolino affacciato sul baratro della disperazione. Se poi l’essere senza lavoro ti capita dopo i cinquant’anni tutto questo può anche avere risvolti davvero tragici. Milano è una citta costosa, affitti, mutui, mezzi di trasporto cibo, tante attrattive. Sono molteplici le dinamiche che ti possono portare alla disoccupazione.

Realtà come locali e ristoranti che chiudono da un momento all’altro, piccole medie imprese che non sanno stare al passo con i tempi, negozi che non reggono la concorrenza di Amazon. Certo ogni situazione va valutata singolarmente: chi si trova moglie e figli da mantenere, mutui da estinguere, rate auto da saldare, affitto, alimenti per la ex da passare si troverà nel baratro. A quel punto, la grande domanda: che fare?

# Dalla fuga all’estero al rischio di finire in un dormitorio

rgouveia -pixabay – Senzatetto

All’improvviso ci si dovrà adattare a lavori faticosi, meno gratificanti, tornare a fare corsi, districarsi tra le varie agevolazioni che ancora offre lo Stato. Qualcuno tenterà la fortuna all’estero, qualcun altro si inventerà una professione dal nome incomprensibile. Per i casi più disperati restano i dormitori, le mense gratuite, oppure gli amici, i parenti e i genitori, se ancora in vita, oppure ci si deve arrabattare tra un lavoro in nero e l’altro tirando alla pensione.

Tra tutte queste situazioni può palesarsi improvvisamente o comunque più velocemente del previsto di venir chiamati dalla responsabile del personale nella grande azienda internazionale presso la quale si è impiegati da tanti anni e che visto il calo del fatturato, la volontà della proprietà di ridurre i costi, l’aumento delle spese, la concorrenza, il prodotto che fatica a stare sul mercato o per altre altri tipici effetti collaterali del capitalismo… ti propone un ricollocamento in un’altra azienda, un trasferimento in altra sede o una allettante buona uscita più stipendio erogato direttamente dallo stato per un po’ di mesi.

# Può essere vissuta anche come un’opportunità di esprimere il proprio potenziale o come la possibilità di fare cose sognate da tempo

ptra-pixabay – Postazione di lavoro

Di sicuro questa rimane sicuramente una eventualità che se vissuta nella maniera giusta (soprattutto se poi si ha la possibilità di avere altre entrate che sia una seconda casa di proprietà data in affitto, da un box o da altre rendite) può rappresentare una vera e propria opportunità da sfruttare appieno! Poter finalmente fare i viaggi tanto sognati ma rimandati per mancanza di tempo, soldi, stanchezza. Dedicarsi a studiare una lingua, a riprendere in mano uno strumento musicale, cercare il lavoro dei sogni, fare un corso di cucina…insomma, perdere il posto fisso potrebbe anche essere un bonus del quale usufruire appieno che capita una sola volta nella vita.

Essere disoccupati può voler dire essere liberi, potere finalmente cercare il modo di esprimere il proprio potenziale uscendo dalla sicurezza di uno stipendio fisso in una città come Milano dove le opportunità non mancano.

Continua la lettura con: Musk: “In futuro il lavoro sarà un hobby”

ANDREA URBANO

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Andrea Urbano
Nato a milano, ma milanese per scelta (per metà salentino). Sono appassionato a tutto quello che riguarda Milano: storia, cultura, dialetto e patrimonio artistico, progetti urbanistici, futuri socio econonomici, oltre a cinema, sport e viaggi. Lavoro nell'ufficio export di una multinazionale. Sono un grande tifoso del Milan. Alla ricerca di una modella. Quartiere: BOVISA

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