AGESANDRO DI RODI in Galleria Vittorio Emanuele II
# Un’opera più moderna di quanto sembri
Bene, partiamo dal presupposto che anche il gruppo scultoreo del Laocoonte e i suoi figli (sito nei Musei Vaticani) non è una scultura “originale”, ma una copia di un gruppo statuario bronzeo del II secolo avanti Cristo. Certo, una copia antichissima (tant’è che Plinio il vecchio racconta di averla vista nel palazzo di Tito, siamo dunque nel I secolo dopo Cristo), ma pur sempre una copia.
# Il volto di Laocoonte
È dall’espressione di questo sacerdote teucro che Johann Joachim Winckelmann ha coniato quella che è la definizione più nota e rappresentativa di tutti i capolavori dell’arte greca: “nobile semplicità e quieta grandezza, sia nella posizione che nell’espressione”.
Laocoonte esce dalle mura di Troia e osserva, in testa alla folla, la flotta achea in fuga. Il nemico è scappato e ha lasciato un dono propiziatorio agli dei: un enorme cavallo di legno. Ma Laocoonte odia a tal punto il nemico da diffidare persino dei suoi doni (“pensate che mai un dono dei Danai manchi d’inganni? Così vi è noto Ulisse?” Virgilio – Eneide, libro II vv. 43-44) e scaglia la sua lancia contro il cavallo! E dal suono dell’impatto della lancia, capisce che il ventre è cavo: dentro si muove qualcosa. Inizia a sospettare e l’inganno del Cavallo di Troia è a rischio; prontamente, Atena, che in questa guerra patteggia per gli Achei, invia dal mare due mostri marini ad aggredire i figli di Laocoonte, Antifate e Timbreo. Il padre corre in soccorso della prole e muore orribilmente dilaniato insieme a essi…
# Ritmo figurativo
Osserviamo, per esempio, come braccio sinistro e coscia sinistra di Laocoonte, e gamba destra del figlio più giovane, traccino tre diagonali perfettamente parallele; e come la gamba destra del sacerdote, con la gamba sinistra del figlio più grande delineino una grande V, mentre tutt’intorno ai soggetti, le spire dei serpenti disegnano un morbido contrappunto di dolci curve. Tutto, in questo gruppo scultoreo, protende verso un ideale di grazia. Dice Goethe “che il gruppo del Laocoonte (…) è anche un modello di simmetria e di varietà, di quiete e di movimento, di contrasti e di gradazioni” di dolore fisico e di dolore spirituale; in poche parole quel ritmo figurativo tra tensione e rilassamento che dal chiasmo del doriforo arriva al David di Michelangelo. In virtù di una riproduzione di una realtà aggraziata, elegante e sensibile; in grado di scuotere l’anima e al tempo spesso di instillare riflessioni filosofiche: l’ideale estetico di cui parlavamo in apertura.
# Il gruppo del Laocoonte a Milano
Non tutti sanno che presso il museo Poldi Pezzoli è possibile osservare una raffinatissima riproduzione del XVIII secolo in porcellana, alta poche decine di centimetri.
- Arte greca – Michael Siebler, Taschen 2007
- Il bello nell’arte – Johann Joachim Winckelmann, SE 2008
- “Laocoonte” e altri scritti sull’arte (1789-1808) – Johann Wolfgang Goethe, Salerno Editrice 1994
Continua la Lettura con: In mostra a PALAZZO REALE, una piccola guida alla pittura di TIZIANO
MARCO LAGOSTENA
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