Il 2020 è passato da poco, anche se per certi versi sembra non essersene mai andato, e nessuno può negare che sia stato un anno decisamente sconvolgente. Il mondo che eravamo abituati a conoscere è stato stravolto e, sebbene sia difficile dimenticare ciò che abbiamo appena passato, una mostra fotografica ha proprio questo obiettivo: ricordarci e raccontarci l’anno della pandemia.
C’era una volta nel 2020: la MOSTRA sull’anno che ha cambiato il MONDO inaugura lo SCALO LAMBRATE
# Più di 100 fotografie tra il tragico e il surreale in una mostra a Scalo Lambrate
La mostra, Once upon a time in 2020, che in italiano si può tradurre con C’era una volta nel 2020, è un’esposizione fotografica a cura di Fabrizio Spucches, che dal 28 aprile al 6 maggio si può ammirare gratuitamente a Scalo Lambrate.
Con più di 100 fotografie, la mostra si sviluppa in quattro sezioni che ricreano un’atmosfera a metà tra il surreale e la drammaticità. L’esposizione è stata curata dal Comune di Milano e organizzata dall’Associazione Formidabile. Servirà anche ad inaugurare i nuovi spazi di Scalo Lambrate, il progetto di rigenerazione urbana che interessa un deposito inutilizzato da anni all’interno dello scalo ferroviario di Lambrate.
# Ritrarre ciò che i media non sono stati in grado di cogliere
Il 2020, ma purtroppo anche il 2021, passerà alla storia come uno degli anni più sconvolgenti e discussi dell’ultimo secolo. La cronaca è stata quasi interamente monopolizzata dal Covid, ma anche l’arte se ne è occupata e questa mostra è un bellissimo esempio di come la fotografia possa ritrarre situazioni e soggetti spesso ignorati da tv e giornali.
La domanda che fa da filo conduttore per tutta la mostra è se l’arte può essere strumento di rappresentazione della realtà, sottraendosi alla banalità della comunicazione di massa. Le fotografie vogliono infatti riprodurre soprattutto la condizione umana di questo periodo: dagli aspetti più nascosti della classe lavoratrice all’immenso divario tra ricchi e poveri che si è allargato più che mai.
Due sezioni sono poi ispirate alla storia dell’arte: una dedicata al nudo e l’altra a una serie di ritratti surreali.
# Fotografare vuol dire fare un’analisi sociopolitica della condizione umana
Alcune fotografie in mostra saranno acquistabili, così come il volume dedicato al lavoro dell’artista, intitolato Working Class Virus. Il ricavato di entrambi sarà devoluto alla comunità delle Suore della mensa di Milano.
Spucches ha lavorato per molti anni con il famoso fotografo Oliviero Toscani, che descrive il suo lavoro in questi termini: “Per essere un vero artista dell’immagine devi avere un punto di vista e un’opinione del mondo, devi saper analizzare e criticare le cose e gli eventi. Spucches ha capito che creare immagini non è un’attività estetica e autocompiacente, ma deve essere un’analisi sociopolitica della condizione umana”.
Fonte: milanoevents.it
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CHIARA BARONE
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