“Harraga” è il termine con cui, in dialetto marocchino e algerino, si definisce il migrante che viaggia senza documenti, che “brucia le frontiere”.
E alla Forma questa sera inaugura il racconto per immagini di Giulio Piscitelli.
Quelle immagini che sono sotto tutti i giorni sotto gli occhi di tutti.
Assuefatti ormai a veder scorrere volti spauriti sullo schermo, non ci facciamo quasi più caso.
Giulio Piscitelli all’indifferenza ha scelto la partecipazione.
Ha scelto di salire su uno di quei barconi della morte e prendere parte alla traversata della speranza.
Condividendo le stesse immagini e gli stessi pensieri di speranza con i migranti che su barche improvvisate invocano la speranza di una nuova vita, lasciandosi tutto alle spalle, senza voltarsi nemmeno per un secondo.
Le fotografie, che Giulio Piscitelli ha raccolto per la mostra che inaugura oggi alla Forma, fanno parte di un lungo progetto iniziato nel 2010.
Che si compone di tre tappe o fermate intermedie del drammatico viaggio di rinascita che i migranti intraprendono, settimana dopo settimana, con la speranza di trovare una Vita Nova.
Vincitore del premio Ponchielli nel 2016, Giulio Piscitelli ha successivamente completato il suo lavoro di reportage recandosi in Iraq immortalando la guerra per la liberazione dall’Isis della città di Mosul.
In mostra, nelle sale della Forma, una selezione di scatti inediti che ritraggono i territori iracheni devastati.
Quello che si prospetta in questa mostra è un racconto amaro, pieno di intensità e che lascerà un solco profondo, si spera, nelle nostre coscienze.
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