Capita raramente di entusiasmarsi per qualcosa a tal punto che non si fa altro che parlarne ininterrottamente per giorni.
È un po’ quello che è successo quando ci siamo imbattuti per la prima volta nella Fondazione Prada.
Da Serial Classic in poi la Fondazione Prada ha dato vita ad esposizioni uniche, indimenticabili e profondamente emozionanti. Unico tratto ricorrente notato è stata l’attenzione, partita con Serial Classic e continuata con L’image volée, al processo creativo, al concetto di originalità e di falso e al legame quasi inscindibile che intercorre tra loro.
La Fondazione Prada non si è di certo accontentata di ridare lustro alla zona limitrofa tra Lodi e Corvetto, installando un museo che già di per sé val bene un viaggio.
No, la Fondazione Prada si è ripresa una fetta importantissima di un luogo da troppo tempo legato ad un’idea di consumismo e acquisti di lusso – la Galleria Vittorio Emanuele – in cui sono pochi gli imperituri che resistono all’usura e ai mores del tempo – uno su tutti la Libreria Bocca –
E dunque la Fondazione Prada è tornata alle origini, ma ha scelto di farlo con un Osservatorio, perfetto per “rimirar le stelle” in cui ha stabilito il suo centro espositivo dedicato alla fotografia.
E ha chiamato a raccolta Francesco Zanot, curatore che ha dato alla luce un lavoro mastodontico sulla fotografia ghirriana che continua ad appassionare conoscitori e non.
E Zanot ha scelto di focalizzarsi sulla fotografia contemporanea, considerata ancora troppo di nicchia e guardata con una certa reticenza.
I nomi esposti li scoprirete da soli. E ne rimarrete incantati.
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