Per Gemma Rossi, “Io sono al buio” non è una semplice mostra personale.
Come chi si ritrova nell’oscurità, nel buio, appunto, si dibatte in silenzio per ritrovare la luce, anche questo lavoro non segue il filone sensazionalista.
Non soddisfa, infatti, quel pubblico annoiato che si rincuora delle disgrazie altrui: vuole esserne, infatti, proprio una denuncia.
Con “Io sono al buio“, Gemma riesce a toccare il cuore degli spettatori senza seguire particolari strategie e si mette in gioco senza astuzie.
La sua arte attinge essenzialmente… dalla sua vita. I suoi sono gesti autentici, frutto del suo vivere il mondo e i suoi disagi.
“Io sono al buio” è un’esposizione fotografica che obbliga chi la visita a togliere la maschera del perbenismo, a calpestare gli orrori per asfaltare la parte buia di noi stessi.
Gemma astrae alcuni frame della sua e da altre vite con sguardo lucido, ma coinvolto dalle sofferenze che molte donne ancora sono costrette a subire per via delle loro scelte e dei loro sogni.
“Io sono al buio” è un grido nell’oscurità: chiede sguardi, azioni e aiuto alle molte donne che ce l’hanno fatta, che hanno avuto il coraggio di liberarsi dalla violenza, la forza per non morire e la fortuna di non soffrire.
Il modo migliore per contribuire alla missione di Gemma? Andare a vedere questa mostra forte, ma reale, esposta presso Joe Pena’s (Liquid Eye) fino al 14 aprile.
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e il prezzo ? ahhahahha grazie Da Redazione di Spotlime –
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