“Limes” è latino e, se non l’hai letto su qualche libro a scuola, significa “confine”.
Confine, ma anche limite. E no, non sono sinonimi.
Se il confine infatti delimita uno spazio, rendendolo geograficamente e politicamente individuabile, il limite è invalicabile; è una battuta di arresto.
Il confine di solito è pratico, si può toccare con mano, il limite no.
È qualcosa di tipicamente personale.
È una mancanza, ma non di capacità, bensì di volontà. Si sceglie infatti deliberatamente di non vedere o non voler vedere quello che invece dovrebbe essere ben chiaro.
Matteo Turrisi, fotografo metropolitano, prova a fare il punto della sua visione liminare.
Con “Landfalls” il fotografo ci porta a passeggio di tutti quei luoghi di transizione che non hanno che l’unica funzione di rallentare il viaggio verso la meta ambita.
Parliamo dei confini dei migranti, dei territori da penetrare per arrivare ad una destinazione e di come i luoghi di attraversamento abbiano la mera funzione di divisione.
All’Ostello Bello Grande, luogo che non poteva essere più adatto.
Crocevia di culture, di giovani e meno giovani che viaggiano e che viaggiando decidono di abbattere quei limiti uno ad uno.
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