Primo Levi non è solo l’autore di uno dei romanzi più letti sui banchi di scuola, che ci tormentava nei racconti di cugini, genitori e amici.
Ad ogni analisi di brano ci sembrava di essere destinati ad un tormento ingiustificato, perché nessuna di quelle parole ci toccava davvero.
Non avevamo la coscienza di comprendere appieno la portata di quelle pagine di testimonianze scomode e terribili.
Sarebbe il caso di riprenderlo in mano, Se questo è un uomo.
Così come sarebbe il caso di ripensare al ruolo di Primo Levi nella tradizione storica che ha lasciato a tutti noi, impegnati in tutte quelle futilità che ci fanno apparire così miseri, se confrontati con i veri drammi dell’esistenza.
Sarebbe il caso di scoprirlo in toto, quest’uomo geniale che, oltre ad essere scrittore, è stato anche chimico e, con i suoi studi è riuscito a sopravvivere ad Auschwitz.
Una mostra che ha inaugurato da poco al Museo della Scienza e della Tecnologia, ne celebra il ruolo scientifico.
Primo Levi non si pone come veggente men che meno come miracolato e nei suoi scritti e nelle testimonianze che ha lasciato a tutti noi posteri fortunati, mette bene in guardia il lettore da non considerarlo come tale.
La mostra vuole proprio mostrarci la complessa personalità di Primo Levi, mai parca di pervicace curiosità e di attaccamento alla vita che lo ha portato ad essere un punto di riferimento nella formazione di tutti.
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