“Il coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia”.
Questo è il secondo punto del Manifesto del Futurismo che Marinetti scrisse nel febbraio del 1909.
Con la forza di un tuono, queste parole sono eccheggiate per tutta Europa, segnando per sempre un’epoca. I futuristi erano devoti al movimento, al progresso e al dinamismo, che per loro significava “sviluppo tecnologico e industriale”… ma anche “guerre”.
Ed eccoci ai giorni nostri, i così detti “tempi moderni”. Dando uno sguardo al passato cosa ci resta di questa corrente? la risolutezza, la forza e, purtroppo, anche un po’ di istigazione alla violenza. “Guerra” potrebbe essere la parola chiave che meglio rappresenta il futurismo, non a caso i Fascisti hanno cavalcato a lungo l’onda di questo movimento.
La mostra “Post Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics” della Fondazione Prada si pone proprio l’obiettivo di analizzare le opere prodotte tra il 1918 e il 1943, per un totale di quasi cinquecento dipinti, sculture, fotografie e molto altro. Lo scopo è provare a capire se si può affermare con certezza la relazione tra la corrente artistica del dinamismo e l’ideologia di Benito Mussolini.
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