A Milano abbiamo un’ironia tutta nostra, snocciolata dai tempi del derby club e propagatasi a macchia d’olio grazie ad artisti meneghini degli anni’70’/’80. Qui nella capitale morale d’Italia abbiamo sempre pensato a come divertirci, anche se spesso in altre parti della penisola ci vedono come chiusi, troppo seri ed eccessivamente concentrati sul lavoro.
Luoghi comuni che col tempo si sono assottigliati, esattamente come la nebbia degli anni
passati. In ogni caso, che il milanese medio sia più o meno simpatico, più o meno aperto e
via dicendo, ci sono alcune cose che qui ai piedi del Duomo ci fanno sorridere non poco. Cose che da altre parti, a quanto sembra, non fanno ridere.
5 cose che fanno RIDERE SOLO i MILANESI
# I vestiti dei provincialotti
Alzi la mano chi non ha mai pensato: ma questo come si veste? Sì, perché al di là dell’alta moda e delle inconcepibili creazioni delle fashion weeks, non si può negare che attorno al mondo dei white collars (ma non solo) qui a Milano si vedano outfit, mode e tendenze decisamente eleganti, che spesso chi viene da fuori città stigmatizza.
Senza sapere che è egli stesso stigmatizzato e deriso da chi sa come vestirsi, e bene. Per la cronaca, lo stile degli yuppies milanesi anni’80 fu di ispirazione per gli agenti di borsa di Wall Street e in generale di New York, dove grazie alle foto di Richard Avedon e agli abiti di Versace e Armani fu creata un vera e propria moda.
# Le battute sul Sud
Terùn è un’espressione che viaggia spedita verso l’estinzione, anche perché per alcuni è
ritenuta offensiva, ma diciamoci la verità: ai milanesi fa proprio ridere. Sia l’espressione in sé, sia il fatto che il ter (ehm…) il meridionale medio quando viene chiamato in quel modo si offende e inizia con la piva della discriminazione, della chiusura di Milano e via dicendo.
Noi, invece, quando ci chiamano polentoni non ci offendiamo affatto. Al di là delle battute,
comunque, le battute sui meridionali a Milano fanno sempre ridere, nonostante
ammettiamo che terrone sia un termine abbastanza antipatico. Nessuno si offenda, eh?
# I cori sulla nebbia
“Avete solo la nebbia”, urlava qualcuno anni fa allo stadio e nelle spiagge del sud quando arrivavano i milanesi.
Anche questo, come gli epiteti terrone e polentone, è un retaggio che inizia ad essere un po’ in disuso. Non solo perché la nebbia come detto si è ben diradata con gli anni, ma soprattutto perché sentendo questo coro i milanesi non si sono mai offesi, e al massimo sono scoppiati a ridere in faccia ai canterini di turno.
# Le battute del Dogui
Guido Nicheli detto Dogui, da uno slang derivante dai film dei Vanzina (che utilizzava il
gergo milanese del riocontra) è stato, come più volte abbiamo raccontato, un vero e proprio anchor man di epiteti e modi di dire milanesi. Sicuramente molto stereotipati e abusati negli anni, ma neanche troppo lontani dalla realtà.
Fra l’altro, questo è l’unico dei cinque casi trattati oggi che fa ridere anche al di fuori dei confini di Milano. Il Dogui o ‘cumenda’, maschera dell’imprenditore meneghino di successo, riscuote ancora tanto successo e simpatia, anche a distanza di anni dalla sua scomparsa.
Leggi anche: Le battute del Dogui
# Il non milanese che imita il milanese
L’accento milanese è probabilmente il più difficile da imitare. Ma poi, di quale accento parliamo? Non del dialetto, che in Lombardia è ricco e variegato ma non certo parlato da tutti, e neanche dello slang milanese degli yuppies e dei giovani di successo di cui sopra.
Eppure chissà come mai da Milano in giù provano tutti a imitare il milanese, schiacciando e allargando forse un po’ troppo le vocali di termini come ‘mezzoretta’, ‘sigaretta’ e via dicendo, facendo ridere non poco i milanesi doc, che molto elegantemente (in genere) evitano di smorzare l’entusiasmo dei comici di turno, non ammettendo che le imitazioni medie del milanese fanno pietà.
E voi, avete mai provato a imitare il milanese? Aspettiamo i vostri commenti e… Come
avrebbe detto e come ci ricorda l’epitaffio del Dogui, See you Later!
Continua la lettura con: Le parole del DIALETTO MILANESE derivate da lingue STRANIERE
CARLO CHIODO
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