Non se ne parla più molto ma il progetto di riapertura nei navigli è sempre nei sogni dei milanesi. Ecco un quadro sintetico di come potrebbe essere.
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I Navigli riaperti nella Milano del futuro? Tutte le risposte sul progetto più desiderato dai milanesi
# Referendum sì, referendum no
L’alternativa secca tra referendum o scelta d’imperio, ha partorito ad oggi un compromesso. Niente referendum ma débat public.
È un approccio nato in Francia, come il nome suggerisce, molto utilizzato per la realizzazione di infrastrutture importanti, non ultimo centrali nucleari.
# Cosa prevede il progetto?
Prima di tutto è necessario ricostituire quella che era l’antica continuità idraulica della città riportando – attraverso la posa di nuove tubazioni ed il riutilizzo ove possibile di quelle esistenti – le acque del Naviglio Martesana in collegamento con la Darsena, la Vettabbia ed il sistema dei canali irrigui del Sud Milano.
Successivamente le acque dovrebbero essere riportate in superficie in cinque tratti, ritenuti i più idonei:
Tratto A: da Via Melchiorre Gioia a Cassina dè Pomm a Via Carissimi (850m).
Tratto B: da Conca dell’Incoronata a Viale Monte Grappa a Via Castelfidardo (230m).
Tratto C: da Via Francesco Sforza a Via Laghetto a Corso di Porta Romana (410m).
Tratto D: da Piazza Vetra a Via Molino delle Armi a Via Vettabbia a Corso di Porta Ticinese (300m).
Tratto E: da via Marco d’Oggiono alla Darsena (260m).
# Quanto costa?
L’importo totale delle opere, compreso oneri per la sicurezza e fiscali, è di circa 150 milioni di Euro.
# In che tempi?
La durata complessiva delle attività è stimata in 8 anni. Di questi, 3 per attività di carattere tecnico ed amministrativo e 5 anni per la realizzazione vera e propria delle opere.
Insomma, attorno al 2030 magari non andremo in barca a Milano, ma la città potrebbe presentare un volto molto diverso.
# La fatidica domanda. A che serve riaprire i navigli?
Il dossier di progetto elenca varie ragioni tecniche, come il contributo alla riduzione dell’inquinamento, la raccolta di acque da incanalare verso le coltivazioni agricole fuori città, favorire la socializzazione, eccetera.
Oltre a questi ci possono essere delle esternalità positive, come i lavori di riqualificazione attorno ai cinque tratti, che potrebbero essere fatti e che, intelligentemente, i cittadini hanno chiesto nel corso degli incontri del débat public.
I critici, anche in Consiglio Comunale, dicono che non si tratta di una vera riapertura dei navigli, ma semplicemente un loro “riaffioramento” in cinque ben delimitati punti della città. Di conseguenza è solo un’operazione di marketing.
Chi lancia quest’accusa paradossalmente non si rende conto di avere sfiorato – solo sfiorato purtroppo, non colto – l’essenza di Milano. Milano, al pari delle grandi capitali europee, con le quali legittimamente ambisce a confrontarsi, ha bisogno come il pane proprio di marketing, oltre a tutto il resto, ovviamente.
Pensiamo forse che Londra, Parigi o NY, solo per citarne alcune, non abbiano investito tempo e risorse nella promozione della loro immagine, che passa anche per la realizzazione di infrastrutture iconiche?
Ben venga quindi la riapertura parziale dei navigli e ben venga il marketing, che se fatto seriamente e basato su fatti concreti, è la benzina della quale il motore meneghino ha bisogno per attrarre investimenti, talenti, svilupparsi e diventare la città moderna e inclusiva che merita di essere.
Nota: le informazioni e le immagini riprodotte, sono tratte dal sito ufficiale del Comune di Milano Progetto Navigli, https://progettonavigli.comune.milano.it dal quale si può seguire l’andamento dell’opera.
Continua la lettura con: Le cose più belle da fare sui Navigli
ROBERTO ADRIANI
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Il marketing non deve essere pagato con soldi pubblici, che trovi degli sponsor, inoltre la riapertura parziale non è un progetto a lungo termine è come se al posto delle torri gemelle avessero fatto una piazza temporanea o qualcosa che non valorizzasse tutto ma solo una parte la piazza. Posso fare altri mille esempi di come le città di tutto il mondo e milano compresa sono riusciti a fare marketing con i soldi dei privati , basta guadare progetti a lungo termine come city life e porta nuova garibaldi! Progetti per tutti per la città! Riaprire in melchiorre gioia fuori dal centro senza creare navigabilità è inutile!ha senso solo riaprire la darsena in piazza san marco! Riaprire nella circonvallazione interna vuol dire fare un operazione immobiliare per chi abita lì e non per tutta la città che risentirà molto della mancanza di un viale di scorrimento. Il problema del traffico a milano si risolve facendo pagare i non residenti quando entrano in macchina! Quello vuol dire milano città stato!!!
Però se non ricordo male, era previsto che restasse accanto ai canali, per quanto ridotta, una corsia con limitazioni a favore di residenti e esercizi commerciali.
Con questa configurazione, quali sarebbero gli inconvenienti e i benefici della riapertura secondo il progetto come è stato presentato (al netto di quello che si legge nel sito dedicato alla riapertura)?
Una riapertura di questo tipo è monca e non ha senso. Va ripristinato l’originale tracciato e reso navigabile com’era un tempo. Martesana, conca dell’Incoronata, laghetto di San Marco, cerchia fino alla Darsena. Allora sì, ha senso…E, possibilmente, ricostruendo i ponti com’erano, e riportando quegli elementi architettonici che sciagurati nel 1929 hanno distrutto o spostato altrove. A partire dal ponte delle sirenette.
E, per favore, niente mattoncini stile Esselunga e ponti in metallo…Gli argini sotto il manto stradale dovrebbero esserci ancora…
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