Dimmi dove abiti e ti dirò chi sei. Già, perché trovare casa a Milano è sempre più complicato se non sei un rapper, un influencer, un calciatore o l’uomo più ricco del mondo.
I trend di crescita raccontano di una Lombardia che di fatto rappresenta il nono stato europeo come dimensioni del mercato immobiliare, un poco più del Belgio e poco meno della Polonia per intenderci. Mentre a Milano si registra un terzo degli investimenti immobiliari stranieri in Italia, grazie soprattutto al mercato degli alloggi di lusso. Ma guarda un po’.
Di conseguenza i prezzi sono cresciuti più o meno ovunque in tutta la città – si parla di quasi 5000 €/mq in media – sia nel centro sia in periferia. Insomma, trovare qualcosa a meno di 3.000 euro al metro quadro diventa un’impresa assai complicata. Così, chi non ha le disponibilità economiche di cui sopra, ma proprio non ne vuole sapere di stare in periferia – altrimenti che senso avrebbe venire a vivere a Milano? – si trova solitamente di fronte alle seguenti opzioni.
1. Quelli che vogliono vivere a tutti i costi in centro o nei quartieri cosiddetti trendy, che garantiscono le più varie opportunità di collegamento col mondo e la movida più cool, ma dove tocca accontentarsi di appartamenti microscopici che costano 3 volte tanto il loro valore effettivo. Qui rischi anche di pagare una stamberga 6000 euro al mq, per avventurarti poi in una ristrutturazione pari al prezzo della casa intera. Se va bene. Però sei al centro del mondo, e che cavolo, e la sera per divertirti ti basta scendere sotto casa.
2. Quelli che decidono al contrario di farsi una villetta fuori città in mezzo al verde. E’ un’opzione spesso prediletta da chi tiene famiglia, e sogna spazi grandi e un giardinetto dove crescere la prole. Salvo poi costringersi a estenuanti trasferte giornaliere in mezzo al traffico che rendono la casetta perfetta un agognato miraggio in settimana, e ad altrettanto snervanti scontri a fuoco con nugoli di zanzare succhiasangue nel week end.
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3. Scegliere quartieri più periferici ma considerati in crescita come Nord Loreto, che offrono prezzi ancora decisamente abbordabili promettendo al contempo di trasformarsi a breve nelle nuove zone cool di Milano. Un investimento per il futuro insomma, dove male che vada diventi comunque un “Noler”, e si trova tanta gente simpatica con cui fare una colazione in strada o posti alla moda per sistemare la bicicletta.
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4. Poi ci sono i cosiddetti Smart District, nuove cittadelle autosufficienti che sorgono in genere in mezzo al nulla, dove tutto quanto è smart. Smart gli appartamenti dominati dalla domotica, smart il parco urbano che ti permette di fare sport all’aria aperta a stretto contatto con la tangenziale, smart la palestra e la scuola, smart persino i cani, che possono godere di giardinetti differenziati a seconda della taglia. Ma non li raggiungi se non in macchina, e alla fine la tua vita si consuma lì, tra casa, scuola, palestra, perché mettersi nel traffico durante il week end dopo esserci stato già tutta la settimana non ti passa neanche per l’anticamera del cervello.
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5. Quelli che invece, cascasse il mondo, vogliono la casa proprio di fronte all’ufficio, ovunque esso sia, cosicché per andare a lavorare gli basta calarsi dalla finestra. Poi magari si ritrovano in posti come la Bicocca, una zona che ha prezzi ancora decisamente abbordabili, edifici e giardinetti nuovi e la metro lì a due passi. Certo devono piacere le forme cuboidali e accettare l’idea che nelle giornate grigie a volte si abbia l’impressione di vivere in un mondo in bianco e nero, ma tant’è.
6. Poi ci sono i “fortunati” che riescono a comprare una casa a prezzi calmierati in zone fighe, magari proprio all’ombra dei Boschi Verticali o a City Life. Salvo poi scoprire, troppo tardi, di dover aprire un altro mutuo per pagare le spese del Supercondominio, dove 20 piani più in alto, con concierge e videosorveglianza h 24, abitano appunto i rapper, le influencer e i calciatori di cui sopra.
7. Infine ci sono quelli che, sopraffatti dall’emergenza abitativa, decidono che tutto sommato forse è meglio andare in affitto. Salvo poi trovarsi in competizione con frotte di studenti fuori sede e lavoratori in trasferta, senza contare le migliaia di case ormai riservate esclusivamente ad Airbnb. Anzi, quasi quasi conviene andare a vivere nello scantinato e subaffittare casa al turista di passaggio, mettendo da parte i soldi per comprarsi finalmente qualche metro quadrato tutto per sé.
Servirebbe, insomma, un manuale di sopravvivenza abitativa. Perché è bello che Milano diventi sempre più splendida, ma se fra qualche anno saremo tutti costretti a vivere in cubicoli da 12mq come i francesi a Parigi, forse non è che sia poi questo gran progresso. A meno che qualcuno giunto a leggere fino a qui non abbia un’alternativa bella pronta da suggerire. Ogni consiglio è ben accetto.
ROBERTA CACCIALUPI
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