Sono sempre di più i viaggiatori nel mondo e a tutti sarà capitato di imbattersi alla reception con la celeberrima tassa di soggiorno.
Cos’è la tassa di soggiorno
Si tratta di un’imposta locale che si applica ai visitatori soggiornanti in città. La tariffa varia tra il 3 ed il 5% dell’intero costo dell’alloggio. Il suo prezzo dipende dalla tipologia di alloggio e dal rispettivo numero di notti che il visitatore sceglie di soggiornare. Il viaggiatore la può versare mediante contante oppure carta di credito e riceverà cosi la ricevuta di pagamento con voce “City Tax”.
Il limite massimo dell’imposta è 5€ a persona secondo la regolamentazione italiana. Unica eccezione, la capitale Roma, nella quale si raggiunge la cifra di 7€ a notte.
Ci sono tuttavia delle categorie esentate dalla City Tax: i cittadini minorenni, i residenti locali, persone con disabilità, accompagnatori turistici, forze dell’ordine e persone facenti parte di associazioni di volontariato.
La sua storia
Questa tassa nacque in Italia nel 1910, destinata al mantenimento delle strutture si richiedeva nei centri termali e nelle stazioni balneari.
Nel corso del tempo fu abolita e poi nuovamente reintrodotta nel 2009, anno in cui prese vita il Nuovo Federalismo Fiscale. Alla guida di questa devoluzione la legge del ministro Calderoli, la quale attribuisce alle regioni e agli enti locali maggiori competenze in materia di imposte.
Da allora è stato svolto tanto lavoro in Italia ed il risultato che lo dimostra sono i 1128 comuni aderenti che hanno scelto di applicare la City Tax.
Il gettito: vince Roma
È stato istituito dal centro di ricerca JFC un Osservatorio Nazionale sulla Tassa di Soggiorno: secondo i dati dell’ultima ricerca quest’anno i ricavi dalla tassa di soggiorno toccheranno quota 600 milioni di euro.
Roma è di gran lunga in testa con 130 milioni, seguita a grande distanza da Milano (45 milioni) Firenze e Venezia, che messe assieme portano il gettito della City Tax ad una cifra superiore ai 250 milioni di euro, pari al quasi 50% del gettito nazionale.
La città con il minimo più basso è rappresentata da Aosta, l’importo equivalente a soli 20 centesimi, mentre il valore massimo dell’imposta viene appunto attribuito alla città eterna.
La City Tax in Europa
La City Tax è diffusa in tutta Europa, e sono sempre più i paesi che decidono di applicare l’imposta. L’ultimo ingresso appartiene alla Grecia, la quale ha introdotto la tassa turistica solo quest’anno. Sicuramente questo contributo porterà liquido alle casse del paese.
Un altro esempio è Berlino: rappresenta una delle Città Stato più strutturate, la proposta per la City Tax è arrivata dal Senato ed è entrata in vigore dal 1 Gennaio 2014, dopo solo un anno dalla proposta. Con il 5% al prezzo totale del soggiorno si classifica per ricavi al primo posto in Europa.
Come vengono impiegati i fondi della City Tax
La tassa di soggiorno ha fatto tanto discutere tra gli albergatori, per questo serve fare molta chiarezza. Il ricavato viene versato dai viaggiatori alle strutture ospitanti che poi a loro volta lo versano al comune della città.
Non c’è ancora un sistema di trasparenza in merito all’utilizzo dei fondi, pertanto la tassa viene versata e risulta difficile trovare il riscontro.
I fondi in teoria sarebbero destinati al mantenimento delle infrastrutture ed allo sviluppo di iniziative che favoriscano il fattore turismo nel territorio, in contrario a quanto detto si ha il sospetto che spesso vadano a finire al compenso di alcuni scarsi e mal gestiti bilanci comunali.
Il disordine e la poca chiarezza su questa imposta dipendono quindi dalla sua gestione opaca. Le decisioni sulla sua impostazione vengono prese tra le mura delle amministrazioni comunali senza includere le associazioni di categoria. Servirebbe maggiore trasparenza da parte delle amministrazioni nel mostrare gli investimenti di questa imposta.
Il turismo è una cosa seria. Va fornita al viaggiatore maggiore informazione e consapevolezza, in termini di quello che poi rimane e prende il nome di Ospitalità.
ALBI HOXA
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