A volte basta un’occhiata. Si può essere tra i grattacieli di New York o nella giungla amazzonica. Ma chi viene da Milano riesce sempre a farsi riconoscere.
Come RICONOSCERE in tutto il MONDO chi è di MILANO
# Prima di tutto le scarpe
Prima di tutto le scarpe: Blundstone in inverno, Birkenstock d’estate. I milanesi li riconosci da qui e 9 volte su 10 ci azzecchi. Sono le loro scarpe preferite perché sanno di impegno sociale e disimpegno glamour.
In effetti sono di una comodità mostruosa, io le indosso, tu le indossi, egli le indossa…ovunque e sempre, anche all’happening di presentazione di quell’amico artista, soprattutto all’happening di presentazione di quell’amico artista! Agli eventi elegantini noi ci andiamo colle scarpe disimpegnate, perché anche noi vogliamo sentirci un po’ artisti e anticonformisti come lui, che dipinge en plein air. E allora tac, scatta la scarpa della Tasmania. Né di destra né di sinistra, né elegante né stracciona, quella via di mezzo democristiana che sta bene su tutto e da quando il produttore ha capito l’andazzo, te le fa pagare come l’occhio di un Ciclope.
# I milanesi li riconosci in aeroporto
I milanesi li riconosci anche in aeroporto: precisini e pignoli sono i primi a mettersi in fila all’apertura degli imbarchi, con tanto di carta d’identità e biglietto pronto tre ore prima, sia mai che il bagaglio a mano me lo mettono in stiva perché sono arrivato ultimo.
Nell’attesa li vedi girare come zombie assetati di caffè e la conferma che sono proprio di Milano arriva quando vanno al banco e chiedono: “Caffettino e brioche vegana.” Per prima cosa in Italia si dice “cornetto” ma noi si sa, siamo sempre un po’ più chic. E poi noi di Milano ci aspettiamo che in ogni buco di culo del mondo i servizi siano esattamente come a CityLife, che se anche si presentasse un cannibale, c’è il cornetto per cannibali ripieno.
# L’inconfondibile diminutivo
Ma è soprattutto il “caffett-ino” a rivelare la nostra origine menegh-ina. Il pasticc-ino, il bicchie-rino, lo spaghett-ino, la nuotat-ina, la sigarett-ina, la vacanz-ina…è tutto “inizzato” chissà perché!? Boooo. Manco fossimo un branco di Lillipuziani.
– “No, la vegana non c’e’…”
– “Ah”
Allora il milanese fa un po’ il broncio, anzi il broncino. Cogli occhi di Lady Diana e la voce di un Chihuahua sodomizzato chiede “allora solo caffè”, ma “…me lo fa schiumato?”. Non si molla niente all’improvvisazione.
# Le 18 e 47
C’è un altro modo poi per sgamare subito un milanese e cioè dargli un appuntamento. Lui, o lei, diranno: “Allora ti potrebbe andare bene…” – con la “e” chiusa-chiusissima come le tintorie al lunedì mattina- “…ti potrebbe andare bene alle 18.47 là?” Ma che razza di orario è le 18.47??
I romani soprattutto ci impazziscono, perché loro come orologio usano la clessidra e non esiste che “davero davero” tu milanese possa seguire il tempo in un modo così rigido che nemmeno a Sparta. E invece no, qui a Milano questi orari sono normali e ci si imbruttisce anche un poco se l’amico sfora i 15 minuti di ritardo accademico senza avere mandato manco un vocale, da ascoltare in 2x che non c’è mai tempo da perdere. E se poi l’amico dice “bella zia” anche lui è di Milano sì, ma di periferia.
Continua la lettura: le 7 parole per mimetizzarsi da milanese
TIZIANA BIANCHI
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Brava tizy, continua così. Da friulana mi riconosco milanese dopo ormai 70 di vita milanese . Quante cose son cambiate e vissute dal 1954 a oggi . Milano ti offre tutto , dalla scuola ,alla cultura ,all arte divertimento e modernità ,dalla moda al modo d’essere sono cittadina del mondo . Grazie Milano
Mai frequentato imbecilli del genere grazie a dio
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