Il Giardino delle Culture di via Morosini è un giardino condiviso nato dopo l’Expo del 2015. E’ stato realizzato al posto di un’autorimessa abbandonata, demolita anni fa: invece di realizzare un progetto immobiliare l’area è stata ripulita per renderla fruibile dai cittadini e la parete che delimita il giardino è stata ricoperta da un’installazione iconica di Milo, spesso soggetto di fotografie.
Le panchine del padiglione tedesco di Expo
La rinascita di questo luogo è avvenuta grazie ad un mecenate che ha deciso di donare 160.000 euro per dare nuova vita a questa piccola area abbandonata nei pressi di Corso XXII Marzo.
Oltre a alberi e percorsi di giochi per bambini dipinti sul pavimento sono state posizionate alcune sedute tra cui le panchine presenti nel padiglione della Germania durante l’Expo2015.
Il Giardino delle Culture ha fatto parte del “District Franco Parenti” durante il fuori salone con un’installazione container “la stanza del silenzio”, ha ospitato rassegne jazz, realizzato corsi per aggiustare biciclette e altre attività di condivisione come il cinema all’aperto.
La nuova vita dopo lo stop
A seguito dei primi 3 anni di operatività, il rinnovo della concessione per la gestione dello spazio ha subito un brusco stop a causa di contrasti inconciliabili tra le associazioni che lo gestivano, ponendo fine all’accordo nel 2018.
Dopo qualche mese di abbandono, il Municipio 4 ha trovato un nuovo sponsor riunendo un altro gruppo di associazioni, alcune di loro storiche, per far rinascere nuovamente questo luogo di aggregazione.
La nuova gestione consentirà di ospitare servizi di sharing economy, svolgere una funzione di ‘conciergerie di strada’ attraverso la raccolta delle esigenze degli abitanti del quartiere, a cui si cercherà di dare una soluzione, ma sarà anche un collettore di segnalazioni di criticità da condividere con i servizi sociali.
Inoltre mostre, concerti, eventi culturali e formativi, cinema, moda, teatro tutto sotto la direzione artistica del designer Mario Prandina, che coordinerà anche l’arredo e l’allestimento artistico dello spazio.
FABIO MARCOMIN
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