Il panettone risale ai tempi in cui a Milano c’era Leonardo Da Vinci. Ma questa volta lui non c’entra, così almeno sembra.
Il «Pan di Toni»: la storia curiosa dell’errore da cui è nato il panettone
Lo zampino ce lo mise invece il cuoco al servizio di Ludovico il Moro. Incaricato di preparare un pranzo di Natale dimenticò il dolce nel forno, da cui lo estrasse quasi carbonizzato.
A quei tempi c’era poco da scherzare: per errori come questi si rischiava la testa, ma il cuoco sbadato mentre era in piena disperazione venne savato dall’intuizione di un giovane sguattero di nome Toni che gli propose: «Con quanto è rimasto in dispensa – un po’ di farina, burro, uova, della scorza di cedro e qualche uvetta – stamane ho cucinato questo dolce. Se non avete altro, potete portarlo in tavola».
Il cuoco seguì il consiglio e portò il dolce ai convitati. Ludovico lo fece chiamare e lui si preparò al peggio, temendo una dura punizione. Altro che punizione! I commensali erano entusiasti e il duca gli chiese il nome di quel dolce così buono. «L’è ‘l pan del Toni», rispose il cuoco. Da allora il “pane di Toni”, ossia il “panettone, è diventato il dolce di Milano.
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NESSUNO A MILANO SI E’ MAI CHIAMATO TONI, PER LO MENO TRA I NATIVI, PERCHE’ DA SECOLI IN MILANESE TONI VUOL DIRE STUPIDO. CHI PER L’ANAGRAFE ERA ANTONIO VENIVA CHIAMATO ANTONI O TOGNIN, TOGNELLA.
TONI DIMINUTIVO DI ANTONIO ERA UNA DIZIONE DEL TREVIGLIESE DOVE L’IDIOZIA COLPIVA PER VIA DI CARENZE ALIMENTARI CHE IN PASSATO PERO’ NON CONOSCEVANO E QUINDI RITENEVANO QUESTA CARATTERISTICA UN ARCHETIPO LOCALE. E LO SCEMO PER ANTONOMASIA ERA “EL TONI”.
E SE DIRE A UN FAMILIARE “FA MINGA EL TONI” POTEVA ESSERE UN FATTO SCHERZOSO APOSTROFARE UNO SCONOSCIUTO DICENDOGLI “”TE SET UN TONI” OPPURE “LU L’E’ UN GRAN TONI” ERA UN’OFFESA BELL’ E BUONA. QUINDI NIENTE PAN DEL TONI.
L’ACCRESCITIVO SOSTANTIVALE “ON” PRONUNCIATO “UN” IN MILANESE HA VALORE ANCHE QUALITATIVO PER CUI UN RISOTTON PUO’ CERTO INDICARE UNA PORZIONE GENEROSA MA VUOL DIRE SOPRATTUTTO UN RISOTTO BEN CUCINATO.
VARREBBE ANCHE PER PANATON, MA C’E’ UN PROBLEMA. IN MILANESE PAN INDICA IL PRODOTTO MA NON LE PEZZATURE DETTE MICCH, MICHETT, MICON. INDICARE UNA PAGNOTTA DOLCE CON PANATON SECONDO ALCUNI LINGUISTI E’ IMPROPRIO. IL VOCABOLO DERIVEREBBE DA PANETT, CHE PUO’ ESSERE LA QUANTITA’ DI IMPASTO MESSA NELLO STAMPO. PERO’ IN MILANESE PANETT E’ ANCHE UN FAZZOLETTO RIPIEGATO!
AL DI LA’ DELLE DISPUTE ACCADEMICHE RESTA IL FATTO CHE LA DIZIONE PIU’ ANTICA RISCONTRATA E’ “PANATON (SCRITTO ANCHE CON DUE T) DEL DI’ DE NADAA” E RISALE AI TEMPI DEL GIOVANE DON LISANDER E DI CARLIN PORTA.
QUESTO PANDOLCE HA UNA CONNOTAZIONE FORTEMENTE RELIGIOSA. AL RITORNO DALLA MESSA DI MEZZANOTTE (NOI LOMBARDI ANZICHE’ MANGIARE SI ANDAVA IN CHIESA) IL CAPO FAMIGLIA BENEDICEVA IL PANETTONE TRACCIANDO UN SEGNO DI CROCE SULLA SUA CUPOLA, CHE SE E’ BEN FATTA LA SUGGERISCE. POI NE DAVA DEI BOCCONI (NON SI AFFETTAVA MAI) AI FAMILIARI CHE LI INZUPPAVANO IN UNA TAZZA DI LATTE CALDO ARRICCHITO CON CAFFE’ E O CACAO. LA CERIMONIA VENIVA RIPETUTA IL MATTINO AL RISVEGLIO DI CHI COME I BAMBINI NON ERA ANDATO IN CHIESA.
NEL POMERIGGIO SI FACEVA MERENDA CON PEZZI DI PANETTONE – SEMPRE SBOCCONCELLATI – INTINTI IN CREME CON BASE LIQUOROSA PRESENTATE IN TAZZE.
ERANO IL CAULATT, LA ROSSUMADA, LO ZABAJONE, LA BARBAJADA, MA NON IL MASCARPONE PERCHE’ COME LO SPUMANTE UCCIDE IL SAPORE DEL PANETTONE.
SI BEVEVANO DA PICCOLI BICCHIERI GLI STESSI LIQUORI PRESENTI NELLE CREME ED ANCHE VINI PASSITI E AROMATICI (VERMOUT). QUEST’ABITUDINE, ORMAI CONFINATA A POCHE FAMIGLIE, SUGGERI’ ALL’INDUSTRIA I PANETTONI FARCITI SVILUPPATI POI ANCHE DEI PASTICCERI CON PRODOTTI SICURAMENTE SQUISITI MA CHE DI PANETTONE HANNO MOLTO POCO.
E PER GLI F205 COME ME IL PANETTONE E’ QUELLO FATTO CON FARINA, BURRO, ZUCCHERO, UOVA, UVETTA, SCORZE CANDITE DI CEDRO E ARANCE E LIEVITO. PUNTO.
IL PANETTONE ANDREBBE SERVITO FUORI PRANZO E INTIEPIDITO PER DIFFONDERE IL BURRO IN TUTTO L’IMPASTO. INOLTRE UNA VOLTA SI USAVA TOSTARE QUELLO AVANZATO RACCHIUDENDO POI I PICCOLI PEZZI OTTENUTI IN SCATOLE DI LATTA DOVE POTEVANO RESTARE A LUNGO COME I COMUNI BISCOTTI.