Ascesa e caduta di Pasquino Cappelli, dignitario dei Visconti di Pavia e poi di Milano, accusato di tradimento e murato nel Castello pavese. Era innocente
La vera storia dell’uomo MURATO (vivo) nel castello di PAVIA
# Il castello Visconteo doppio
Vi siete mai chiesti perché, ad una prima occhiata, i castelli di Milano e di Pavia sembrano così simili?
Semplice: sono entrambi stati costruiti dalla famiglia Visconti, nel periodo più splendente del loro governo su queste due città.
Il castello di Pavia sorge nel 1360 per volere di Galeazzo II Visconti e resta nella disponibilità della famiglia fino al 1413, grazie a Filippo Maria.
Il fratello di Galeazzo II, Bernabò Visconti, è invece l’artefice della conquista di Milano e dell’insediamento della sua corte nei resti del castello di Porta Giovia (Porta Zobbia).
Tra i due fratelli intercorrono rapporti burrascosi, così Galeazzo II decide di portare la sua corte a Pavia, dopo averla conquistata.
Avvalendosi delle migliori tecniche dell’epoca, ispirato dall’atmosfera rinascimentale ormai pienamente acquisita, il Visconti di Pavia da vita ad una residenza di gran pregio, le cui meraviglie e abbellimenti possiamo ammirare ancora oggi.
Contemporaneamente nasce la dinastia Viscontea di Pavia.
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# I Visconti di Pavia e Pasquinio Cappelli
Galeazzo II crea una corte raffinata, abbellita dai migliori artisti e architetti del Rinascimento, alcuni chiesti alle altre signorie lungo il territorio italiano, regalando prestigio alla corte grazie agli inviti e le partecipazioni di illustri letterati, come Petrarca.
Pasquino Cappelli è indicato come un attivo artefice dell’impronta umanista a Milano.
L’ufficio che si occupa di tenere tutti questi rapporti per la corte Viscontea, è quello del Cancelliere, che dal 1373 è occupato da Pasquino Cappelli.
Il Cappelli proviene da una famiglia di Cremona e segue le orme del “dominus”, quel Baldassarre Cappelli indicato come fine giurista: anche Pasquino si indirizza alla pratica del diritto, diventando Notaio.
Inizia la carriera proprio con Galeazzo II e resta al suo ufficio anche con il figlio Giangaleazzo Visconti, migliorando la sua posizione servendo il Visconti che crea le condizioni per una forte espansione del suo casato.
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# Per Pasquino Cappelli, fine di una brillante carriera
Il notaio Cappelli è in pratica sempre col principe, ne promulga ogni desiderio e mette in pratica ogni suo ordine. Pasquino Cappelli è a tutti gli effetti, la voce di Giangaleazzo Visconti fuori dalla corte.
Giangaleazzo eredita dal padre anche i cattivi rapporti col ramo “milanese” della famiglia e prende di mira lo zio Bernabò, al quale sottrae il dominio su Milano con un inganno, diventando Duca di Milano, iniziando ad espandere le sue mire territoriali con una serie di campagne militari.
Durante la guerra contro Mantova, nel 1398, i Ducali Pavesi si ritirano improvvisamente dall’alleanza con Milano, a seguito di un ordine arrivato via lettera recante firma e sigillo di Giangaleazzo Visconti, causando la sconfitta dello stesso a Governolo.
Per la sua posizione di prestigio, Pasquino Cappelli fu accusato di aver scritto quella lettera, falsificandola, come segno di tradimento.
Le conseguenze sono terribili: Cappelli viene privato di ogni titolo, della posizione e tutti gli averi sequestrati.
# Spogliato e murato vivo
La spogliazione di Pasquino Cappelli è anche letterale: l’uomo viene completamente denudato, coperto con una pelle di animale ancora calda, quindi murato fino al collo nelle mura del castello di Pavia.
La testa lasciata fuori per poterlo ascoltare in interrogatorio, Cappelli viene anche nutrito per circa 20 giorni, in modo da esser tenuto in vita e visitato dal Visconti, che ogni giorno va a chiedere la confessione al presunto traditore.
Cappelli non confessa e, trascorsi questi terribili giorni di agonia, la pelle dell’animale si asciuga, stritolando il poverino fino a provocarne la morte.
A quel punto Giangaleazzo Visconti ordina che i resti di Pasquino Cappelli vengano murati del tutto, trasformando il muro del castello di Pavia nella tomba eterna del traditore.
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# Riabilitare un innocente?
Anni dopo, quando Giangaleazzo firma una tregua con Mantova, viene a sapere che il tradimento di Governolo è stato architettato dai mantovani stessi, che erano riusciti a falsificare la firma e il sigillo Visconteo, per indurre all’errore gli alleati di Pavia.
Seppure molto sconvolto per aver ingiustamente fatto condannare a morte un amico innocente, Giangaleazzo Visconti non ordina mai di riesumare le spoglie di Pasquino Cappelli dalle mura del castello Visconteo di Pavia, forse per non dover mai ammettere in pubblico il proprio errore.
L’uomo resta ancora oggi murato da qualche parte nelle mura della bella residenza viscontea a Pavia, senza che nessuno sappia l’ubicazione precisa.
L’unica parte delle mura ormai perdute, quelle al lato nord, sono state distrutte dai francesi nella prima metà del 1500. Se fosse stata quella la dimora di un innocente Pasquino Cappelli, avrà trovato pace e sepoltura?
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Fonte: Pavia e Dintorni
LAURA LIONTI
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