L’AUREA REPUBBLICA AMBROSIANA: i tre anni di AUTOGOVERNO di Milano

L'Aurea Repubblica Ambrosiana: una storia poco citata ma degna di essere ricordata

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Credits: my-liebig-collection.it Figurina storica

A cavallo tra la dinastia dei Visconti e degli Sforza, in uno dei periodi di splendore storico, Milano porta alla ribalta il miracolo politico della libertà, con un esperimento civico che vede i cittadini cimentarsi con l’esercizio della sovranità.

L’AUREA REPUBBLICA AMBROSIANA: i tre anni di AUTOGOVERNO di Milano

# “La città non riconosce alcun superiore, è governante di sé stessa”

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Figurina storica

«Civitas superiorem non recognoscens est sibi princeps» ovvero “la città non riconosce alcun superiore, è governante di sé stessa”. Con questo spirito e questo motto alcuni cittadini, tra i più ispirati e facoltosi, guidarono, nel 1447, Milano all’auto governo repubblicano. L’esigenza si è creata con la morte improvvisa di Graziano Maria Visconti che, venuto a mancare improvvisamente e senza eredi, crea un vuoto di potere giurisdizionale che fa gola a molti.

Tra i pretendenti, alcuni nemici dei Visconti e dominatori stranieri. La novità introdotta dall’Aurea Repubblica Ambrosiana, impedisce ad esempio all’Imperatore di annettere Milano come uno qualunque dei feudi dell’Impero.
Lo spirito della libertà, mai dimenticata dal popolo milanese, solo assopito durante il dominio visconteo, sfocia in un autogoverno che si ispira ai tempi del libero Comune.

Il tentativo ha vita estremamente breve, soli 3 anni, ma pone una seria ipoteca ideologica sulla portata della Repubblica Ambrosiana «dimostrando con l’esempio più luminoso che la causa del carattere dei popoli è il [proprio] governo, cioè che l’energia civica è all’origine di tutti i periodi di grandezza dello spirito umano» (Cit. F. Chabod, Studi di Storia del Rinascimento).

# La forma di Governo

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vessillo repubblica ambrosiana

Il 14 agosto 1447, alcuni cittadini tra cui Innocenzo Cotta, Antonio Trivulzio e Giorgio Lampugnano, convocano il popolo all’Arengo e proclamano la Repubblica Ambrosiana. Il governo è retto da 24 Capitani e Difensori della Libertà e dal Consiglio dei 900, composto da rappresentanti delle contrade popolari, scelti in numero di 150 per ognuna delle 6 porte cittadine. Ciò spinge i Capitani ad avere un’approvazione dal basso, per ricercare autorevolezza e riconoscimento nelle forme giuridiche di allora, quella imperiale come quella delle città rivali di Milano.

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Per evitare l’instaurazione di nuove dinastie, queste cariche avevano durata molto breve. Una tale decisione è stata tra le prime cause del fallimento della Repubblica Ambrosiana, perché ha creato le basi per una grande instabilità politica e decisionale.

# Gli errori e i successi dell’Aurea Repubblica

Gli errori pagati più cari, sono due. Primo: la volontà dei Capitani di mantenere il potere su tutto il territorio del Ducato di Milano, mentre tutte le città desideravano, per sé stesse, la piena autonomia da un’autorità centrale come il consiglio del governo di Milano. Fa inoltre brutta mostra di sé il rogo dei libri delle biblioteche Viscontee che, oltre a distruggere fonti storiche di inestimabile valore, lascia, a questo esperimento politico, una reputazione indegna del grandissimo valore che invece ricopre.

I successi più significativi, invece, sono la pace con Venezia e l’istituzione di una moneta propria, l’Ambrosino Milanese, un soldo “grosso” d’argento, più pesante delle monete rivali dell’epoca, il cui cambio darà il via ad uno strapotere economico del nuovo Ducato, una volta che verrà conquistato e condotto da Francesco Sforza e suo figlio Ludovico.

# Caratteristiche peculiari

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Territorio

La Repubblica Ambrosiana è un periodo storico letteralmente sottovalutato, sia dai libri di storia moderni che da noi milanesi. È opinione diffusa di storici importanti che il successo di questo “esperimento” avrebbe condotto all’unificazione dell’Italia molto prima dei tempi effettivamente avvenuti ma, cosa importantissima, molto prima dell’unificazione di altre super potenze europee. Il triennio 1447-1450 di Milano meriterebbe una trattazione storica ben più appropriata di quella riservata fino ad oggi.

I Capitani e Difensori delle Libertà decidono la propria forma giuridica con un taglio moderno, con regole scritte nel solco del diritto e percepite come tali sia dalla popolazione che dai rivali imperiali e altri organismi statali italiani, risultando una novità assoluta per quel tempo. I milanesi auto proclamano la propria autonomia (libertas) dall’Impero che, saputa della morte di Visconti e della mancanza di eredi o lasciti testamentari, tenta finalmente di estendere il potere su Milano, spina nel fianco da secoli.

# Dalla Signoria dei Visconti a quella degli Sforza

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Francesco Sforza

L’esperienza della Repubblica Ambrosiana, derivante burocraticamente dall’ordinamento Ducale visconteo, tenta dunque di stabilire tanti punti di connessione quanti sono i centri di potere che si allungano e minacciano Milano, senza dimenticare di includere nel governo il primo e più importante livello: la popolazione di Milano. La scelta dell’esercizio delle forme di potere deriva dalla matrice operativa signorile e ducale, ma la flessibilità istituzionale cercata (per evitare una nuova Signoria) finisce per consegnare Milano all’instabilità politica. 

Diventa necessario difendere Milano con le armi e per farlo viene ingaggiato il più valoroso soldato di ventura, quel Francesco Sforza, signore di Cremona, che dopo una serie di vicissitudini, si rivolta contro i Capitani e tradisce Milano, per poi conquistarla dopo un assedio e ne diventa Signore.

# Quell’indomabile voglia di libertà

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palazzi governo

La Repubblica Ambrosiana e la sua consistenza effimera restano relegate ai margini della successione Visconti-Sforza, mentre bisognerebbe iniziare a pensare che abbia inciso in maniera significativa sulla vita signorile «plasmando nuove strutture ed avviando importanti processi di trasformazione» (cit. S.M. Natale “La Repubblica Ambrosiana 1447-1450”). Il più importante processo di trasformazione, è il risveglio di quell’indomabile voglia di libertà che Milano rappresenta ancora oggi, dopo che «la lunga servitù avvezza e dispone [le persone] alla servitù, perché li disarma di quella generosità d’animo, che sarebbe necessaria a sottrarvisi» (Cit. Rosmini, “Dell’Istoria di Milano”)

È nel destino di Milano, la caratteristica di anticipare e dettare nuove forme di governo, anche per il futuro?

Per un maggiore approfondimento: “La Repubblica Ambrosiana (1447-1450) – Aspetti e problemi” di Marina E. Spinelli

Continua la lettura con: 3 IDEE per MILANO, se avesse l’autonomia delle città stato INTERNAZIONALI

LAURA LIONTI

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Laura Lionti
Tecnico del suono milanese, nata da milanesi importati dalla Sicilia. Il mio quartier generale è sempre stato il Gallaratese con i suoi giardini e il verde, difeso a volte a spada tratta. Sogno che Milano si candidi a luogo ideale per creare un laboratorio a cielo aperto che ricerchi e trovi la soluzione per le Smart Cities, Città e comunità sostenibili: obiettivo 11 degli SDGs