Le abbiamo sempre avute davanti agli occhi, ma diciamoci la verità: in quanti ricordano esattamente le statue di animali che ci sono a Milano? Perché sono molte, alcune nascoste, altre invece talmente famose da essere diventate dei veri e propri punti di riferimento della città. A quattro zampe, con le fauci, con la coda o quant’altro. Eppure sono sicuro che qualcuna ve la siete persa. Andiamo a ritrovarle assieme.
Le storie curiose delle STATUE di ANIMALI a Milano
# I cerbiatti dei Giardini pubblici Indro Montanelli
I Giardini Pubblici oggi dedicati al giornalista Indro Montanelli, che amava sedere sulle panchine dei giardini e che è ricordato da una statua, sono un’ampia area verde realizzata sotto il governo austriaco alla fine del Settecento dall’architetto Piermarini, lo stesso che progettò il Teatro alla Scala. Sempre utilizzati come verde pubblico, videro col tempo sorgere delle voliere, quindi gabbie per cervi, daini, scimmie e, successivamente, per animali feroci, costituendo lo zoo di Milano, molto piccolo, poco adatto agli animali e, fortunatamente, chiuso nel 1992. Proprio qui, vicino al Museo di storia naturale, troviamo due simpatici cerbiatti-statua, idoli indiscussi dei bimbi in visita al Museo e di tanti curiosi di tutte le nazionalità.
# Il gatto e la volpe in Corso Indipendenza
Il Pinocchio della Madonnina, come venne presto battezzata, è una statua realizzata nel 1955 ed inaugurata l’anno dopo nei pressi dei giardinetti adiacenti a Corso Indipendenza. La statua ritrae Pinocchio diventato bambino che osserva il corpo inanimato del burattino e ai suoi lati sono raffigurati gli inseparabili antagonisti del protagonista della celebre fiaba di Carlo Collodi: il gatto e la volpe. Quelli che nel lungometraggio del 1972 di Luigi Comencini (fra i cui interpreti ricordiamo il grande Nino Manfredi) erano interpretati dagli spassosissimi Ciccio e Franco.
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# Le lumache colorate in piazza XXIV Maggio
Passeggiando in Piazza XXIV Maggio, ventricolo pulsante dei Navigli, si nota la presenza un po’ strana di lumache giganti colorate, prese d’assalto sia dai bambini che dagli adulti. Questa curiosa installazione è opera del gruppo Cracking Art costituito da artisti internazionali che creano opere d’arte utilizzando materiali riciclati e con soggetti quasi sempre legati al mondo della natura. Le lumache sono una metafora: rappresentano la giusta lentezza che porta alla meta finale, al contrario della frenesia che caratterizza la nostra odierna società (soprattutto in una città come la nostra). L’installazione è molto divertente e questi animali sono un po’ sparsi per la piazza in colori sgargianti.
# Lo Spinosauro del Museo di Storia Naturale
Vicino al Museo di storia Naturale di Milano (Porta Venezia) è possibile ammirare una riproduzione dello Spinosaurus aegyptiacus, un “gigante” vissuto 95 milioni di anni fa, il cui aspetto è stato scoperto recentemente. Il team di ricerca internazionale – tra cui i paleontologi Nizar Ibrahim e Paul Sereno della University of Chicago; Cristiano Dal Sasso e Simone Maganuco del Museo di Storia Naturale di Milano e Samir Zouhri dell’Université Hassan II Casablanca (Marocco) – ha scoperto nello Spinosaurus tutta una serie di adattamenti acquatici precedentemente sconosciuti tra i dinosauri. Pare infatti che questo dinosauro fosse capace dii cacciare anche in ambiente acquatico, ed era più grande del Tirannosauro (oltre i 16 metri di lunghezza), rappresentando quindi uno dei più grandi carnivori viventi scoperti sulla Terra. Perché il simpatico e mastodontico Brachiosauro, se vi ricordate Jurassic Park, era vegetariano.
# Il cavallo stanco in Piazza Missori
Anche se non siete mai andati a caccia di destrieri tra le strade di Milano, avrete sicuramente notato quello di Garibaldi in Largo Cairoli e, ovviamente, quello di Vittorio Emanuele II in piazza Duomo. Entrambi sono grandi, belli e trionfanti, come se fossero pronti a partire per una galoppata. A conquistare il cuore dei milanesi, però, non sono loro. Il cavallo più amato è quello di piazza Missori: piccolo e stanco. Oggi è difficile immaginare l’importanza dei cavalli nella vita dell’Ottocento eppure fino a un secolo fa questi animali rivestivano un ruolo rilevante, in tempo di pace come in guerra. La vittoria in battaglia dipendeva in gran parte dalla loro forza. Il monumento di piazza Missori, dunque, non celebra solo il cavaliere (Giuseppe Missori, ufficiale garibaldino e protagonista delle Cinque Giornate di Milano) ma anche quell’animale tenace e fedele. Un tempo, quando i milanesi vedevano qualcuno stanco o giù di corda gli dicevano: “Te me parèt el cavall del Missori”.
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# Il micio misterioso in Corso Monforte
Con tanto di coda attorcigliata e simpatici baffetti, il gatto di corso Monforte a Milano non incute alcun timore, anzi, è una caratteristica figura in grado di infondere una gran simpatia. Più che una statua è una sagoma: non si tratta di un gatto in carne e ossa, bensì di una straordinaria opera d’arte in ferro battuto. A quanto si narra, un tempo, quasi a tenergli compagnia, vi era anche un topolino, anch’esso realizzato in ferro, ma si racconta che, in un attacco di fame, il gatto nero lo abbia mangiato. Fatto sta che il topolino non è più presente. Pur non essendo particolarmente visibile, l’opera realizzata proprio nei pressi del portone appartenente a questo stupendo palazzo milanese in stile liberty è divenuta una curiosa meta turistica. Non a caso, il gatto nero di Corso Monforte a Milano sovverte ogni tipo di scaramanzia: anche il più superstizioso non potrà fare altro che restare ammirato dalla sua presenza.
# Il leone in Piazza V Giornate
Non solo Venezia e la celeberrima Piazza San Marco possono vantare statue di leoni: il re della foresta, presente già in Piazza Duomo, è raffigurato anche sul monumento alle cinque giornate di Milano che si trova nella piazza omonima. Sull’imponente obelisco, opera di Giuseppe Grandi, il leone in questione rappresenta il popolo che insorge. Ciò che forse è meno noto è che quel leone è esistito veramente e che suo malgrado, si prestò a modello per l’eccentrico scultore scapigliato. La storia ci narra infatti che circa cinque anni dopo avere vinto il concorso pubblico per il monumento, il Grandi, pignolo e maniacale per i dettagli, si recò ad Amburgo per comprare da un circo in liquidazione, Borleo, un anziano e mansueto leone.
Giunto a Milano in treno, l’animale viene trasferito a casa dello scultore, così da poter cogliere in ogni momento la ferocia e la fierezza che gli occorrevano. Ma i giorni passavano e Borleo non ruggiva. Dopo tanti anni trascorsi in una gabbia il vecchio felino ormai nulla aveva più a che vedere con l’indomito re della foresta. Il Grandi, con la foga e la passione che lo contraddistinguevano, dopo un consulto con esperti decise di applicare al povero animale un clistere rudimentale, e in quel momento il leone lanciò un tale ruggito che tutti i presenti fuggono terrorizzati. Tutti tranne uno: il Grandi che, raggiante di gioia, cominciò finalmente a disegnare su un foglio lo schizzo della scultura che ha reso Borleo immortale.
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CARLO CHIODO
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