Bartolomeo Colleoni è stato uno dei capitani di ventura che hanno fatto la storia del Lombardo Veneto. La sua vita è stata non solo avventurosa ma ricca di aspetti curiosi. Così come leggendario è il suo rapporto di amore e odio con Milano.
Nacque nel 1395 a Solza sulle rive dell’Adda e nella sua vita fece spesso dei giri di valzer in particolare tra Venezia e Milano che allora spesso erano in guerra. Dopo il 1441 le sue grandi vittorie conseguite al comando delle truppe veneziane, lo portarono alla corte del duca di Milano che gli offrì insieme all’esercito un intero castello. Dopo la fine dei Visconti fu alla guida dell’esercito della Repubblica Ambrosiana degli Sforza, con cui sconfisse i francesi e il duca d’Aosta.
Nel momento del suo massimo fulgore sorprese i milanesi passando dalla parte dei veneziani con cui rimase fino alla morte. Fu questo un tradimento imperdonabile per i milanesi che lo definirono il «mazore traditore che mai portasse corraza.».
Oltre alle sue numerose vittorie la sua vita è stata costellata di episodi bizzarri. Innanzitutto il suo cognome divenne il suo vessillo. Si riferiva ai testicoli e per lui fu sempre un vanto, come attesta il simbolo da lui scelto per la sua casata, tre coppie di testicoli, e il grido di battaglia “Coglia!”, “Coglia!”, ossia “Coglioni!” che usava per aizzare i suoi soldati.
Anche se fu sempre legato alla sua adorata Tisbe Martinengo, ebbe otto figlie tutte femmine da cinque donne diverse e le riconobbe tutte, non solo, le fece crescere nel suo castello insieme alla moglie. Come testimonia il nome del castello in cui visse e morì, il castello di Malpaga, fu sempre molto attento ai quattrini, lamentandosi duramente quando questi non erano all’altezza delle sue aspettative.
Eppure fu anche un grande mecenate, in particolare fondò il Luogo Pio della Pietà Istituto Bartolomeo Colleoni, per fornire una dote alle fanciulle povere e illegittime nate in territorio bergamasco, al fine di facilitarne un legittimo matrimonio.
Anche dopo la sua morte il Colleoni continuò a farsi notare. Seppellito all’interno della Cappella del Colleoni in pieno centro di Bergamo alta, secoli dopo la sua morte la tomba fu scoperchiata e non si trovò alcuna traccia dei suoi resti. Si provò a cercarli ovunque ma invano. Solo di recente, durante un restauro sotto la base della tomba si sono trovate le sue ossa con il simbolo del suo casato tra le mani. Aveva disposto di essere nascosto sotto la tomba per evitare di essere ritrovato dai suoi nemici.
ANDREA ZOPPOLATO
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