Una figura importante come San Carlo Borromeo ha avuto un effetto assai significativo sul suo tempo, anche al di là di semplici confini geografici, come dimostrato anche da un suo importante progetto culturale.
Anche quando delle situazioni imprevedibili lo hanno portato al centro della scena lontano dalla “sua” Milano, il Borromeo ha agito con umiltà e umanità (fedele al suo motto cardinalizio), che recitava Humilitas.
Cosa lega Oria, nel brindisino, a Carlo Borromeo?
Nello specifico, il collegamento tra Oria, città nel brindisino, (peraltro, Brindisi annovera anche Via San Carlo Borromeo, a riprova dell’impatto e del legame forte tra il Santo e la zona) ed il Cardinale Borromeo dimostra esattamente quanto asseriamo.
Nel 1562, Filippo II di Spagna assegnò il feudo di Oria (si trattava, nello specifico, di un Principato) al Conte Federico Borromeo, fratello del Santo. Tuttavia, il Conte Federico morì poco dopo di malattia, senza eredi, per cui il feudo passò a Carlo. Quest’ultimo, anche se non ebbe mai a recarsi personalmente sul posto (fu infatti il suo Procuratore a prendere possesso del feudo il 21 aprile del 1565), richiese sempre rapporti dettagliati ai suoi uomini presenti in loco.
La gestione del feudo di Oria voluta da San Carlo Borromeo fu assai apprezzata dalla popolazione locale; era però destinata a durare poco, in quanto, nel 1569, il Borromeo stesso decise di cederlo al Re di Napoli per la bella cifra di 40mila scudi, che fu poi adoperata per alleviare gli effetti di una carestia che affunestò Milano in quel periodo.
La vendita del Principato è anche commemorata da uno dei cosiddetti “Quadroni di San Carlo” presenti in Duomo (vengono esposti ogni novembre, dato che il giorno 4 di quel mese ricorre appunto S. Carlo) precisamente quello intitolato Il Santo vende il Principato d’Oria.
All’indomani della canonizzazione del Borromeo, Oria ed alcune città vicine elevarono il Santo al rango di Compatrono. Diversi Seminari sono a lui dedicati ed il suo culto è assai sentito nell’area fra Brindisi, Taranto e Lecce.
ANTONIO ENRICO BUONOCORE
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