Si parla spesso di Caravaggio come simbolo di genio e sregolatezza tra i pittori. Almeno nella sregolatezza gli fu superiore un grande pittore del seicento lombardo, Daniele Crespi, che nell’intento di ritrarre in modo realistico gli spasmi del Cristo morente, colpì con una pietra lo sfortunato modello che impersonava Gesù legato a una croce. Per difendersi dalla polizia che voleva arrestarlo per l’omicidio, Crespi si rifugiò tra i frati della Certosa di Garegnano.
In cambio della protezione i frati chiesero che l’artista affrescasse le pareti della chiesa. Tra le immagini più impressionanti c’è la “resurrezione del morto“, che per molti si rifaceva all’esperienza vissuta dal pittore e che colpì George Byron al punto di “non riuscire a staccare gli occhi dal dipinto”.
Fonte: A Milano c’è – Bruno Pellegrino. De Ferrari Editore
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