“Va’ a Bagg a sonà l’òrghen! – racconta mio papà cresciuto in una traversa di via Forze Armate – lo dicevamo per liberarci da qualcuno – in modo più o meno cortese – un po’ come il Vattinne per i napoletani.”
Cosa si nasconde dietro al detto “Va’ a BAGG a sonà l’òrghen!”
# Il trucchetto del pittore nel paese a corto di denaro
Tradotto in Vai a Baggio a suonare l’organo è il detto meneghino, forse ora un po’ perso, usato per mandare via gli scocciatori, come il più conosciuto Va’ a ciapà i ratt.
Dietro al detto però c’è una leggenda popolare legata alla ristrutturazione della chiesa parrocchiale di Sant’Apollinare di Baggio. Raccolti i fondi per ingrandirla e per inserire un magnifico organo, quasi alla conclusione dei lavori, un imprevisto: tutti i soldi erano terminati prima di aver potuto acquistare lo strumento.
Per non deludere i parrocchiani, si ricorse allora al trucco che ha poi reso Baggio protagonista del proverbio: un pittore dipinse un bell’organo a canne su un muro interno della chiesa.
Purtroppo negli anni la Chiesa Vecchia di Sant’Apollinare – in via Ceriani 3 – è stata completamente ristrutturata e dell’organo dipinto non è rimasto nulla se non nelle narrazioni popolari.
È possibile però leggerne il racconto, in dialetto milanese, sulle sei targhe in ceramica collocate proprio accanto all’antica chiesa. Una di queste recita:
La nòstra gesètta l’è pòvera, ‘me tücc numm, che pòdom minga permèttes nanca on strasc de organin, almen adèss ghe l’avarèmm pitturaa sùl’ mur.
Tradotto: La nostra chiesetta è povera, come tutti noi, tanto che non possiamo neppure permetterci uno straccio di organetto, almeno adesso l’avremo dipinto sul muro.
Un organo dipinto sul muro che è diventato leggenda: per mandare qualcuno a quel paese a Milano lo si manda a Baggio a suonare un organo. Dipinto su una parete.
Continua la lettura con: Felice di vivere a Baggio
SILVIA BOCCARDELLI
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