Nella giungla cittadina ci si può scontrare con motociclisti di ogni specie: dal vanesio, al dandy, dall’amazzone all’avventizio. Ecco come riconoscerli al primo colpo.
I 10 TIPI di MOTOCICLISTA MILANESE
#1 – Il pratico
Guida moto giapponesi non recentissime munite di un antiestetico ma pratico bauletto, all’interno del quale tiene, ben piegato, tutto l’occorrente per la traversata oceanica in occasione dei sempre più frequenti nubifragi. Si distingue per una guida prudente e precisa. Tende a non farsi notare. Calza scarpe imperdonabilmente marroni.
#2 – Il dandy
Eleganterrimo, guida moto d’antan, opulente, cromate, sovente personalizzate alla café racer con gusto impeccabile e budget stratosferici. Veste come un gentiluomo inglese di campagna pronto per la caccia alla lepre, concedendosi tocchi di autentico estro (papillon e guanti gialli da Topolino). Tutti capi d’abbigliamento con una percentuale di acrilico tra il 50 ed il 75%, peraltro, che in caso di pioggia si convertono repentinamente in una poltiglia irriconoscibile.
#3 – L’Harleysta
Guida, ovviamente, Harley. Immancabili il cranio rasato, il piglio da picchiatore, il giubbotto di pelle e un certo numero di tatuaggi inneggianti alla mamma. Ostenta un’espressione cattiva mentre si dondola semisdraiato su motori enormi in grado di coprire la Lisbona-Vladivostock in seconda, ma è buono come il pane.
E’ sinceramente convinto che il deflagrante rumore degli scarichi si avverta soltanto stando a bordo.
#4 – L’endurista
Attempato ma giovanile a dispetto della pancetta sulla quale dondolano gli occhialini da presbite, guida enduro mono o bicilidriche degli anni ’80 che ormai hanno fatto più chilometri di un ex taxi polacco ora in servizio a Mombasa. Il mezzo è stato via via adattato alle concrete esigenze del pilota, con il quale ha condiviso gli ultimi trent’anni di vita ed al quale ha finito col rassomigliare.
Porta immancabilmente calze bianche di spugna anche con lo smoking.
#5 – Il piskello
Adolescente ma sicuro di sé, secco come un giunco, guida come un ossesso moto da cross KTM sottili come biciclette e alte come trampoli. Peso complessivo in ordine di marcia, 150 chili compreso il conducente. Ostenta casco integrale personalizzato da interessanti rievocazioni di personaggi mitologici quali la prof stronza o epopee che hanno cambiato il corso della storia, tipo una sufficienza raggiunta in un compito di matematica.
Va a caviglie nude anche durante l’inverno perché faffigo, ma la pagherà col tempo.
#6 – Il BMWista
Categoria trasversale e indipendente che non saluta e non ricambia i saluti. Gelido, calcolatore, distaccato, ostenta mezzi costosissimi ed enormi bauli metallizzati che lascia volontariamente supporre averlo accompagnato in capo al mondo, anche se non è mai andato più in là di Besana Brianza. Costui non è esposto ad alcun tipo di dubbio: sa che la sua moto s’accenderà in ogni circostanza e lo condurrà immancabilmente a destinazione prima e meglio di chiunque altro.
Veste Prada.
#7 – Il vanesio
Indifferente alle marche e alle prestazioni, ha acquistato una moto da sogno soltanto per una questione estetica. A dispetto dei 150 cavalli che potrebbero farlo viaggiare nello spaziotempo, raramente supera i 40 km/h, vuoi per potersi cautamente specchiare nelle vetrine, vuoi per non rovinare la piega dell’abito su misura, vuoi per non sottrarre agli astanti il piacere di contemplarlo.
Talvolta avverte uno spirito di rivalsa all’esser superato da un cinquantino e tenta lo scatto, ma il più lieve fremito della cravatta lo riconduce alla ragione.
#8 – L’amazzone immaginaria
Rara motociclista di genere femminile, nell’immaginario collettivo si presenta fasciata in una tuta aderente da virago con delle curve da rally. Guida come Crudelia DeMon, sprezzante del pericolo e della supposta supremazia stradale maschile. Sempre secondo la leggenda, dopo averti superato, sgomma fermandosi di traverso e, sfilandosi il casco liberando la lunga chioma lucente, sfodera un frustino di cuoio borchiato per punire il bambino cattivo.
Tende a causare assembramenti e, indirettamente, miopia.
#9 – L’amazzone reale
Guida un motorino lucido come l’onice sedendosi composta sulla punta del sellino con la borsetta di traverso. Raramente supera i 30 km/h anche in discesa, che si riducono a 15 km/h sul basalto e al completo arresto in prossimità di un binario del tram longitudinale. Non è raro che l’amazzone più esperta, nel contempo, conduca una o più conversazioni su whatsapp col gruppo delle mamme bivaccanti nei pressi dell’asilo, che ella ha dovuto salutare per recarsi al lavoro.
Lascia dietro di sé una scia di mughetto.
#10 – L’avventizio
E’ colui o colei che, pur non avendo mai posseduto o condotto un motorino in vita sua, noleggia quei piccoli micidiali scooter elettrici progettati per schiantarsi a cadenze fisse. Raramente oriundo, spesso in ritardo e pronto a tutto, è privo delle basi imperative per l’approccio al mondo delle due ruote: ad esempio capita di frequente che costui o costei s’allacci il giaccone mentre il trabiccolo s’infila a velocità supersonica tra l’isola salvagente ed il binario del tram, scivolando sul quale blocca interi quartieri per ore.
Porta più sfiga di un gatto nero.
Sui conducenti di T-Max e soprattutto sui triciclisti non mi pronuncio
ANDREA BULLO
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