“Quale locale che non c’è più rivorresti a Milano?“. Scopriamo quali sono i locali scomparsi di Milano che hanno ricevuto più preferenze nelle risposte dei milanesi.
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I 7 locali del passato che i milanesi sognano di riportare in vita (con i video dell’epoca)
#7 Moonshine, il covo della birra, della musica ricercata e del leggendario retrobottega
Al Moonshine si entrava in un mondo a sé. Un posto d’altri tempi o forse di tempi mai esistiti a Milano. Luci soffuse, bandiere e disegni sulle pareti, atmosfera psichedelica. La birra artigianale d’importazione e la musica sempre particolare e ricercata erano due elementi imprescindibili. Così come le tisane depuranti e il cibo obbligatoriamente vegetariano. La vera chicca era però il “retro bottega“, una zona franca per gli affezionati, un salotto alternativo dove si veniva catapultati in una realtà lontana, onirica e quasi magica. Lo storico locale in zona Corvetto ha chiuso i battenti nel 2014.
Video documentario del Moonshine nel 2010:
#6 Santa Tecla Cafè, trampolino di lancio per i cantanti di musica leggera tra gli anni ’50 e ’60, tempio dei sanbabilini negli anni ’80 e ’90
Il Santa Tecla era un iconico club nell’omonima via a due passi dal Duomo, famoso per essere stato trampolino di lancio per numerosi gruppi e cantanti di musica leggera e rock and roll negli anni cinquanta e sessanta. Qui si sono esibiti mostri sacri come Tenco, Battisti, Gaber, Jannacci e Celentano. Tempio della musica jazz milanese negli stessi anni, fu trasformato negli anni settanta in discoteca diventando un punto di ritrovo per i sanbabilini, i giovani della borghesia milanese di orientamento di destra. Con musica underground e brit pop era la sede delle serate Glitter Motel e il locale prese poi il nome di Cafè Dalì, sfoggiando nel salone principale un’enorme e indimenticabile opera di Salvator Dalì “the face of Mae West” . Dopo un incendio a fine anni ’90 e la sua ricostruzione in stile newyorchese con il nome di “Santa Tecla Cafè” ha chiuso definitivamente i battenti nel 2016.
Video documentario del Santa Tecla nel 2010:
#5 Rainbow Club, musica underground tra sudore e colpi di pogo
Il Rainbow Club è stato uno dei luoghi più importanti, e probabilmente uno dei più longevi, della cultura underground milanese. Punto di riferimento già nei primissimi anni ’80, quando si chiamava Odissea 2001 e ospitava in via Besenzanica concerti di artisti del calibro di Bauhaus o Nico, ha cambiato nome diverse volte negli anni successivi ma è sempre rimasto uno dei music club più importanti per tutti quei generi musicali non commerciali quali punk e post-punk. Per oltre un decennio ha ospitato alcuni dei concerti più alternativi in ambienti sempre al limite della capienza, tra sudore e colpi di pogo. Ha chiuso nel 2008.
Trailer della visita virtuale in 3D al Rainbow Club di Milano:
#4 Il Transilvania, punto di riferimento per la musica dark
Il Transilvania è stato un punto di riferimento della musica dark e dei gruppi underground milanesi. Realizzato in un ex-magazzino di via Paravia (zona San Siro), ristrutturato con grandissima personalità, al suo interno aveva lapidi alle pareti, il bar pieno di teschi, e la teca che conteneva un enorme serpente vivo. Al suo posto oggi c’è un un garage a due piani.
Concerto Unseen Transilvania 2006:
#3 Rolling Stone, il locale preferito dagli amanti del rock
Ricavato dal cinema Ambrosiano in Corso XXII Marzo e nato nel 1979 come Studio 54 sull’onda del successo del celeberrimo locale di New York, simbolo di trasgressione e del “tutto è possibile”, nel 1981 diventa Rolling Stone ed è un chiaro tributo al rock e ai suoi adepti. Qui hanno suonato artisti del calibro di Joe Cocker, Bob Geldof, Lou Reed, Iggy Pop, The Ramones e gli Oasis. Per oltre un decennio il venerdì sera suonava la migliore musica pop rock della città. Ha chiuso nel 2009.
Una serata al Rolling nel 2008:
#2 Le Scimmie, il tempio della musica dal vivo di qualità
Un locale culto per la musica jazz dal vivo, ma che ha ospitato anche altri generi. Piuttosto piccolo, decisamente non adatto per acustica e struttura, ma dove si esibivano i veri virtuosi della musica milanese e internazionale: qualunque artista di stanza a Milano sognava di esibirsi in questo locale ed è stato il luogo simbolo della scena musicale milanese degli anni novanta. Sul palco delle Scimmie hanno suonato Pat Metheny, Laurie Anderson e tanti artisti italiani, Elio e le Storie Tese, Eugenio Finardi, Le Vibrazioni, i Bluvertigo, Malika Ayane, Irene Grandi. Spesso con performance a sorpresa. Il locale sui Navigli (Via Ascanio Sforza 49) ha chiuso nel 2015 dopo 34 anni di onorata carriera.
Un Morgan d’annata alle Scimmie 2008:
#1 Il Plastic, il locale di Milano più conosciuto al mondo
Il Plastic era più di una discoteca. E’ stata a lungo il regno della Milano di notte, la vetrina della creatività, dove si sperimentavano le nuove mode e celebre per aver importato il modello New York della selezione all’ingresso che veniva affidata a personaggi mitici e temuti. Senza dubbio il locale di Milano più conosciuto al mondo. Numerose sono state infatti le frequentazioni di personaggi ed artisti di fama internazionale: Madonna, Elton John, Andy Warhol, Freddie Mercury, Prince, Paul Young, Bruce Springsteen, Keith Haring che insieme a Grace Jones, per passarci una serata, prendeva l’aereo. Dopo la chiusura nel 2012 nella storica location di viale Umbria 120, ha riaperto in via Gargano (nei pressi della Fondazione Prada) con il soprannome di Plastic Palace. Ma anche se rincorre i fasti di un tempo, l’originale era un’altra cosa. Anche perché la Milano di notte di allora era tutta un’altra cosa.
Una serata al Plastic nel 1987:
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Ma stiamo scherzando? Impossibile non includere nelle prime posizioni La Casa139!!!!
vero. Luogo spettacolare. Quanti ricordi
E nessuno ricorda il locale super-underground con musica dal vivo Metal e Hard Rock nella cascina di fianco al Parco Forlanini…il REVENGE.
Totalmente illegale, senza licenze e tutto in “nero” il Revenge attirava folle colossali con centinaia di auto parcheggiate nei campi circostanti al punto che verso la fine degli anni ’80, fu poi chiuso nel ’91, avvenivano continue retate della Polizia che arrivava in forze con le camionette ANTI-SOMMOSSA (e tutti se ne fregavano) a cercare di sgomberare.
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