I 7 TIPI da METROPOLITANA

Scopriamo le categorie di utilizzatori più diffusi della metro di Milano

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Tipi da metro

Anche se la metropolitana di Milano cambia il suo frequentatore medio a seconda della linea o del tratto utilizzato, questa è la tipologia media di soggetti che giornalmente la utilizzano.

I 7 TIPI da METROPOLITANA

#1 Lo studente

Il liceale ci sale al mattino e pare uno zombie. Si è svegliato a calci un attimo prima e ha la faccia del miracolato perchè anche sta mattina è riuscito a prenderla. Lo studente universitario, spesso trasferito qui da altre città, ha negli occhi una serietà e il carico di aspettative dei genitori che spendono soldi per farlo studiare.
Gli universitari figli di papà hanno lo scooter, non li vedi sul metrò.

#2 Lo straniero che fa lavori umili

Si alza all’alba e quando tu lo incroci è già alla seconda ora di viaggio. È stravolto, che sia al mattino che sia la sera. In genere fa lavori manuali pesanti o peggio ancora, sta dietro ai capricci delle vecchie milanesi che sono rimaste ai tempi in cui le colf si chiamavano domestiche ed anche “serve” (giuro).

#3 I lavoratori del terziario

Vivono in un anonimato senza speranza. Il loro viso malcela l’apatia di una routine che li sta alienando. Raggiunta l’apice della carriera, hanno scoperto che in vetta non c’era il paradiso tanto agognato ma solo altre vette da scalare. In un’esistenza che pare una Matrioska, salgono e scendono dal metro senza poesia.

#4 La femme fatal

Indipendentemente dall’orario, la trovi in metro vestita eroticamente sopra le righe. Può essere alto borghese quindi tailleur perfetto e tacco 12 con calze costosissime oppure trash, abitino succinto preso al mercato che svela ciò che neppure in spiaggia forse metteresti in mostra. Questa categoria di donne mi incuriosisce perché non gli preme piacere ad un uomo in particolare. Credo escano al mattino convinte che una vera donna debba vestirsi così. Punto.

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#5 Quelli che leggono un libro cartaceo

Categoria in via d’estinzione, direi estinta. Sono cosi rari ma così rari ormai che quando ne trovo uno non riesco a togliergli gli occhi di dosso. Anche leggessero il romanzo d’amore in economica, li elevi a filosofi. Sono assorti nella lettura e ti fanno venire una nostalgia immensa degli anni 70, quando il kindle non esisteva ed i libri erano i migliori compagni di viaggio.

#6 I pazzi innocui o minacciosi

Questa è una categoria che non si può ignorare per quanto vasta e difficile da riassumere. Direi che ci sono due grandi sottocategorie: il pazzo innocuo e il pazzo minaccioso.
Il primo al limite chiede qualche euro e scende alla fermata successiva. Parla da solo e prega. Il secondo urla e ce l’ha su con il mondo. A volte sputa e impreca. Alla fine come tutti noi, sono solo persone che hanno perso qualche treno ma la vita non li ha abbracciati abbastanza.

#7 Gli inclassificabili

Se hai poche fermate non hai tempo di inquadrarli. Non hanno ne abiti né facce particolari. Ne orari precisi. Potrebbero essere in giro per fare shopping o per andare al corso di canto. Dalla nonna a bere il the o dall’osteopata. Forse sognano anche loro.

PAOLA MERZAGHI

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Paola Merzaghi
52 anni, sopra tutto madre, soprattutto coraggiosa sognatrice. Amo scrivere da sempre, ma la tradizione di famiglia mi ha portata ad appartenere alla quinta generazione di orafi, presenti a Milano dal 1870. Di me preferisco pensare di non essere in dirittura d'arrivo ma solo al giro di boa della mia esistenza consapevole che le bracciate per tornare a riva non saranno mai uguali a quelle dell'andata. Le esperienze e le consapevolezze rendono magico ogni metro guadagnato, il profumo del mare, i tramonti e tutte le albe che la vita mi riserverà ancora.

2 COMMENTI

  1. Grande Paola, come sempre! Manca l’ingegnere in metropolitana, quello che ha giacca e 24ore con tasche e gadget che 007 je fa na pippa. Con una pennetta traccia diagrammi sul cellulare, con un auricolare ascolta la sua musica preferita e con l’altro orecchio sta attento a non perderai eventuali annunci dell’ATM. Ti stressa anche solo guardarlo e se incroci il suo sguardo, tu volutamente in caduta libera di pensieri a cazzo, ti redarguisce lieve cercando di intravedere funzionalità almeno nella tua borsa. Si placa quando intravede il mio porta-te col manico.

  2. Mancano anche i telefonisti, il più delle volte telefoniste. Che si attaccano al telefono già dalla banchina e non si staccano neanche quando scendono.
    Qualsiasi estrazione sociale, sembra che debbano gestire il mondo da quel vagone. A volte con tono di voce improponibile.
    Aggiungiamo all’appello i turisti, i più spaesati gli Italiani da altre città.

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