Ormai lo sappiamo: dal 1850, il momento in cui si può dire siano iniziate misurazioni continue ed accurate della temperatura in (quasi) ogni angolo del globo, le 10 annate più calde si trovano tutte dopo il 1998, e, in particolare, ininterrottamente dal 2014 ogni anno finisce per diventare “il più caldo di sempre” – con ogni probabilità il 2018 non sarà da meno.
In questo scenario frenetico è utile fermarsi per capire come e se tutto questo abbia influito su Milano e sul suo collocamento nelle mappe climatiche europee e mondiali. Concentrandoci, perché no, sull’estate appena trascorsa. Che tecnicamente non è ancora terminata: l’autunno astronomico inizierà il 23 settembre 2018, nel momento in cui l’asse di rotazione terrestre si troverà perpendicolare alla direzione dei raggi solari. Ancora, si dovrà esaminare solamente l’emisfero boreale: nell’emisfero australe l’estate è finita il 20 marzo 2018 e, indovinate, è stata una delle più calde di sempre.
Milano nei ranghi
Per una volta, possiamo dire di essere contenti di non veder svettare in classifica la nostra città.
La temperatura più alta registrata quest’estate è stata di 35.3° C, il 30 luglio (la più bassa, di 13.5° C nella notte del 26 agosto), inferiore ad annate come quella del 1983 o del 1996. La media delle massime è stata tra i 29° C e i 30° C, valore sì più alto del normale ma in linea con gli ultimi anni record, che stanno ormai diventando lo standard. Non ci ha mai abbandonato l’altissimo tasso di umidità che nostro malgrado contraddistingue la Pianura Padana, mai sotto il 41% e con picchi sopra il 90%.
In moltissime parti in Europa e nel nostro emisfero, è stata tutta un’altra storia.
Una notte al supermercato
La morsa del caldo è stata spietata, sia attraverso colpi di calore sia alimentando incendi devastanti.
In Giappone, è stata raggiunta la temperatura più alta mai registrata, oltre 41° nella città di Kumagaya, nord di Tokyo, riducendo allo stremo migliaia di persone già sfollate per gli effetti delle catastrofiche alluvioni di fine giugno ed uccidendone 44.
A Montréal, in Canada, il 2 luglio si sono toccati i 36.6°, culmine di un’ondata di caldo che ha ucciso fino a 70 persone nel Quebec. Durante lo stesso mese, negli Stati Uniti si sono registrati 41 nuovi record di temperature massime – e nessun minimo. Lo stesso in molte zone della Russia, con almeno 3 nuovi record solo nella giornata del 28 giugno, come i sensazionali 39.3° di Krasnodar.
Le scene più da The Day After Tomorrow si sono avute in Nord Europa, probabilmente: questa è di gran lunga l’estate più calda di sempre in Inghilterra, la seconda per il Regno Unito. In Francia, a inizio agosto hanno spento quattro reattori nucleari, diventati impossibili da raffreddare con le roventi acque del Reno e del Rodano. Negli stessi giorni in Svezia, la cima sud del ghiacciaio del Kebnekaise ha ceduto lo scettro di punto più alto del paese alla cima nord, perdendo ben 4 metri in un mese. Nel frattempo, le coste toccate dal mar Baltico sono diventate off limits per i bagnanti, dissuasi ad entrare in acqua per via della grossa diffusione di una specie tossica di alghe, prosperante in questo clima eccezionale.
E se in Italia il mercato della climatizzazione è arrivato a valere 1,3 miliardi di euro, lo stesso non si può certamente dire per la Finlandia: giustamente impreparati al grande caldo, ma quest’anno con temperature sopra i 30°, il 4 agosto un supermercato di Helsinki ha aperto le proprie corsie per più di cento persone, invitate a dormire lì per poter beneficiare dell’aria condizionata.
Autunno caldo?
Milano e l’Italia dovrebbero continuare a rifuggire i record climatici anche per la stagione entrante: per noi sarà un autunno caldo solo sui mercati.
Il Nord Europa invece, dal Regno Unito fino alla Finlandia, avrà picchi di temperature anomale ancora per un po’ di tempo. Fuori stagione, almeno, sono sempre più convenienti dei tropici.
HARI DE MIRANDA
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