Nel punto in cui, dalla Darsena, nasce il naviglio Pavese, si trovava fino al 1872 circa (la data non è sicura) un pomposo monumento di epoca spagnola, comunemente detto “trofeo Fuentes”. Lo stesso ponte che scavalca il naviglio pavese era detto un tempo “Ponte del trofeo”.
Monumento celebrativo del collegamento di Milano all’Adriatico
Questo manufatto, scolpito da Giacomo Novi, fu fatto erigere, con grandi festeggiamenti, nel 1601 dall’allora governatore dello Stato di Milano, don Pietro Enriquez de Acevedo conte di Fuentes, per gloriarsi di aver reso finalmente navigabile il naviglio pavese unendo così Milano al mare Adriatico, via Pavia.
Il progetto di unire per acqua Milano a Pavia risaliva ai tempi dei Visconti e poi degli Sforza, tant’è che Francesco Sforza aveva ordinato tale opera idraulica da costruirsi “per viam Binaschi et Bereguardi”.
Ma tra un problema economico e una difficoltà ingegneristica, ancora nel 1600 il canale non s’era realizzato.
I falsi festeggiamenti
Il Governatore Fuentes, di fresca nomina, ottenne allora da Filippo III di Spagna le somme ritenute necessarie per far finalmente riprendere i lavori, promettendo alla città l’opera tanto attesa.
Tuttavia, il Fuentes era stato un po’ troppo frettoloso. Quando festeggiò l’opera e fece erigere il monumento, i lavori erano ben lungi dall’essere completi! Tant’è che alla sua morte avvenuta nel 1610, i cantieri vennero interrotti per controlli contabili della corona spagnola, e il percorso d’acqua si interruppe così alla conca fallata.
Quindi…appena fuori Milano!
Monumento celebrativo di un fatto avvenuto oltre due secoli dopo
Evidentemente il Fuentes aveva già capito come gira la politica: gloriarsi non per la realizzazione dell’opera pubblica, ma per averla promessa e iniziata.
Lo spagnolo verrà così definito “borioso” dal Cantù e “uomo ambizioso” da Defendente Sacchi, che liquidò peraltro l’intero monumento come “bugiardo” e frutto di “solenne menzogna”.
Per la cronaca: fu Napoleone a ridare impulso ai lavori, e a portarli quasi a termine, anche se per un destino beffardo, gli onori se li prese l’arciduca Ranieri, viceré del nuovo regno Lombardo-Veneto, quando inaugurò solennemente l’opera nell’agosto del 1819.
In una delle prime fotografie di Milano
Il monumento Fuentes fu spesso immortalato da pittori ed incisori, e fu uno dei primi soggetti milanesi ad essere fotografati. La calotipia di Luigi Sacchi scattata al trofeo con alle spalle la porta Ticinese risale al 1845 ed è pertanto una delle prime fotografie mai scattate a Milano, giunta integra fino a noi.
Quel che resta del monumento
Il monumento, come detto, fu abbattuto all’incirca nel 1872, e alcuni frammenti trasportati al Castello sforzesco, dove sono ancora custoditi. Ci restano le due formelle laterali e la lapide in latino che ricorda appunto, seppur falsamente, l’opera realizzata dal Governatore.
La lapide dice più o meno così: “Don Pietro Enrico Azeveido, Governatore della provincia milanese, realizzò questa mirabile opera attraverso la quale le acque del Verbano e del Lario (lago maggiore e di Como, come si dice oggi), unite, possono arrivare al Ticino e al Po, per la navigabilità e per l’irrigazione, rendendo così le terre agricole feconde e i commerci sicuri e facili, aumentando le ricchezze sia private che pubbliche”.
MAURO COLOMBO
Bibliografia
Defendente Sacchi, Cosmorama pittorico, n. 25 del 1839
Giuseppe Bruschetti, Storia dei progetti e delle opere per la navigazione interna del milanese, 1842.
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