L’ANNIVERSARIO: le gloriose CINQUE GIORNATE di Milano e la loro eredità

In 5 soli giorni i milanesi cacciarono gli austriaci

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Barricate cinque giornate

Questi, per Milano sono giorni importanti. Poco più di 170 anni fa, dal 18 al 22 marzo del 1848, la nostra città fu al centro di un episodio di valore civile, passato alla storia come “Cinque Giornate di Milano”.

 

L’ANNIVERSARIO: le gloriose CINQUE GIORNATE di Milano e la loro eredità

LE DATE DA NON DIMENTICARE

cinque giornate milano

Milano, allora capitale del Regno Lombardo-Veneto, dipendente dall’Impero Austro-Ungarico, si sollevò, liberandosi dal dominio austroungarico e seppe organizzarsi in maniera mirabile, approfittando della situazione politica favorevole.
Ecco i momenti salienti.

# 13 marzo: le dimissioni di Metternich

Il Principe Metternich, Ministro degli Esteri dell’Impero Austro-Ungarico e principale fautore di quel Congresso di Vienna, di cui il Regno Lombardo-Veneto era uno dei prodotti più evidenti, si dimise.

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# 14 marzo: l’escalation delle schermaglie

L’Impero concesse una Costituzione alle popolazioni insorte, seguendo in questo molti altri regni e potentati della penisola italiana.
Già prima dei fatti di marzo, la convivenza tra i milanesi e gli austroungarici risultava difficile e fu costellata di schermaglie, mosse e contromosse, che ebbero conseguenze sullo scenario sociale e culturale cittadino prima che sul’ordine pubblico.
Innanzitutto, l’oltraggio: in occasione della morte del patriota italiano Federico Confalonieri, l’epigrafe preparata per lui da Achille Mauri fu ridotta, per volere del governo austroungarico, alle sole parole ”A Federico Confalonieri”.
Inoltre, l’elezione di un arcivescovo italiano al soglio ambrosiano nel settembre 1847, dopo la morte del predecessore austriaco, oltre ad andare incontro ai desideri della città, rappresentò un ulteriore motivo di frizione.
I festeggiamenti per l’arrivo dell’Arcivescovo Romilli furono, infatti, ridotti alla semplice illuminazione di Piazza Fontana e la polizia imperiale austroungarica caricò la folla e represse le acclamazioni all’indirizzo del Romilli.
Questo evento trasmise alla popolazione il messaggio che il governo imperiale avrebbe represso ogni dissenso, magari anche solo presunto.
Il fatto che la polizia a Milano fosse diretta da Luigi Bolza, un funzionario che la satira disegnava con le fattezze di un animale feroce, non aiutò certamente a migliorare la situazione.
Successivamente, in occasione del boicottaggio del tabacco e del lotto, due monopoli imperiali asburgici, promosso dagli intellettuali milanesi a partire dal 1° gennaio 1848, la situazione precipitò in breve tempo.
Il 3 gennaio era entrato in vigore un decreto imperiale austroungarico che sanciva gravi punizioni per chiunque impedisse ad altri di fumare. Lo stesso giorno, le forze asburgiche di stanza a Milano, rifornite di acquavite e sigari a spregio della popolazione ed esacerbate dalla propaganda popolare, si diedero ad atti di violenza, causando diversi morti e feriti.

# 18 marzo: l’inizio della rivoluzione

Questo stato di cose mise i cittadini di Milano in uno stato d’animo adatto ad opporsi all’oppressione astroungarica.
La popolazione si riunì di fronte al palazzo municipale per spingere Gabrio Casati, che era all’ultimo anno della sua carica di Podestà di Milano, a richiedere il passaggio del potere dal Governo austroungarico al Municipio.
Poiché l’allora Governatore asburgico della Lombardia era fuggito, spaventato dai tumulti, il Vice Governatore O’Donnell firmò, sull’abbrivio delle richieste della delegazione municipale, i decreti che autorizzavano la formazione di una guardia civica dopo i soprusi della polizia asburgica e sancivano il passaggio dei poteri al Municipio di Milano. Allo stesso modo, però, il Vice Governatore chiese al Feldmaresciallo Radetzky di tenere pronte le truppe.
Quest’ultimo agì immediatamente, dichiarando l’invalidità dei decreti firmati dal Vice Governatore, attaccando Milano e proclamando lo stato d’assedio. Le campane della città suonarono a martello per richiamare i milanesi alla difesa con tanta forza e tanto a lungo che alcune finirono con il rompersi.
I nostri concittadini di allora scesero sulle strade combattendo con tanta foga da stupire lo stesso Radetzky e da convertire alla causa milanese anche un graduato dell’Esercito del Regno di Sardegna di passaggio a Milano, il nizzardo Augusto Anfossi, che trovò la morte in città dopo avervi valorosamente combattuto. 

# 19 marzo: barricate contro la cavalleria

Comparvero barricate costruite con i materiali più disparati che però risultarono utilissime nel fermare la cavalleria asburgica

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# 19-21 marzo: gli eroi di Porta Tosa

Porta Tosa fu teatro di atti di particolare valore contro le truppe di Radetzky e, dopo l’Unità di Italia,  il suo nome fu cambiato in Porta Vittoria. La piazza che oggi commemora l’evento, appunto Piazza Cinque Giornate, sorge proprio in corrispondenza di quella che fu Porta Vittoria.

# 22 marzo: la vittoria dei milanesi

Milano si diede un governo indipendente, che ebbe la sua sede a Palazzo Marino. Lo stesso giorno la scuola militare fu presa d’assalto e conquistata dal nuovo governo, che la destinò alle attività dell’Artiglieria e del Genio.

# 6 aprile: plebiscito dei milanesi per l’annessione al Piemonte

Il nuovo governo festeggiò la libertà dagli austroungarici con un Te Deum solenne, perfezionando intanto l’intesa con il Regno sabaudo.
L’iniziativa del Regno di Sardegna contro l’Impero austroungarico fu però carente e poco incisiva, tanto che le truppe di Radetzky poterono tranquillamente riorganizzarsi e, quando Casati si presentò con la sua delegazione a Carlo Alberto il 10 giugno per comunicargli il risultato del plebiscito di annessione al Regno sabaudo, vide che la situazione dell’esercito albertino era compromessa.

# 4 agosto: il tradimento sabaudo

Il Re decise di riparare su Milano e di firmare la capitolazione, cosicché, il giorno dopo, gli austroungarici ripresero Milano.


cinque giornate milano

Le Cinque Giornate furono senz’altro un momento storico importante del Rinascimento. Nonostante la scarsa risolutezza dimostrata da Casa Savoia in questo frangente, i fatti di valore di marzo diedero coraggio a Carlo Alberto, il quale dichiarò poi guerra all’Impero Austro-Ungarico, innescando la scintilla della Prima Guerra d’Indipendenza. Seppure risoltasi in una sconfitta, questa guerra avvierà il cammino verso l’unità d’Italia.


Anche la Storia dimostra che, quando i cittadini di Milano si muovono insieme in maniera efficace, poco o nulla può fermarli.

ANTONIO BUONOCORE

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Antonio Enrico Buonocore
Traduttore di lingua inglese ed esperto di fondi europei, crede fermamente che la cultura salverà il mondo. Una parola alla volta, se necessario.