Le 10 PAROLE in MILANESE con il SUONO più BELLO

Le 10 parole che emanano una dolcezza infinita

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Credits zowie.bardelli.zowie IG - Celentano e Pozzetto

In un sondaggio abbiamo chiesto quale è “La parola in milanese con il suono più bello?“. Scopriamo quali sono le più amate.

Le 10 PAROLE in MILANESE con il SUONO più BELLO

# Un cicinin

Usato per definire una misura molto piccola di una determinata quantità. Il suono assomiglia a un cinguettìo, con le due C ripetute che esprimono una dolcezza infinita. 

# Ciuciamanuber

Indica qualcuno che frequenta assiduamente la palestra ma che invece di allenarsi lecca, o meglio lucida, i manubri. Insomma un nullafacente che finge di non esserlo. A pronunciare questa parola si finisce inevitabilmente con un sorriso. 

# Scighera

La scighera è tipicamente la nebbia, quella spessa e densa ormai quasi scomparsa a Milano se non in alcuni giorni particolari dell’anno. Una parola che per i milanesi ha il sapore del focolare. 

Credits: Alberto Papagni per Milano Panoramica - Nebbia su Milano
Credits: Alberto Papagni per Milano Panoramica – Nebbia su Milano

# Barlafüs 

Parola metà germanica e metà latina, definiva un utensile di poca utilità. Definisce uno che parla tanto ma a vanvera. La U stretta e chiusa aumenta la dolcezza di una parola che già di per sé emana grande simpatia. 

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# Belé  

In dialetto milanese, significa “carino”, “bello”, “prezioso” e viene utilizzato per i riferirsi a bambini piccoli, ma anche ai giocattoli. Il suono è reso ancora più melodioso dalla proverbiale “e” larga di Milano. 

# Schiscetta

Termine utilizzato per definire il pranzo al sacco, anche detto schiscia, che infesta di cattivi odori gli uffici di Milano. Altra parola di grande dolcezza, che trasmette appetito in modo quasi onomatopeico. 

# Ofelé

L’ofelè in dialetto milanese significa pasticcere. Si lega a un’espressione tipica milanese: “Ofelè fa el to mesté!” che significa “Pasticciere, fai il tuo mestiere!” e si dice a coloro che si improvvisano esperti di lavori e materie che non sono alla loro portata. Come per Belè anche in questo caso la parola viene rallegrata dalla doppia “e” milanese. 

# Ussignür

Imprecazione utilizzata per indicare stupore riguardo una situazione o qualcosa di inconcepibile, al limite del grottesco. Si esprime in occasione di situazioni fuori dalla ragione, come un’invocazione disperata che in realtà esprime anche grande compassione

credit: ciakmagazine.it

# Rebelot

“Rebelot” significa confusione e caos ma non in senso negativo. Indica una baraonda creativa che inizialmente sconvolge ma che alla fine fa apparire tutto in ordine. Un suono scanzonato, che rimanda ai ragazzini che giocano in strada e si riempiono di polvere. 

# Ciaparatt

Tradotto in italiano significa “Colui che acchiappa i topi”. Un termine che resiste ancora oggi nel suo utilizzo in modi di dire memorabili: Va a ciappà i ratt, in dialetto milanese, significa: togliti dai piedi e, se proprio non sai cosa fare, vai a cacciare i topi! Altra parola che strappa una risata al solo pronunciarla. 

Continua la lettura con: Le 5+1 PAROLE GERGALI usate a MILANO ma che NON sono MILANESI

FABIO MARCOMIN

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Fabio Marcomin
Giornalista pubblicista. Laurea in Strategia e Comunicazione d’Impresa a Reggio Emilia. Il mio background: informatica, marketing e comunicazione. Curioso delle nuove tecnologie dalle criptovalute all'AI. Dal 2012 a Milano, per metà milanese da parte di madre, amante della città e appassionato di trasporti e architettura: ho scelto Milano per vivere e lavorare perché la ritengo la mia città ideale.

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