Le 7 EMOZIONI che si provavano un TEMPO (e che oggi non si provano più)

“è per te”: ricordate?

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Credits curiosando anni-80-90 - Telefonata

Un tempo non lontano, quando l’idea che un giorno avremmo utilizzato uno smartphone per fare tutto o quasi era impensabile, ci si divertiva con poco e si aveva una spensieratezza derivante dal fatto che ci sentivamo meno controllati, meno esposti, meno costretti a dover sembrare alla moda, o tante altre piccole  grandi paranoie moderne alimentate dai social come dall’inarrestabile presenza di devices attorno a noi.

Eppure sono passati solo pochi anni, non più di una trentina. Certo, in queste decadi il mondo è cambiato a una velocità tale da non riuscire a stargli dietro e le società moderne non aiutano certo i giovani di oggi a comprendere questa stessa velocità in cui siamo immersi, ma chi ha avuto la fortuna di vivere l’infanzia fra gli anni ’80 e i ’90 la differenza la capisce eccome. Vediamo dunque assieme sette storiche emozioni di quegli anni. Consigliamo dotazione di fazzoletti di carta a chi è di facile commozione.

Le 7 EMOZIONI che si provavano un TEMPO (e che oggi non si provano più)

#1 Le “farfalle nello stomaco” per una lettera o una cartolina

Credits infocilento IG – Cartolina

Che bello quando a settembre si rientrava dalle ferie e nella cassetta della posta trovavamo una cartolina dalle spiagge del nostro o della nostra spasimante. A volte neppure loro sapevano che, in realtà, noi non speravamo altro che trovare proprio la cartolina di quella persona: credo che non ci sia niente di più adatto di questo ricordo a far capire il significato dell’espressione “farfalle nello stomaco”. Se poi ci trovavamo a scrivere (o a ricevere) una lettera, beh… Allora il mittente era indubbiamente cotto.

#2 La telefonata “è per te”

Credits curiosando anni-80-90 – Telefonata

Le dispute fra sorella maggiore e fratellini per l’uso del telefono erano tipiche degli anni’80 e fecero anche la fortuna di alcuni mitici spot delle compagnie telefoniche come la Sip (diventata poi Telecom Italia). Ma non c’era cosa più bella, soprattutto in famiglie numerose, di quando il telefono squillava e dall’altra parte del cavo chiedevano della persona più piccina e meno considerata del nucleo familiare. Se quella persona eri tu erano grandi salti di gioia (e imbarazzo di fronte alla mamma che chiedeva curiosa e anche un po’ maliziosa: chi è?)

#3 La cabina libera (e le schede telefoniche)

Credits cucina_storica_italiana IG – Schede telefoniche

In vacanza poi, c’erano le cabine telefoniche. Le code per potersi riservare uno spazietto e parlare con la famiglia o con il partner erano una delle immagini ricorrenti degli anni’80. Sul finire dei quali iniziarono a farsi strada le celebri schede telefoniche, da 5, 10 o 30mila lire, che in breve soppiantarono i gettoni, diventando anche un discreto oggetto da collezionismo assieme ai sempreverdi francobolli e alle figurine di calcio Panini.

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#4 L’incognita dell’incontro senza cellulare

Attaccato il telefono, arrivava il momento dell’incontro fuori casa. E qui entravano in gioco tutta una serie di fattori. La paura che la tua lei (o il tuo lui) pentiti non si presentassero, il timore di aver capito male luogo o orario dell’appuntamento, o semplicemente il tentativo alla cieca. Uscire senza aver avvisato l’amico o la persona che volevamo incontrare, sperando di trovarlo sul proprio percorso, in strada, o in una delle piazze solitamente frequentate del proprio paese o città. E quando ci si incontrava senza aver fissato un appuntamento, era sempre festa grande.

#5 Tutto il calcio minuto per minuto

Credits mondiali.it – Tutto il calcio minuto per minuto

Sarò un nostalgico, ma vi dirò: ascoltare la mia Inter su Radio1 mi piace ancora, e parecchio. Da buon giramondo non sempre ho a disposizione tablet o devices per vedere comodo il match e a volte non si riesce neanche a star dietro a tutti questi abbonamenti per vedere la tua squadra del cuore. Invece, sintonizzandosi sullo smartphone alla pagina web (o sull’app) di Raisport, si può ancora tifare per i propri colori come in quei meravigliosi anni, quando si giocava solo la domenica, e poi tutti di fronte al televisore a vedere i gol a 90’ minuto.

#6 Atari o Commodore

Credits thegreat80sandlater IG – Atari 2600

Le prime consolle di rilievo. La mitica Atari 2600 e il Commodore 64 erano le prime vere sale giochi domestiche che permettevano ai bimbi di allora di potersi cimentare in videogiochi rudimentali, dalla grafica ormai vintage. Poi arrivarono pian pianino la Nintendo e la Sega, e le consolle più grezze come le prime due, soppiantate anche dai videogames per pc e dalle sale giochi, non riuscirono a restare all’altezza del mercato all’epoca molto molto competitivo. Chi uscì dal cilindro furono essenzialmente la Play Station Sony e l’Xbox Nintendo, il resto finì in polverose scatole in soffitta.

#7 La Sala Giochi

Credits leganerd IG – PacMan

Prima che le sovra citate consolle prendessero definitivamente piede, c’erano ancora le sale giochi di videogames arcade che, oltre ad essere un grande aggregatore sociale di ragazzi di tutte le età, rappresentavano le prime vere sfide giovanili fra chi si cimentava in giochi di guerra, chi preferiva le auto da corsa o chi passava interi pomeriggi a sfide di videogame calcistici. Col passare degli anni ’90 le sale giochi hanno chiuso praticamente tutte. Poi sono arrivati i telefonini, e il resto è storia.

Nostalgici e non di queste mitiche emozioni, raccontateci: qual era l’emozione a cui siete più affezionati della vostra infanzia? La ritrovate fra queste o ne avevate delle altre?

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CARLO CHIODO

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Carlo Chiodo
Nasco a marzo del 1981. Milanese moderno, ostinato e sognatore, alla costante ricerca di una direzione eclettica di vita. Laurea in Lingue e Comunicazione, sono appassionato di storia contemporanea, amante del cinema e del surf da onda. Dopo il romanzo d'esordio (Testa Vado Croce Rimango, 2016) ho pubblicato con Giovane Holden edizioni una silloge di racconti (Diario di Bordo, 2020).