E’ chiamato il “Naviglio piccolo”, per distinguerlo dal più celebre “Naviglio grande” e si estende per quasi 40 km collegando Milano al fiume Adda.
Da anni è stato oggetto di ripristino urbanistico anche attraverso la realizzazione su una delle sue sponde di una pista ciclo-pedonale da Cassina de’ pomm, sita in fondo a via Melchiorre Gioia prima che la Martesana si interri sotto l’asfalto fin verso Porta Nuova, fino ad arrivare a Trezzo sull’Adda. Per intenderci sarebbe abbondantemente il “lungomare” più lungo al mondo, se solo la pista affiancasse il canale in ogni punto e se, soprattutto, ci fosse un mare. Pur non essendo così, fino all’ottocento era chiamata la Riviera di Milano, in particolare nel tratto verso Crescenzago, caratterizzato dalle affascinanti ville affacciate sull’acqua costruite ed abitate dai nobili milanesi di un tempo.
LA RIVIERA DI BIKERS E RUNNERS
Il tratto più interno della Martesana a Milano, è tuttavia altrettanto interessante e oggi più che mai caratteristico. Il problema di conciliare il suo doppio ruolo di canale navigabile e di dispensatore d’acqua, è passato in secondo piano, a favore di un uso più diffuso da parte di ciclisti, runners, famiglie e persone di ogni età ed etnia che si muovono quotidianamente lungo tutto il tragitto. A volte sostano sulle panchine, nei ristoranti o nei locali che animano le serate della “riviera”.
Si può fare anche un picnic nel verde, ad esempio nel parco della Martesana a Gorla, assistere ad eventi e partecipare a mercatini nei pressi dell’anfiteatro o provare ad unirsi a chi decide di allenarsi all’aperto in danze di vario genere.
LA MARTESANA SVELATA DAI MARTESANGELES
Tra chi si impegna a rendere questa zona di Milano ancora migliore e più riconoscibile ci sono i Martesangeles (https://www.facebook.com/martesangeles/), che attraverso la loro pagina facebook raccolgono eventi e iniziative che animano l’identità del naviglio. Racconta così Vittorio Pascale, capofila del progetto Martesangeles, la sua passione per questi spazi.
Perchè la Martesana, cosa rappresenta per te?
La Martesana è la mia casa. Ricordo ancora, la prima vota che ho girato l’angolo di Viale Monza per andare a vedere la casa che poi avrei comprato, lo stupore che ho provato e la bellezza del Naviglio con le sue case di ringhiera e gli alberi che crescevano lungo il canale. E ho pensato subito dopo: “ma perché prima non conoscevo questa zona?”. E ho iniziato a osservare che molta gente di Milano, come me, non sapeva neanche dell’esistenza della Martesana; un vero peccato!
Quale luogo, iniziativa o ti appassiona e coinvolge di più?
Ti direi un po’ tutti…come si suol dire: “ogni scarrafon’ è bell a mamma soia”. Ma, se proprio insistete, sono particolarmente legato alla Cascina Martesana sia per la tipologia di spazio polifunzionale che sono riusciti a creare (rivitalizzando l’area di Via Bertelli sulla Martesana) sia per le attività che attualmente svolgo in Cascina (impartisco lezioni di Yoga ogni martedì e giovedì). Confesso, sono anche un insegnante di Yoga.
Quali “sorprese” hai scoperto lungo il Naviglio Martesana?
Tante! Da spazi espositivi (City Art) a ristoranti con giardino all’aperto (Seven, Casa dei Ciliegi) a osterie, trattorie, balere con splendidi spazi all’aperto (Martesana Bocciofila Dance)…fino ad arrivare ai giardini pensili lungo il Naviglio, i ponti ferroviari, le splendide “case senza troppe pretese” (come le chiamo io). Ah e non dimentichiamo gli splendidi lavori di street art sparsi qua e là. Il tutto collegato, parte 2.0, dalla passeggiata pedonale/ciclabile caratterizzata dall’assenza quasi totale di macchine e massiccia presenza di persone, famiglie e spazi per far giocare i cani all’aperto.
Come la vedi nei prossimi 5 anni?
Sicuramente migliorerà. Si è dato il LA con l’Expo del 2015. La Martesana, inoltre, è una zona di naturale integrazione sociale e razziale quindi anche questo aspetto non può che migliorare.
Avendo budget illimitato a che interventi penseresti?
Il mio “sogno nel cassetto” è un Open Air Design Museum all’interno del quale opere di design di arredo urbano (panchine, pali della luce, cestini dell’immondizia e quant’altro può esser messo all’aperto) vengono esposte e lasciate di anno in anno da giovani designer/artisti/aziende lungo la Martesana. In questo modo il Naviglio diverrebbe un vero e proprio museo a cielo aperto. Perché Milano ha un Museo del Design al chiuso e non uno all’aperto? Ma se avessi proprio altri soldi da buttare mi comprerei alcuni palazzi delle FS sulla Martesana facendone un negozio per articoli da corsa e un bar per rinfrescarsi nelle zone “spoglie di servizi” della Martesana…ah e non dimentichiamoci che metterei un bel “barcun” sul naviglio con tanto di tavolini per aperitivi la sera.
Emanuele Montiglio x milanocittastato
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