Sono nato a Genova in viale Piave, proprio dove poche settimane fa e dopo anni di NO da parte della città, hanno costruito il primo supermercato cittadino. Ora il capoluogo ligure lancia la sfida a Milano come città più a misura di 15 minuti. Vediamo come.
Genova: la città da 15 minuti tra supermercati e progetti innovativi
# La città senza supermercati
Senza saperlo per 10 anni ho vissuto in una “città da 15 minuti”, oggi manifesto simbolo delle città del futuro.
In effetti ricordo come, tenuto per mano da mia mamma, scendevo da Albaro in centro città per fare la spesa nei vari negozi, per andare poi per mercati rionali e per spingerci fino al Mercato Orientale.
Per una vita ho raccontato Genova come esempio di una città che, facilitata anche dalla geografia perchè arroccata su monti scoscesi sul mare, era riuscita a non fare costruire supermercati e a mantenere quella vita di quartiere che avevo vissuto negli anni ’50
e che avevo ben mantenuto nella memoria verificandone l’esistenza ogni qual volta avevo l’occasione di esserci.
Nulla era mutato!
# La tradizione della focaccia
Le code alle panetterie la mattina di buon ora per acquistare la focaccia. I pensionati, con le loro borse della spesa, che passavano da un negozio all’altro.
Le voci ai mercati, che sempre mi colpivano da bambino sono rimaste immutate nel tempo, esattamente uguali a quelle che si possono anche ascoltare nella canzone di De Andrè “Creuza de mä “.
Genova ha rappresentato per me, senza saperlo, l’ideale di città, che adesso anche gli urbanisti di Parigi, di Zurigo, Milano e persino N.Y. cercano di riprodurre rifacendosi allo slogan della “ Città da 15 minuti”.
Significa che in una città ideale si dovrebbe poter uscire di casa e in 15 minuti a piedi o in bicicletta trovare tutti i negozi e tutti i servizi necessari per la vita quotidiana.
# L’esperienza a Firenze
Con la mia famiglia mi sono poi trasferito.
Nel febbraio del ’61, un sabato, sono entrato nel primo supermercato aperto a Firenze, a qualche centinaio di metri da casa mia.
Ero un ragazzino delle medie; quando l’ho visitato la prima volta col mio amico ci siamo domandati “ ma che fine faranno ……” e abbiamo elencato i negozi del quartiere dove eravamo abituati ad andare a comprare una Coca Cola, a farci fare un panino o a prendere il latte.
Non eravamo dei politici, sociologi o economisti, ma semplicemente col nostro buon senso avevamo subito compreso cosa avrebbe comportato quella novità, oltre alle code in strada, e l’intasamento del traffico in tutta la zona.
Mi sono poi trasferito a Milano, visitando sempre Genova dove poi era tornata la mia famiglia e la ritrovavo sempre fedele alla sua realtà di città da 15 minuti.
E’ un peccato però che le belle cose, le cose ben fatte, le cose intelligenti e funzionali della nostra vita felice, prima o poi finiscono nel cassetto dei ricordi, piuttosto che essere in evidenza sul nostro tavolo per servire d’esempio a chi deve prendere delle decisioni che
toccano la nostra vita.
Forse è proprio questo il vero problema di oggi, non siamo noi a decidere del nostro futuro, ma altri che ce lo impongono.
# MOGGENOVA: un esempio da seguire
Genova, però, non è rimasta ferma in tutti questi anni, ma è restata fedele alle sue abitudini e si è anche adeguata alle nuove esigenze.
E’ così che il vecchio Mercato Orientale è diventato MOGGENOVA, dove accanto agli storici banchi di vendita si sono affiancate aree eventi, spazi culturali, scuola di cucina, bar e ristoranti dove in evidenza c’è giustamente la cucina tradizionale genovese con tutti i suoi prodotti del territorio.
MOGGENOVA è un esempio di sviluppo intelligente che tutte le città dovrebbero saper seguire.
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GIUSEPPE MARZAGALLI
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