L’Italia fa del cibo una tradizione importante. Che sia dolce o salato, da passeggio o al cucchiaio, i piatti possono essere gustati letteralmente ovunque, grazie allo street food. Quali sono i più famosi?
Italia regina dello STREET FOOD, ecco i più famosi da Nord a Sud
# Tradizioni del luogo
Ci possono essere mille motivi per cui decidiamo di mangiare in strada: la notte tardi o allo stadio i food truck rappresentano forse l’ultima spiaggia; possiamo avere fretta ed essere costretti a questo tipo di scelta.
Qualunque sia il motivo, facciamo con il portale siviaggia.it un viaggio insieme alla scoperta di questo immenso patrimonio culturale, venduto e consumato per strada?
# Street food al Nord: cicheti e fugassa
Sembra già di sentire scalpitare gli amici del Centro e Sud Italia, ma la prima tappa in ordine esclusivamente geografico, dobbiamo farla a Nord per parlare dei cicheti veneziani.
In origine piccoli assaggi di cibo, necessari per assorbire un’ombreta de vin con la quale i mercanti erano soliti festeggiare gli affari sul Ponte di Rialto, i cicheti si sono poi consolidati nella tradizione, tanto da essere oggi una specialità veneziana da assaporare nei bacari oppure servita e consumata in strada.
A Genova la regina indiscussa della tradizione è la fugassa e lo è a maggior ragione per lo street food. Per sostituire i carboidrati, si può anche alternare con una vera prelibatezza da asporto: la farinata di ceci. Ricca e nutriente, è partita piano piano da Genova e ha conquistato il mondo.
Una tappa a Torino, per il dolce è d’obbligo. Non sembra un’usanza dei torinesi, ma per le vie del centro è facile incontrare turisti o viaggiatori per lavoro con una confezione di praline, cioccolatini e tutti i capolavori che a Torino vengono prodotti a base di cioccolato
# Le specialità del Centro Italia: piada, tigella e porchetta
Entriamo di diritto nel primo tempio delle specialità dello street food, con le piade romagnole. La piadina in Romagna è un’icona internazionale, diffusa grazie anche al turismo massivo, nazionale e internazionale, che la regione attira. Si consuma per strada, ai chioschi del lungomare. Il vero classico dei classici è “crudo, squaquerone e rucola”.
Nel cosiddetto “Triangolo del Diavolo”, lo scorcio di appennino vertice di unione tra Romagna, Emilia e Toscana, la specialità è la tigella, che si porta via in un cartoccio già farcita. Ogni cartoccio ne può contenere da 3 a 6, dipende dalla fame e i condimenti più buoni sono una perfetta sintesi delle specialità locali provenienti dalle tre regioni. La mia preferita: col battuto di lardo sciolto sulla tigella calda. La vostra?
Poi c’è Roma. Roma è la capitale anche dello street food. Girare Roma per turismo è un’attività che non permette perdite di tempo, pertanto lo street food permette di pranzare continuando il giro turistico. La prima scelta è sicuramente il panino con la porchetta o uno dei mitici tramezzini. Un’alternativa più moderna è il trapizzino, rivisitazione del classico tramezzino che sta letteralmente facendo impazzire gli amanti dello street food.
# Street food del Sud: pizza, cuoppo e arancini
Il secondo tempio dello street food, per meriti oggettivi, è al Sud Italia. Secondo solo per ordine di apparizione dettato dal criterio scelto all’inizio, perché è francamente impossibile decidere quale delle specialità possa occupare il primo posto.
A Napoli c’è di tutto: dalla pizza al cuoppo. Siamo d’accordo che la pizza si può consumare da passeggio ovunque, anche a New York (è una specialità “locale”, fidatevi) ma è a Napoli che possiamo e dobbiamo accostarla. Ma il vero RE dello street food è il cuoppo, il cono di carta assorbente in cui gli street chef avvolgono la classica frittura di pesce, le verdure pastellate, i panuozzi ed ogni cibo possibile e immaginabile.
Il cuoppo con la frittura di pesce è così famoso a livello internazionale, che nelle guide per stranieri viene presentato come “pesce fritto al cono”, letteralmente in italiano e poi spiegato nella lingua del turista, per evitare sconvenienti equivoci (nessuno si aspetta di consumare gli anelli di calamari al posto del gelato, è già un bel risultato).
L’ideale viaggio si conclude in Sicilia, dove per strada si può consumare qualsiasi tipo di specialità gastronomica regionale.
Gli arancini, o le arancine, le granite, le brioches col gelato, fino alle specialità palermitane come il panino ca’ meusa e le panelle, simili alla farinata di ceci genovese, ma fritta anziché al forno: Palermo è una gigantesca teglia in cui preparare questo piatto tipico, perché «pane e panelle, fanno i figli belli»
Il segreto della cucina mediterranea è l’equilibrio tra le materie prime, i condimenti e la preparazione, a volte millenaria, delle pietanze. Quindi: occhio al colesterolo, consumare con moderazione e tenere fuori dalla portata della ketchup.
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LAURA LIONTI
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