E se per risolvere il problema degli sbarchi si procedesse in direzione opposta a quello che si è sempre fatto? Realtà visionaria o proposta attuabile?
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La proposta choc: un tunnel sottomarino tra Italia e Tunisia
# Il dramma del Mediterraneo: migliaia di morti ogni anno
Negli ultimi dieci anni, l’Italia è stata al centro di uno dei dibattiti più urgenti d’Europa riguardo la gestione dei flussi migratori. Ogni anno, migliaia di migranti attraversano il Mediterraneo in cerca di un futuro migliore. Molti di loro non arrivano mai a destinazione.
Nel 2014 si sono registrati oltre 3.000 morti, nel 2015 oltre 4.000 e nel 2016 più di 5.000. Sebbene il numero di vittime fosse sceso nel 2020 a circa 1.450, negli ultimi anni si è assistito a un nuovo aumento, culminato nei 3.155 morti nel 2023.
E’ evidente che l’Italia e l’Europa non possano permettersi di lasciare che il Mediterraneo continui ad essere un cimitero. È necessario trovare risposte concrete e innovative per affrontare questa emergenza.
Dopo il fallimento delle iniziative di “chiusura” dei confini, forse la soluzione è di percorrere la strada opposta: costruire un tunnel sottomarino che colleghi l’Italia alla Tunisia. Pria di capirne i vantaggi, cerchiamo di valutare la sua fattibilità.
# Un tunnel sottomarino tra Sicilia e Tunisia: una connessione fisica e simbolica
Sarebbe un’opera straordinaria sia dal punto di vista ingegneristico che simbolico e potrebbe rappresentare una vera rivoluzione nelle politiche migratorie dell’Europa.
Il tunnel potrebbe partire dalla città siciliana di Marsala, nota per lo sbarco di Garibaldi e la produzione del vino omonimo, e arrivare alla città tunisina di Kélibia, un importante porto peschereccio situato a circa 25 km a sud di Capo Bon.
Il tunnel sarebbe progettato per consentire il passaggio di veicoli, persone a piedi e treni ad alta velocità. Questo treno potrebbe attraversare il tunnel in meno di un’ora, rendendo il viaggio non solo più sicuro, ma anche più rapido e accessibile rispetto alle tradizionali traversate in mare. La struttura del tunnel sarebbe realizzata con materiali all’avanguardia, resistenti a eventi naturali e dotata di un sistema di ventilazione avanzato, per garantire la sicurezza anche in caso di emergenza. Inoltre, sarebbero previste aree di sosta all’interno, con punti di ristoro e strutture di prima assistenza.
# Il tunnel della Manica come riferimento: costi e dimensioni
Il tunnel Italia-Tunisia potrebbe prendere ispirazione dal tunnel della Manica, inaugurato nel 1994, che collega il Regno Unito alla Francia. Questo tunnel ha una lunghezza di 50,45 chilometri, di cui ben 39 chilometri sono sotto il livello del mare, ed è stato completato in 7 anni di lavoro. Il costo complessivo del tunnel della Manica è stato di circa 11,44 miliardi di euro.
Il nuovo tunnel Italia-Tunisia, con una lunghezza di 154,47 km (98,47 miglia), sarebbe molto più lungo e richiederebbe, probabilmente, un periodo di costruzione simile o superiore a quello del tunnel della Manica. I costi per una tale opera sarebbero senza dubbio elevati, ma i benefici derivanti dalla sicurezza, dalla gestione dei flussi migratori e dal rafforzamento dei legami economici e politici tra Italia e Tunisia potrebbero giustificare l’investimento. Non solo: trattandosi di un problema che investe l’intera Europa, la struttura dovrebbe essere finanziata interamente dal bilancio dell’Unione Europea. Ma dopo aver appurato la sua fattibilità è il momento di capirne il senso: che vantaggi si avrebbero?
# La sicurezza e il controllo dei flussi migratori
Un aspetto fondamentale di questa proposta riguarda la sicurezza. Attualmente, le barche che partono dalle coste del Nord Africa sono spesso sovraccariche e inadeguate, con un alto rischio di naufragio. Con il tunnel, il viaggio sarebbe sicuro e monitorato. Già, perchè il secondo vantaggio sarebbe quello del controllo, affidato a un corpo di polizia europeo specializzato. Questo corpo opererebbe in collaborazione con le forze di polizia italiane e tunisine, garantendo la sicurezza all’interno del tunnel e prevenendo il traffico illecito di esseri umani.
All’ingresso del tunnel sarebbero istituiti centri di screening e selezione, dove i migranti verrebbero “scremati” in base ai loro diritti d’ingresso in Europa. Qui, funzionari dell’UNHCR e esperti di diritto internazionale potrebbero verificare le credenziali dei migranti, per stabilire se abbiano diritto d’asilo, come stabilito dalle leggi internazionali.
Per chi avesse diritto d’asilo, sarebbe garantita una protezione adeguata e il proseguimento del viaggio verso l’Europa, con l’assistenza delle autorità competenti. Chi non soddisfacesse i requisiti necessari per entrare in Europa non verrebbe respinto in maniera brutale, ma indirizzato verso una cittadella temporanea in Tunisia, gestita in collaborazione con le autorità locali. Qui, le persone avrebbero accesso a servizi di base e a programmi di assistenza legale e umanitaria.
# Un distretto europeo in Tunisia: un’alternativa concreta
Insieme al tunnel si dovrebbe costruire una cittadella europea in Tunisia per chi non ha diritto d’asilo. Questo distretto, sotto il controllo dell’Unione Europea, sarebbe situato lungo le coste tunisine, dove i migranti in attesa di una risposta definitiva potrebbero ricevere supporto legale, sanitario e sociale. Le istituzioni europee sarebbero responsabili del monitoraggio costante della situazione, garantendo il rispetto dei diritti umani e la protezione dei migranti.
Inoltre, il distretto potrebbe diventare un punto di partenza per progetti di integrazione e selezione dei migranti, in base alle competenze richieste dai paesi membri dell’UE. I migranti, in attesa di una soluzione definitiva, potrebbero accedere a programmi di formazione, inserimento nel mondo del lavoro e assistenza sanitaria. Questo approccio garantirebbe un trattamento umano e dignitoso per i migranti e permetterebbe di gestire in maniera più ordinata i flussi migratori, riducendo il rischio di situazioni di emergenza.
La Tunisia, come partner strategico, potrebbe trarre enormi benefici da questa cooperazione, migliorando la propria economia e rafforzando i legami con l’Unione Europea. Il distretto europeo in Tunisia potrebbe fungere anche da hub per lo sviluppo economico e la creazione di nuovi posti di lavoro, aprendo nuove opportunità per le persone che vi risiedono, oltre che potenziare fortemente l’interscambio nel commercio tra Europa e Africa.