7 zone tra le meno conosciute e apprezzate d’Italia. Ma sono davvero così male? Vediamole insieme, selezionando per ognuna un centro abitato “simbolo” di questo anonimato.
Le 7 ZONE più SOTTOVALUTATE d’Italia
L’Italia, lo sappiamo a memoria, è un paese straordinario. La sua ricchezza però, risiede principalmente nell’unicità delle tante, varie parti che la compongono. Le Italie sono circa mille, e il localismo dovrebbe essere la spinta maggiore per promuovere il paese, senza pretendere l’impossibile, ossia che Crotone sia la stessa cosa di Belluno. Anche le zone che abbiamo evidenziato in questo articolo sono senz’altro degne di un’esplorazione e di una promozione turistica con tutti i crismi. Se avete voglia di fare un weekend diverso dal solito, potete dar loro una chance: siamo certi che, come quasi sempre accade in questo paese, ne resterete affascinati. Partiamo dunque per questo viaggio in Italia al contrario!
#1 La bassa Valle d’Aosta e la corsa di bighe
Al di là del Forte di Bard, eccellenza di prim’ordine anche per via delle esposizioni temporanee che vi si svolgono, oltre all’atmosfera molto da “Dove osano le aquile” (spettacolare film britannico del 1968), la bassa Valle d’Aosta rimane essenzialmente una porta d’ingresso nella regione. L’atmosfera generale è un po’ slavata, caratteristica questa comune a tutti gli avamposti, con le case che a volte ancora echeggiano quelle del Piemonte. Simbolo di questa condizione potrebbe essere la località di Pont-Saint-Martin, quella per la quale la nostra meraviglia si attiva, arrivando in auto, realizzando per la prima volta un toponimo in francese.
Qui c’è tanto da vedere, in realtà, a cominciare dal vecchio ponte romano che le ha dato il nome, per continuare con le rovine romantiche di un Castello sulla rupe. Per Carnevale, gli otto quartieri organizzano una corsa di bighe, indice di grande fervore locale. E nei negozietti di passaggio per raggiungere la località sciistica di Gressoney troverete in abbondanza uno dei vanti gastronomici della zona, il lardo d’Arnad. Fatevi fare un panino e partite per un viaggio nella storia, tra vigneti secolari, castagneti, vallate incontaminate e ricche di fascino, vestigia medievali, tradizioni e sapori senza tempo.
#2 L’Alessandrino e la Cittadella Militare di valore mondiale
Non stiamo parlando qui del Monferrato con tutte le sue eccellenze enogastronomiche riconosciute persino dall’UNESCO, un territorio di una bellezza impressionante, suddiviso tra le coltivazioni di viti e quelle di riso, dove cittadine e piccoli borghi creano panorami splendidi. L’area che risulta priva di un vero mordente è quella di pianura, attorno a insediamenti di passaggio e zone artigianali che poco hanno da aggiungere al nulla che può esprimere nelle sue pieghe peggiori la Pianura Padana. Scegliamo di assegnare la palma della località simbolo di questo anonimato immeritato proprio alla città capoluogo di provincia, Alessandria.
Riemersa dagli anni d’oro del calcio perlomeno con una presenza in serie B, potrebbe utilizzare anche il pallone come volano per un’economia turistica assolutamente da rilanciare. La città in realtà ha davvero tanto da offrire, in un’immagine generale elegantemente sobria di piazze larghe, a cominciare dalla Cittadella Militare, che è addirittura una delle principali al mondo per importanza. E poi, come da tradizione italica, c’è una pletora di architetture civili e religiose dei secoli passati, che potrete gustare inframmezzati magari da un piatto di rabatòn, rotolini di spinaci, ricotta ed erbette, bolliti in acqua calda e successivamente gratinati al forno con formaggio, burro e salvia.
#3 L’Entroterra Ligure di Levante: Santo Stefano
L’immaginario classico di questa regione così particolare non può prescindere dalla sua costa, con le sue case colorate, i borghi conservati, le spiagge affollate, i carrugi dove degustare una favolosa focaccia al formaggio appena uscita dal forno. Come convive con questo stereotipo che non può soddisfare del tutto la zona interna della regione? In particolare, a levante (est), visto che a ponente (ovest) ci sono attrazioni di prim’ordine, come Cervo e Dolceacqua, senza considerare la “San Marino che non ce l’ha fatta” di Seborga. Ecco, in questa zona solo di attraversamento con i suoi caselli autostradali di località che nessuno ha mai sentito nominare, c’è anche Santo Stefano d’Aveto.
Mille abitanti appena al centro di una valle secondaria. Eppure, lo scenario è grandioso, dominato dal profilo del Monte Groppo Rosso, una delle più iconiche emergenze di tutta la catena degli Appennini. C’è un Castello, come ci si aspetterebbe, c’è anche una splendida chiesa in stile neogotico toscano che racconta la storia di un quadro che era presente sulle navi della battaglia di Lepanto. Andiamoci a sciare un weekend d’inverno (se aprono le piste), capiremo perché il comune sia stato insignito della Bandiera arancione dal Touring Club Italiano, dato che anche la Liguria, oltre i luoghi comuni, sa essere particolarmente ricettiva.
#4 Il Valdarno Superiore
Abbiamo voluto inserire in questa raccolta di destinazioni da rilanciare anche un territorio appartenente alla lanciatissima regione turistica della Toscana, proprio per dimostrare che un certo malessere comune da località fuori dai circuiti turistici colpisce persino qui, a pochi chilometri dal Casentino con i suoi famosi castelli e santuari e dalla Chiantigiana con tutta la sua poesia di paesaggi e vigneti. Eppure, anche in questa valle il sabato si porta appresso una settimana intera, nei bar di paese dove l’architettura mantiene le sue origini DOP nonostante in molte guide turistiche non sia nemmeno segnalata, se non per il suo ruolo di crocevia fondamentale d’Italia con i suoi caselli autostradali.
Battezziamo San Giovanni Valdarno per cominciare ad apprezzare questo lembo dimenticato, sorprendendoci subito alla vista della Basilica di Santa Maria delle Grazie, che ha questo appeal da basilica minore davvero originale, con una facciata che sembra quella di un palazzo, a fare da quinta a una splendida piazza toscana. Nel museo interno potremo ammirare un’Annunciazione del Beato Angelico del 1432, seconda di una serie di tre grandi tavole sullo stesso soggetto del maestro (le altre sono a Cortona e al Prado di Madrid, per dire).
#5 La Montagna Laziale: la Ponza di Montagna e la Villa di Traiano
Il Lazio non ha mai potuto imporsi come destinazione turistica, soverchiato a dir poco dall’abbagliante bellezza del suo capoluogo, la capitale d’Italia. Ma se le necropoli etrusche di Cerveteri e Tarquinia, l’architettura del regime di Latina o i borghi di mare come Sperlonga e Gaeta conquistano sempre il loro meritato flusso di turisti, la stessa cosa non si può dire per le zone di montagna, che non sono propriamente le Dolomiti, e che possono ambire al massimo a qualche escursione “mordi e fuggi” in giornata. Qui, tra tutti i comuni della Valle dell’Aniene, ci fermiamo a visitare per primo Arcinazzo (Romano), la Ponza di Montagna, poiché la località fino al Regno d’Italia poteva vantare un’omonimia con l’isola (a sua volta poco valorizzata) del Tirreno sempre laziale.
Data la vicinanza con Roma, non sorprende trovare qua una Villa di Traiano, residenza estiva dell’Imperatore Traiano, dove ci possiamo perdere con l’immaginazione, immersi nello scenario naturale degli Altipiani di Arcinazzo, alle falde del Monte Altuino, tra le acque pregiate del fiume che erano considerate le più buone e salubri dell’antichità. Veniamo qui in autunno, magari, per partecipare alla famosa festa del marrone, oppure semplicemente per un lonzino o un altro dei salumi tipici della tradizione ciociara da annaffiare con il vino Cesanese DOC, che è stato premiato alle fiere del settore sia a Bruxelles che a Parigi.
#6 Il Basso Tavoliere delle Puglie
Anche in questa zona che si studia a scuola e poi più, situata nella vecchia Capitanata, non mancano in realtà mete turistiche importanti come le saline di Margherita di Savoia, che già profumano di Gargano, oppure tutti quei borghi arroccati ai confini con la Daunia: da Lucera a Troia, da Ascoli Satriano a Bovino. Restando invece nel territorio pianeggiante della provincia foggiana, incontriamo, tra insediamenti un po’ destabilizzati dai troppi muretti a secco dell’ecosistema agroalimentare, il popoloso centro abitato di San Severo, che, paradossalmente, è insignito della nomea di città d’arte nel silenzio generale.
Non scherziamo, qui c’è addirittura un teatro all’italiana, il bellissimo Giuseppe Verdi, costruito nel 1937 in stile neoclassico. Ma la traccia più evidente l’ha lasciata l’epoca barocca, con un numero impressionante di chiese (niente di strano che il folclore locale sia pieno di feste religiose), in aggiunta al monumento nazionale medievale della Matrice di San Severino, risalente addirittura all’undicesimo secolo. Ricordiamoci anche che in questi paesi pugliesi vale sempre la pena attardarsi un po’, magari proprio in un negozio tipico, a comprare olio e pasta fresca di qualità.
#7 Il Litorale Domizio e la bufala campana
La più grande eccellenza di questa terra è un prodotto di esportazione, la Mozzarella di Bufala Campana DOP, che ancora non riesce, da sola, a fare da traino per rilanciare il turismo nel tratto di costa tirrena che omaggia la via Domiziana, grande opera realizzata dall’omonimo imperatore nel 95 d.C. dal fiume Garigliano fino a Pozzuoli. Questa è anche la zona (anonima) dove fu girato Dogman (a Villaggio Coppola, frazione di Castel Volturno), il film di Garrone che con una splendida fotografia riusciva a rendere un posto spettrale incredibilmente affascinante. Anche se non siamo cineasti, possiamo in ogni caso dare una chance di ripresa al simile insediamento di Baia Domizia, una località turistica balneare (frazione di Sessa Aurunca), immersa nel verde della macchia mediterranea, costruita come luogo utopico negli anni ’60, a partire da un primo villaggio vacanze impiantato direttamente sul bosco dove gli antichi romani pensavano abitassero le ninfe.
Le acque e l’arenile finissimo sono l’ideale per una vacanza con i più piccoli, che non sarà troppo dissimile qui da come la si potrebbe trovare in destinazioni prese d’assalto fino all’ultimo ombrellone. Le stagioni della storia, si sa, sono cicliche, e con tanto lavoro e tanta promozione, un giorno potrebbe persino tornare il jet set che agli esordi mise per breve tempo questa località sull’atlante dei posti cool.
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LORENZO ZUCCHI
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