Quando si pensa a Voghera, piccola cittadina in provincia di Pavia, a molti viene in automatico in mente la “Casalinga di Voghera”. L’espressione viene usata di frequente nel dibattito politico ed economico, in particolare nei periodi di crisi e cambiamenti, tanto essere diventato una sorta di mito collettivo. Scopriamo quali sono le vere origini del termine e perché ha assunto una connotazione così negativa.
Ma chi era “La CASALINGA di VOGHERA”?
# Citata come stereotipo da giornali e televisione
Voghera è diventata famosa in Italia per la “Casalinga di Voghera”. Così viene chiamata “una immaginaria casalinga di una piccola provincia, con un lavoro umile e un basso livello di istruzione, stereotipo quindi della fascia della piccola borghesia dell’immediato dopoguerra con bassa scolarizzazione e dedita ai lavori umili.”
Una definizione che vista oggi cela un’espressione sessista, nonché uno stereotipo ormai sorpassato da anni che però ancora permane nella storia della cittadina. Pochi sanno che la casalinga di Voghera è esistita davvero. E si tratta di un personaggio per niente banale.
# Una giovane donna con la passione per la scrittura
Parliamo di Carolina Invernizio, nata a Voghera nel 1851. Era una giovane donna con la passione per la letteratura e la scrittura che, purtroppo vivendo ancora in una società profondamente maschilista, non ebbe mai la possibilità di coltivare a pieno questo suo hobby, rischiando addirittura l’espulsione dalla sua scuola dopo aver scritto un articolo per il giornalino scolastico. Ma Carolina non si è mai persa d’animo e ha continuato a scrivere fino al 1897 quando uscì la sua prima novella e l’anno dopo il suo romanzo, Rina o L’angelo delle Alpi.
# “Casalinga di Voghera”: l’offesa nata dall’invidia per un successo “popolare”
Dal primo scritto seguì una carriera di oltre quarant’anni come autrice di romanzi dallo stile semplice, in modo che tutti potessero leggere le sue storie. I suoi successi vennero incontro alla critica da parte d’intellettuali, tant’è che venne discriminata e presa in giro con nomignoli o espressioni come “La Carolina di Servizio” e, appunto, “La casalinga di Voghera”. Persino Gramsci ebbe qualcosa da dire su di lei e la ribattezzò “onesta gallina della letteratura popolare”. Ma perché questo soprannome poco edificante usato tra le élite, diventasse di dominio diffuso bisogna attendere il secondo dopoguerra con i risultati di un censimento.
# Termine reso popolare dopo un censimento della RAI: Voghera risultava la città più ignorante
Il termine “Casalinga di Voghera” è stato poi ripreso negli anni ’60 dopo un censimento della Rai per accertare quante parole, tra quelle usate nei resoconti di attualità politica, fossero davvero comprensibili dall’italiano medio. Vennero realizzate diverse interviste in diverse regioni italiane. I risultati dimostrarono che il tasso di comprensione meno elevato fu circoscritto proprio nella provincia di Pavia, e più precisamente a Voghera.
L’espressione venne utilizzata ancora negli anni ’80 da critico televisivo di nome Beniamino Placido, che accusò Bruno Vespa di usare un “politichese” incomprensibile alla “casalinga di Voghera”.
# Il termine ha un forte valore discriminatorio
Molti, per salvare le apparenze, hanno tentato di definirla come “massaia e angelo del focolare”, un’immagine tanto cara ai sistemi patriarcali. Ma in realtà, l’accezione più comune e più utilizzata è quella di una persona ignorante, analfabeta e disoccupata. Con tutta la discriminazione del caso, non solo verso la donna, cosa che rende l’espressione sessista, ma verso un ruolo e, in generale, verso un’intera fascia di popolazione, quella della medio-piccola borghesia, banalmente ghettizzata sotto il cliché dello zotico ignorante. Ricordiamo che quando il termine è stato ripreso, si viveva ancora in un Paese abbastanza bigotto (ora sembra che la situazione stia migliorando…forse.)
Il Dizionario della Memoria Collettiva parla di questa figura riferendosi a “chi si abbandona alla fruizione passiva della programmazione televisiva senza avere spirito critico o raziocinio”. Altre volte però viene usata come sinonimo di saggezza popolare come colei che darà consigli utili e pratici per la casa e la famiglia e che graviterà soprattutto attorno al pianeta donna e shopping, quindi un significato molto distante da quello che è l’espressione utilizzata nella quotidianità.
# C’era anche la statua
Diventata ormai una sorta di classico popolare, negli anni ’90 un gruppo di vogheresi ha approfittato del successo di questa figura della casalinga, creando una vera e propria Associazione delle Casalinghe di Voghera con lo scopo di ridefinire questo ruolo. Dopo aver contattato nel 2006 la trasmissione Rai “Il Treno dei desideri”, considerato decisamente casalinghe-friendly, venne fatta realizzare una vera e propria statua della Casalinga di Voghera. Rinnegata da numerose vogheresi, la statua è stata portata via e nascosta chissà dove.
# La “Casalinga Sveva” e Doña Rosa
Quello che consola noi vogheresi è che non siamo sole. Per iniziare, c’è il corrispettivo maschile della casalinga ovvero il “Signor Rossi”, ideato dal fumettista Bruno Bozzetto, che incarna l’emblema delle frustrazioni e della capacità di sopportazione dell’italiano medio degli anni ’60. Poi c’è la figura della Casalinga di Treviso, conosciuta grazie al film “Sogni d’Oro” di Nanni Moretti.
Anche in Germania hanno la loro casalinga che viene chiamata Schwäbische Hausfrau o “La Casalinga Sveva”, ma che a differenza nostra, ha un valore positivo in quanto incarna ethos, saggezza popolare e austera parsimonia.
In Argentina c’è Doña Rosa, la più vicina alla casalinga di Voghera, rappresentando una persona comune, senza interesse verso la cultura o la politica o l’economia e che pensa solamente al proprio benessere e quello della propria famiglia.
Continua a leggere con: STEREOTIPI LOMBARDI: come i milanesi vedono gli abitanti delle altre città
SELENE MANGIAROTTI
copyright milanocittastato.it
Clicca qui per il libro di Milano Città Stato
Clicca qui per la guida: 50 LUOGHI ALTERNATIVI da vedere in ITALIA almeno una volta nella vita
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.