«Ero a Roma di fronte al cinema The Space di Repubblica a chiacchierare quando mi accorgo che il mio zaino/valigia non c’era più». Per fortuna ha l’app con la geolocalizzazione per poter vedere dove lo zaino viene portato… Così ha inizio la vicenda di Elena raccontata sul suo profilo Instagram e portata alla ribalta dalla pagina Roma Fa Schifo. E, come spesso succede in questi casi, si assiste al ribaltamento di ogni logica.
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«Mi hanno rubato lo zaino»: la vicenda di Elena nel Paese delle leggi che tutelano i ladri
# Il furto “geolocalizzato”
Una tipica storia in una grande città italiana. Siamo a Roma, ma potremmo essere tranquillamente anche a Milano. Ma in questo caso si aggiunge la beffa finale. La descrive sul suo profilo Elena. L’inizio è un classico: lascia lo zaino in terra mentre chiacchiera con gli amici e poco dopo si accorge che lo zaino non c’è più. Previdente aveva installato un chip per la geolocalizzazione e così ha modo di vedere il suo zaino che si allontana in tempo reale. Come avrebbe fatto chiunque al suo posto, Elena si precipita dai Carabinieri per chiedere aiuto. In teoria si tratta di qualcosa di semplice per loro: basta seguire lo zaino sull’app e andare a recuperare la refurtiva. Magari anche arrestando il ladro, anche se forse chiediamo troppo. Tutto semplice? Macché! I Carabinieri le rispondono che possono sì andare alla posizione indicata, ma lei non può andare con loro. Non solo: non le possono prendere il telefono, quindi non hanno modo di rintracciare lo zaino.
# Il recupero con beffa
Elena non si perde d’animo. Anche perché nello zaino ha portafoglio e documenti. Così si mette sulle sue tracce e qui accade il fatto più assurdo che lei stessa rivela sempre sul suo profilo. Seguendo il ladro scopre lo zaino lasciato vicino al suo “posto letto”, sotto i portici della stazione Termini. Appena il tipo si allontana, Elena recupera lo zaino e incomincia a correre per mettersi in salvo. E qui arriva la beffa. Dei poliziotti hanno assistito alla scena e la inseguono fino a fermarla. Le chiedono a quel punto i documenti che, per sua fortuna, teneva dentro lo zaino. Altrimenti non sa come sarebbe potuta andare a finire.
# Come dovrebbero cambiare le cose?
Chiunque ha subito un furto lo sa. Con le leggi in vigore in Italia, in pratica, le forze dell’ordine non possono fare nulla. Né con il malvivente né, spesso, con la refurtiva. Il problema è di impostazione della legge. In Italia vige uno spinto garantismo che è una bella parola per dire che la priorità è salvaguardare i diritti di chi “potrebbe” aver commesso un crimine. Il pericolo di punire un innocente è considerato molto più rilevante rispetto a quello di tutelare chi ha subito il crimine. Se si vuole arrestare questa deriva che ha portato città come Roma e Milano agli ultimi posti della sicurezza in Europa (qui la ricerca) occorre modificare la prospettiva: la priorità della legge dovrebbe essere di tutelare chi subisce un crimine, dando di conseguenza alle forze dell’ordine ogni potere necessario per recuperare la refurtiva e, in generale, per difendere chi subisce un atto doloso. E se per questo obiettivo le forze dell’ordine ritengono utile che Elena vada con loro e seguire le indicazioni sul suo telefonino, nessuna legge dovrebbe impedire loro di farlo. Tutto molto semplice. Serve solo la volontà politica e, forse, anche culturale.
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ANDREA ZOPPOLATO
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