In Italia, si sa, le tasse sono alte: nel 2023 la pressione fiscale ha raggiunto il 47,4%. Ma le tasse, oltre a essere alte, sono anche tante, ecco una lista delle 10 più assurde.
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Le 10 tasse più assurde in Italia: dall’ombra ai funghi, passando per i cani
#1 Ex Tosap: la tassa sull’ombra
Una delle tasse più singolari è sicuramente l’Ex Tosap, che è stata sostituita dal Canone Unico Patrimoniale (CUP) nel 2021.
Questo tributo si applica legittimamente a chi occupa suolo pubblico con strutture temporanee o insegne pubblicitarie, ma non solo: la tassa colpisce anche coloro che possiedono scale o giardini che conducono dalla strada al proprio portone, i proprietari di passi carrabili e di balconi o ballatoi che proiettano ombra sulla pubblica via. L’ammontare dovuto varia per tipologia e da comune a comune.
Almeno per quanto riguarda scale, giardini e passi carrai, si tratta di una vera e propria tassa sull’uscire di casa.
#2 Tasse sul matrimonio e sulla morte
In Italia neppure i matrimoni e i funerali sono esenti da tasse.
Per sposarsi, è necessario pagare una marca da bollo da 16 euro, insieme al costo dell’affitto della sala comunale, che varia a seconda del comune.
Analogamente, la registrazione di un decesso comporta spese. Ogni comune ha la libertà di stabilire le proprie tariffe, generando una grande disparità: a Roma, l’ingresso della bara al cimitero costa circa 250 euro, mentre a Latina la concessione di un loculo è di soli 15 euro all’anno, e a Bergamo e Parma le cifre salgono rispettivamente a 120 e 131 euro. A Milano un loculo posizionato oltre la 15° fila, con rinnovo trentennale, arriva a costare 325 euro.
A tutto ciò bisogna aggiungere i 10 euro, fondamentali per le casse pubbliche, di certificato di constatazione del decesso.
#3 Tassa sui cani, sui gatti e sui furetti
Sebbene la tassa sui cani sia stata abolita nel 1974, sì una volta c’era davvero una tassa sul mero possesso di un cane, la registrazione e il microchip degli animali sono ancora obbligatori. A partire dal 1991, i proprietari devono registrare i loro cani presso l’INPS, con un costo di 28 euro, che comprende 15 euro per il microchip, 5 euro per la registrazione e 8 euro per il rilascio del documento.
L’Anagrafe Animali d’Affezione, che raccoglie i dati di cani, gatti e furetti, è un sistema che dovrebbe servire a tutelare gli animali, ma non sono in pochi a dubitare della sua reale utilità, considerando l’impegno burocratico e i costi a carico dei proprietari.
#4 Tassa su funghi, pesca e caccia
Ogni regione regolamenta autonomamente le tasse sulla raccolta di funghi, sulla pesca e sulla caccia.
In Lombardia, la raccolta di funghi, sebbene gratuita per legge, è soggetta a contributi richiesti dai comuni nelle Comunità Montane, con costi che variano da 5 a 30 euro a seconda del periodo.
Per quanto riguarda la pesca, esistono due licenze: la licenza A per i professionisti e la licenza B per i dilettanti. I costi annuali sono rispettivamente di 45 e 23 euro.
La caccia richiede una licenza e un tesserino venatorio, con tasse annuali di 64,56 euro, ridotte a 55,78 euro nel caso di appostamento fisso.
#5 Canone Rai
L’arcinoto Canone RAI, un’imposta sulla detenzione di apparecchi atti a ricevere trasmissioni televisive, ammonta a 70 euro all’anno.
Questa tassa è da sempre al centro delle polemiche, molti cittadini la considerano ingiusta, dal momento che è dovuta per il solo possesso del televisore e non per l’utilizzo effettivo del servizio Rai.
#6 Tassa SIAE sulla copia privata
La tassa SIAE sulla copia privata, diversa dalla ragionevole tassa sulla riproduzione di musica alle feste, è dovuta nel caso in cui si desideri copiare opere protette da diritto d’autore anche per uso personale. Chiunque desidera trasferire un CD musicale sul proprio computer deve pagare questa tassa, mentre chi intende distribuire tali copie, anche gratuitamente, deve rispettare il resto delle normative sul diritto d’autore, presentando pratiche specifiche e pagando un obolo ulteriore alla SIAE.
Questa tassa è applicata su dispositivi di memorizzazione, come chiavette USB e hard disk, con costi che variano in base alla capacità di memoria. Fino a 1 GB non si paga nulla, mentre per chiavette da 1 a 8 GB il costo è di 0,10 euro per GB, fino a un massimo di 7,50 euro per supporti superiori a 32 GB.
#7 Accise sui carburanti
Le accise sui carburanti in Italia sono un’altra fonte di frustrazione per i cittadini. Nel 2024, il governo ha ripristinato 16 voci di accise che erano state sospese, molte delle quali risalgono a eventi storici, come il finanziamento della guerra d’Etiopia negli anni ’30.
Queste accise coprono non solo i costi legati alla ricostruzione dopo calamità naturali, ma anche iniziative culturali e misure per affrontare l’immigrazione. L’accumulo di tasse determina un aumento notevole dei prezzi alla pompa:
- Per quanto riguarda il costo del carburante diesel le accise ammontano al 51,5% del costo totale
- Per quanto riguarda il costo della benzina tradizionale le accise ammontano al 55,4% del costo totale
#8 Tassa di soggiorno
L’imposta di soggiorno, che grava sui turisti che pernottano in strutture ricettive situate in comuni che hanno adottato tale tributo, è un’altra tassa controversa. Invece di essere pagata dai gestori delle strutture, sono i turisti stessi a doverla versare.
A Milano, dal 1° gennaio 2024, la Giunta Comunale ha fissato nuove tariffe che variano a seconda della categoria della struttura e del numero di giorni di soggiorno. Le tariffe vanno da 2,50 euro per gli alloggi economici fino a 5,00 euro per gli hotel di lusso, un costo che può lievitare rapidamente e incidere sul budget dei visitatori.
#9 Tassa sulla bonifica delle paludi
Un’altra tassa peculiare riguarda quei territori in origine paludosi che furono trasformati in terreni coltivabili o edificabili. Per esempio, gli abitanti di alcune zone del napoletano (Poggioreale e Ponticielli), sono tenuti a pagare un contributo annuale di 17 euro, al comune, per la bonifica. Questa tassa riflette un’eredità storica di politiche agricole e ambientali, ma è anacronistica nel contesto attuale.
#10 Menzione d’onore: la tassa sul tricolore
Infine, una delle storie più bizzarre della storia del Paese: la cosiddetta “tassa sul tricolore”. A Desio, un albergatore è stato obbligato per anni a pagare al comune un tributo (140 euro l’anno) per l’esposizione della bandiera italiana e di quella europea.
Solo dopo anni di pagamento, e dopo aver scoperto che che la tassa non era applicata altrove, l’albergatore ha richiesto ottenuto la restituzione dei soldi dal comune, che ha riconosciuto di aver mal interpretato la normativa.